Festintenda - Mortegliano (UD)

(Gli Amari - Foto da internet)



C'è una tenda in mezzo ai campi. Ci sono tre weekend di concerti - con uno strascico di date sparse che arriva fino a luglio. C'è una zona campeggio, ci sono le bancarelle, l'atmosfera tranquilla. In questo anticipo di estate anomala non c’è nemmeno stata troppa pioggia. Insomma, anche quest’anno Festintenda, la ventiquattresima edizione, uno dei festival più importanti e longevi della zona, nomi italiani e internazionali, un paio di serate dedicate ai gruppi locali - come da tradizione - e dj set finale curato da Radio Onde Furlane. Una delle cose belle, di quelle che si aspettano quando l’inverno è buio e umido, di quelle che passano sempre un po’ troppo in fretta, che regala sempre un’emozione.

E però quest’anno mi lascia con l’amaro in bocca. Ci saranno ancora un paio di serate il prossimo weekend, ma io sarò lontana, e tocca condividere l’impressione delle cinque che ho visto finora, di cui un paio decisamente memorabili.

La sensazione forte e avvilente è questa: che non ce la meritiamo, qui, un’associazione con un minimo di sensibilità musicale, e un festival come questo (anche se, devo confessarlo, una pecca c’è, e nel mio piccolo ne soffro parecchio: la regolazione dei suoni spesso è simile per gruppi che propongono generi del tutto diversi e, in generale, “un po’ troppo metal”, spara chitarre e batteria e copre la voce, e le parole, anche le più belle e intense, si perdono). Comunque, ripensando a qualche edizione passata, il pubblico risponde male. Intanto, c’è la proporzione ridicola che quanto meno costa il biglietto, tanto più esigua è la platea. Cinque euro per i Giardini di Mirò che disegnano l’aria della notte come delle falene colorate, senza contare che per il ritardo cronico mi perdo Bob Corn e la Luzzi, ma a guardarsi attorno evidentemente è meglio chiudersi da qualche parte a ubriacarsi, per non parlare del deserto delle giornate a ingresso gratuito, dove i presenti sono solo gli affezionati. E se per i Tysnaden (nella mia quasi totale ignoranza metallara, posso solo citare i Lacuna Coil, con cui condividono lo schema di voci – growl e cantante femminile bella brava e sensuale – e il miscuglio di melodia e cattiveria) il passaparola tra amanti del genere funziona abbastanza bene, alla maratona di gruppi made in Friûl, sarà che la cena fuori e poi la pioggia mi fanno arrivare a un’ora infelice, però davvero non c’è un cane. E forse ha suonato anche qualcuno che valeva lo sforzo del viaggio.

Anche nella sera in cui finalmente vedo il “pienone” (quella di sabato 28), c’è meno gente rispetto a pochi anni fa. Si alza un po’ l’età media dei presenti, comunque sempre più vicina ai trenta che ai vent’anni. Sono qui in tanti, a viaggiare nei caraibi piemontesi dei Mau Mau, e ci si lascia portare ondeggiando su un treno di sole e ritmi sudamericani, anche se la destinazione sono solo delle case popolari nella periferia più grigia di Torino, e per me che non li ho mai sentiti sono una sorpresa che scalda il cuore. Poi si passa ai Casino Royale, che forse sono un po’ giù di corda, forse è il posto sbagliato al momento sbagliato, e nemmeno a me convincono più di tanto. Però c’è chi si indispettisce di brutto e reclama a gran voce perché non suonano più reggae e ska. E due giorni dopo i Ministri fanno un concerto incazzato, duro, spettacolare davanti a otto persone. Che applaudono convinte, ma sono pur sempre in otto, e quella stessa sera i numeri non sono molto più generosi né con Giorgio Canali&Rossofuoco e la loro performance da pelle d’oca, né con gli Amari, che pure hanno portato gli amici da casa e si divertono comunque…
Per dirla con una loro frase, scusa se anche questa notte voglio stare a casa.

La cosa che mi dispiace, davvero, è che anche quando la vita passa molto vicino, la curiosità resta pari a zero: si va a sentire solo quello che già si conosce a memoria.

Insomma, chiamare di nuovo Africa Unite, Modena City Ramblers, Linea 77, Subsonica, questo forse (senza mettere tra le variabili anche il budget a disposizione) ripagherebbe la fatica degli organizzatori, riempirebbe il tendone come ha fatto tempo addietro. Però che palle, per quanto alcuni dei gruppi “storici” che sono passati da queste parti li rivedrei più che volentieri. Però che tristezza, questa terra refrattaria al cambiamento, fino a che non ci si accorge che qualcosa è cambiato, e noi si era da un’altra parte, ad ascoltare una cover band dei Deep Purple in un bar.

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L'articolo Festintenda - Mortegliano (UD) di Maria Guzzon è apparso su Rockit.it il 2007-04-24 00:00:00

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