Una pelle splendida: la storia degli Afterhours raccontata attraverso la loro discografia

La storia degli Afterhours raccontata disco per disco, anno per anno

Gli Afterhours
Gli Afterhours - Foto di Ilaria Magliocchetti Lombi

Nel mercato alternativo italiano, in media, quando il tuo disco ha venduto mille copie è andato bene. Conto gli scatoloni: sono quattro, ognuno da 125 copie. Penso: "Se ne compro una ventina io, apriamo lo scatolone più in alto, cosi è un altro scatolone aperto". Glicine parla, parla e annuisce. Annuisce come se sapesse già tutto. Lui SA Tutto. Lui conosce tutte le regole del mercato e della musica e della creatività. E sa anche come mi sento di merda quando lui mi dice: "Lo capisci vero, Manuel, che non combinerai mai un cazzo?"

(M. Agnelli, Il meraviglioso tubetto, Piccola Biblioteca Oscar, Mondadori, 2000)


6.125 votanti. 15 anni, 1997-2002. Un mese per esprimere le proprie preferenze.
I lettori di Rockit votano l'album italiano più importante degli ultimi 15 anni. Sul podio arriva questo disco:

1° AFTERHOURS - Hai paura del buio? (Mescal, 1997). 

(Gli Afterhours vestiti da bambine durante un live del tour di "Hai paura del buio?")

Sei borghese, arrenditi. Arrenditi a questa città di circonvallazioni, grigio e cocaina, alle mani degli architetti strette intorno ai palazzi. Arrenditi a questa città di pulcini indifferenti, ai lustrini di questi anni Ottanta che ti ricoprono scintillanti e taglienti. Ma io non sono come te.

Gli Afterhours nascono a Milano nel 1986. L’idea è di una figura che avrà un ruolo centrale nella storia e nelle direzioni intraprese al gruppo nel suo più che ventennale percorso, il giovane e inquieto Manuel Agnelli. Pianista di formazione classica presto avvicinatosi al post-punk americano durante l’adolescenza e già membro di diversi progetti del milanese, Agnelli conosce nella formazione post-punk/noise Children Of The Corn (dalla quale sarà allontanato a causa delle tastiere “devastanti” con le quali tende a sovrastare tutto il resto della band) Paolo Cantù, eletto a primo chitarrista dei futuri Afterhours insieme a Lorenzo Olgiati al basso e Roberto Girardi alla batteria.

Nell’87, la band realizza il primo demo, accolto positivamente da diverse radio e case discografiche indipendenti. Anche Claudio Sorge di Rockerilla si esprime con favore, ma la speranza della band di essere reclutata dalla sua Electric Eye non si concretizza e il gruppo si legherà quindi alla torinese Toast Records di Giulio Tedeschi.

(Giulio Tedeschi e Manuel Agnelli)

Quella di quegli anni è la Torinodi Monuments, Deafear, Misfits, Gigi Restagno e Radio Flash, città “avventurosa” che ondeggia nel grande fermento della new wave, precorrendo una fase di grande vitalità anche musicale. È dunque per la Toast che nell'88, prodotti dall’ "eminenza della discografia underground italiana” Tedeschi, gli Afterhours pubblicano il 45 giri “My Bit Boy” che suggerisce tra le influenze del gruppo i Television e i Velvet Underground (questi ultimi del resto dichiaratamente omaggiati già nel nome della band).

Nel 1989, preceduto dall’entrata di Max Donna alla batteria nel primo dei numerosi cambi di formazione che segneranno la storia del gruppo, sempre per la Toast Records esce “All The Good Children Go To Hell”.

Il disco (sei tracce, tra cui una cover di aspirazione dichiaratamente dissacratoria di “Green River” dei Creedence Clearwater Revival) vende circa un migliaio di copie e raccoglie buoni consensi, ricevendo anche dall’autorevole NME una recensione molto positiva sul piano musicale ma più critica sui testi, grondanti di “romanticume filoamericano alla Springsteen”.

Nel 1989, Agnelli è tra i fondatori del "gioco irresponsabile" Vox Pop, etichetta indipendente creata insieme a Giacomo Spazio, Carlo Albertoli e Paolo Mauri: "un negozio, scatoloni, un pc, due scrivanie, due telefoni", nata come un’ “operazione futura/dadaista” che mira a concretizzare il desiderio di autoproduzione e di controllo totale del lavoro del musicista. Nell’arco di circa sette anni la Vox Pop costituirà uno dei maggiori riferimenti della scena musicale indipendente italiana, producendo tra gli altri Africa Unite, Casino Royale, Prozac+ e Ritmo Tribale.

L’anno successivo, la Vox Pop pubblica “Something About Joy Division”, compilation tributo alla band di Salford che vedrà coinvolti tutti gli artisti dell’etichetta e per la quale gli Afterhours realizzano la cover acustica di “Shadowplay”.

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Il 1990 è anche l’anno di uscita del primo disco della band, “During Christine’s sleep”: presto eletto album dell’anno da Rockerilla, il nuovo lavoro è inoltre nominato disco del mese dalla statunitense “American Press”, il che contribuirà all’invito al gruppo a partecipare al New Music Seminar di New York. Pur mantenendo la componente di ruvida compattezza già espressa nei lavori precedenti, il disco si apre a sonorità più evanescenti, precorritrici dell’oscura e dissonante inquietudine che nei successivi lavori troverà maggiore dimensione.

Nel 1991 esce il secondo impetuoso EP della band, “Cocaine Head”, che vede l’entrata alla batteria del componente più a lungo presente nella formazione dopo Agnelli, Giorgio Prette. Tra le cinque tracce dell'EP, la cui solidità porta il gruppo ad essere invitato all’Indepence Days di Berlino, anche un’aggressiva cover di “21st Century Schizoid Man” dei King Crimson.

Il 1993 è un anno importante per la band milanese: dopo l’entrata nel gruppo di Xabier Iriondo ("Più gli si chiedevano stranezze e più lui era contento. Fu chiaro da subito che era la persona giusta”, raccontava Agnelli), il gruppo è coinvolto dall’organizzazione dell’Arezzo Wave nella compilation tributo a Rino Gaetano “E cantava le canzoni, per la quale realizza un'aspra versione di “Mio fratello è figlio unico”.

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Insieme all’influenza dei Litfiba e soprattutto dei Ritmo Tribale, l'episodio gioca un ruolo fondamentale, sdoganandouna lingua italianail cui utilizzo era stato considerato "impossibile" fino a quel momento.

Nel 1993 esce “Pop Kills Your Soul” (Vox Pop). L’abrasiva critica del titolo, diretta al pop “come stile di vita”, si snoda in dieci tracce aggressive (tra cui una nervosissima quanto interessante cover di “Hey Bulldog” dei Beatles), con una maggiore cura sul piano del suono.

1995. Germi

"Inocula il mio germe / Forse se smetto di respirare / se ne va via da sé / Cos'è? Cos'è? Cos'è? / Si riproduce vivo in me."



E poi arriva il 1995 ed esce "Germi", seme nero e lento a cui il gruppo approda con una carica violentissima che irrompe tra squarci rumorosi e taglienti (“Germi”, “Vieni Dentro”), aperture melodiche (“Dentro Marilyn”), e pesanti virate intrise di noise (“Nadir”, “Ho Tutto In Testa Ma Non Riesco A Dirlo”). Quello di Agnelli è l’occhio di un pitone in attesa sopra a piccoli pulcini pigolanti e Germi l’urlo caustico contro i "geniali progetti che sono tutti uguali”, contro un “Giovane Coglione” osservato con ripugnanza, contro il senso dato al prezzo del silenzio –un urlo caustico dicevamo, lanciato però da un’anima che a sua volta sta bruciando “più di quanto illumini”, agitata da tutta l’instabilità e la frustrazione di maceranti conflitti interni e rapporti di malata dipendenza. È il primo disco completamente in italiano della band, sede di anarchiche sperimentazioni cut-up di matrice borroughsiana che producono liriche non immediate. Difficilmente catalogabile, "Germi" è per alcuni aspetti un disco di transizione, la cui caotica inquietudine sta per trovare di lì a due anni definitivo compimento.

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Nel 1997 la band riceve l'omaggio di Mina, che inserisce la monumentale reinterpretazione di "Dentro Marilyn", ribattezzata “Tre Volte Dentro Me”, nel suo album "Leggera".

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1997. Hai paura del buio?

"Porco Cristo offenditi / C'è una dote che non hai / Non è chiaro se ci sei / Sei borghese arrenditi / gli architetti sono qua / hanno in mano la città"  

Entrati nell’orbita della Mescal di Valerio Soave dopo il fallimento della Vox Pop, nel 1997 gli Afterhours pubblicano “Hai Paura Del Buio?. Sulla copertina di quello che sarà definito 'il Mellon Collie italiano' la destabilizzante creazione di una stagista tedesca: il volto tratto da un catalogo di prodotti estetici di una giovane e sorridente Claudia Schiffer su cui campeggia l’affilato titolo del disco. È l’evidente eco di tutti i germi che il gruppo ancora vuole –e può- inoculare, insinuandoli però ora attraverso un lavoro compiuto in cui confluiscono con solidità generi diversi ma tutti contrassegnati da una maggiore maturità strutturale e dalla consapevolezza, acquisita in particolar modo dopo l’omaggio registrato da Mina, di poter far confluire anche le elaborazioni più sperimentali in vere e proprie canzoni. Dal pop-rock della luminosa “Voglio una pelle splendida” alle incursioni hardcore di “Dea” e “Lasciami leccare l’adrenalina” –violentissimo testo di quest'ultima ad opera di una penna femminile, la cantante dei (P)itch Alessandra Gismondi-, fino ad arrivare al punk della irriverente “Sui giovani d’oggi ci scatarro su”, dall’oscuro mantra di “Punto G” alla conturbante “Simbiosi”, con "Hai Paura del Buio?" gli Afterhours pongono una pietra miliare del rock alternativo italiano, portandolo a raggiungere uno dei suoi più alti vertici.

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Così Federico Guglielmi su “Il Mucchio Selvaggio” del 14 ottobre 1997: “Hai paura del buio? è tutto ciò che avremmo sempre desiderato dagli Afterhours. [...] Un album nel quale credere e nel quale identificarsi nonostante – proprio per? – le inevitabili contraddizioni, gli eccessi, le bizzarrie, gli angoli bui e gli spigoli acuminati. Un album, soprattutto, di grandi e grandissime canzoni, estreme e/o stralunate finché si vuole ma, finalmente, compiute”.

1999. Non è per sempre

"Il sole sale sopra il continente del male / sopra il quale sto crescendo, migliorando / e dove fingo / di non essermene accorto / che non sto vivendo, sono morto"

 

Dopo un periodo di tour attraverso i maggiori festival italiani, durante il quale Agnelli è coinvolto come produttore in “Club Prive” dei Massimo Volume e in due brani di “Dietro la curva del cuore” dei La Crus, nel 1999 esce “Non è per sempre”. Caratterizzato da un minor uso del cut-up e da una tendenza a sonorità maggiormente orientate verso il pop (“Baby fiducia”, “Bianca”) il disco, che vede l’entrata di Dario Ciffo al violino, riceve un’accoglienza generalmente positiva. Centrale il ruolo di Milano, presente già nella traccia di apertura (“Milano Circonvallazione Esterna”, esplicito tributo a “Frankie Teardrop” dei Suicide), ancora una volta sfondo metropolitano alienato ed opprimente di vicende raccontate in bilico tra delicata amarezza (la leggera e inesorabile “Oppio”, “Oceano di gomma”) e scatti rabbiosi degni eredi dei lavori passati (“La verità che ricordavo”, “Non si esce vivi dagli anni ’80").

La pubblicazione del disco coincide con l'apice di una fase di tensioni divergenti all’interno della band, che culmineranno con l’uscita dal gruppo di Iriondo, maggiormente coinvolto da progetti più sperimentali (Six Minute War Madness e A Short Apnea) e l'entrata di Giorgio Ceccarelli.

Nel 2001, la band pubblica “Siam tre piccoli porcellin”, un doppio live registrato nei teatri nel quale è incluso anche l’irriverente inedito in studio “La sinfonia dei topi”.

Sempre in quell’anno, con il supporto di una Mescal ormai tra le etichette più rappresentative della musica indipendente italiana degli anni ’90, Agnelli organizza la prima edizione del Tora! Tora! Festival, evento itinerante nato allo scopo di portare l’attenzione su una scena musicale meno visibile ma molto attiva. Tra i numerosi artisti che si esibirono al festival, riproposto annualmente fino al 2005, anche Verdena, Marlene Kuntz, Linea 77, Punkreas, Massimo Volume, Cristina Donà, Subsonica, Perturbazione, Baustelle e One Dimensional Man.

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(Un estratto da una puntata di "Database" su Rock TV in cui Manuel Agnelli parla del Tora! Tora! Festival insieme ai Verdena)

 

2002. Quello che non c'è

"Curo le foglie, saranno forti / Se riesco ad ignorare che gli alberi son morti"

Il 2002 è segnato dall’uscita della perla plumbea “Quello che non c’è”, per Agnelli uno dei punti più alti nella produzione della band: quasi a narrare un liquido e incessante sentore di vuoto che fiorisce in chitarre dissonanti e theremin, il disco propone un repertorio cupo e disilluso, in cui filtra solo a tratti (“Ritorno a casa”, “Il mio ruolo”) una luce tiepida per il resto inglobata da digressioni strumentali ossessive. Lanciato dal singolo “Non sono immaginario”, l’album raggiunge il 4° posto nelle vendite FIMI.

Nel 2004 viene pubblicato per la Mescal il singolo “Gioia e rivoluzione”, cover dell'omonimo brano degli Area a cui si accompagnano anche le reinterpretazioni de “La canzone di Marinella” di De André e “La canzone popolare” di Fossati.

2005. Ballate per piccole iene

"Nel tuo piccolo mondo, fra piccole iene / anche il sole sorge solo se conviene."

Co-prodotto dall’ex leader degli Afghan Whigs Greg Dulli, conosciuto in occasione del tour dei Twilight Singers condiviso dagli Afterhours, nel2005 esce “Ballate per piccole iene”. Pubblicato con quattro differenti copertine ad opera di Guido Harari e Thomas Berloffa che rappresentano i diversi membri del gruppo con le proprie compagne (in seguito oscurate su consiglio di Agnelli), e ripubblicato in una versione con i testi in inglese, il disco ottiene un successo ancora maggiore del precedente, arrivando alsecondo posto nelle classifiche e contribuendo con “Appunti Partigiani” dei Modena City Ramblers a far raggiungere alla Mescal il traguardo, ancora insuperato in Italia da un’etichetta indipendente, di avere due dischi contemporaneamente fra i primi 12 posti della Classifica FIMI/Nielsen. Incastrando un'acuminata lucidità (“La sottile linea bianca”, “Carne fresca”, “Chissà com’è”) in soluzioni che dondolano tra ballate incalzanti (“Ballata per la mia piccola iena”, “La vedova bianca”) e distorsioni ruvide e deviate ("È la fine la più importante"), il gruppo conferma nuovamente la propria inclinazione a canalizzare tutta l’aggressività del rock in strutture più vicine al pop, creando un’opera oscura e obliqua.

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Tra il febbraio e il maggio 2007, il gruppo pubblica i due doppi DVD “Non usate precauzioni/Fatevi infettare (1985-1997) e “Io non tremo (1997-2006)”, contenenti un documentario sulla band, tutti i videoclip girati fino a quel momento e materiale live più o meno amatoriale. Il 2007 è segnato inoltre dalla conclusione del rapporto con la Mescal e dal passaggio alla Universal.

 

2008. I milanesi ammazzano il sabato

"Ricordo ancora come eri bella / come era bello, come ero anch'io / Mediocri in salvo di tutto il mondo / Ovunque siate ed io vi assolvo"

Preceduto dall’uscita dell’EP “Le sessioni ricreative”, nel 2008 esce “I milanesi ammazzano il sabato (14 ricette di quotidiana macabra felicità)”: il disco è annunciato da una copertina carica di affilata tensione, “una tavola apparecchiata con, invece che un solo coltello, sette coltelli, dal più piccolo alla vera e propria mannaia. Una cena che non promette niente di buono, che dalla calma e dall’ordine di un posto ben apparecchiato trascina lo spettatore in un immaginario grottesco e horror” (così il suo ideatore, Thomas Berloffa). Rifacendosi al titolo del romanzo di Scerbanenco “I milanesi ammazzano al sabato”, la band si rivolge nuovamente a Milano, città di “pipistrelli chiusi in scatole” in cui si affastellano mostri a forma di mutuo e uomini stesi ad asciugare dopo pochi rumorosissimi istanti nella lavatrice, sorrisi televisi e parrucchini. In bilico tra capitoli fedeli continuatori della tradizione Afterhours più impetuosa e disturbante (“È solo febbre”, “Neppure carne da cannone per Dio”, la rarefatta “I milanesi ammazzano il sabato"), il disco apre in modo più stabile verso un’anima più melodica e cantautorale (“Riprendere Berlino”, “Dove si va da qui”, “Tutto domani”). Ritenuto da parte della critica un lavoro meno incisivo rispetto ai precedenti, il disco riuscirà ugualmente a superare le 100 000 copie vendute.

2009. "Il paese è reale" e la partecipazione a Sanremo

Ormai saldo e riconosciuto baluardo della scena alternativa italiana, nel febbraio 2009 il gruppo prende parte (scatenando un acceso dibattito) alla manifestazione musicale da cui tale scena è meno rappresentata, il Festival di Sanremo, proponendo il brano tratto dalla compilation omonima “Il paese è reale”.

Eliminati al primo turno, gli Afterhours ricevono tuttavia il Premio della Critica “Mia Martini”, aumentando –come esplicitamente cercato- sia la propria visibilità che quella della dimensione da cui provengono. Il brano, mai inserito nelle compilation del festival, sarà incluso unicamente nel disco di brani ineditiAfterhours presentano: Il paese è reale (19 artisti per un paese migliore?), realizzato insieme ad altri diciotto artisti della realtà musicale alternativa italiana.

Dopo l’uscita dal gruppo di Enrico Gabrielli, che si dedicherà ai progetti Mariposa e Calibro 35, la formazione vede l’entrata al violino dell’ex Nidi D’Arac Rodrigo D’Erasmo.

Nel 2009, gli Afterhours partecipano insieme ad altri musicisti italiani alla realizzazione del brano “Domani 21/04.2009” per raccogliere fondi destinati a L’Aquila, città colpita quell’anno da un sisma drammatico. Insieme a Il Teatro Degli Orrori, il gruppo tornerà all’Aquila per un concerto gratuito quattro anni dopo al fine di riportare l’attenzione su una città ormai dimenticata da tutti i media e sulla non ancora avvenuta consegna del denaro raccolto con “Domani”.
Sempre nel 2009, gli Afterhours duettano con Mina nel brano “Adesso è facile”.

 

2012. Padania

"Se un sogno si attacca come una colla all'anima / tutto diventa vero tu invece no / Ma puoi quasi averlo sai / puoi quasi averlo sai / tu puoi quasi averlo sai / E non ricordi cos'è che vuoi"

 

I tour del 2010 e del 2011 vedono il rientro in formazione di Iriondo. Dopo aver rilasciato l’EP “Meet some Freaks on Route 66” che includerà la rivisitazione di otto tracce registrate negli Stati Uniti, gli Afterhours pubblicano “Padania”, prima autoproduzione del gruppo attraverso la neonata etichetta Germi. Idea alla base del “concept emozionale”, rappresentato da una metafora geografica volutamente provocatoria, è “la causa oscura di un malessere che non ha nome”, sminuzzato e ricomposto in 15 tracce di stratificazioni sovraccariche e imprevedibili, archi acuminati e distorti, composizioni quasi sovrabbondanti. La rincorsa di una banderuola continuamente in movimento inseguita con disperata acredine, la dissociazione da sé e dal senso dei propri ideali, la desolazione della nebbia e del nulla: questi i temi che valgono al gruppo la Targa Tenco per il miglior album dell’anno.

Nel luglio 2013, gli Afterhours annunciano la nascita del festival multidisciplinare “Hai paura del buio?,  che appoggiandosi alle maggiori realtà teatrali occupate del paese (in particolar modo l’Angelo Mai di Roma e il Coppola di Catania), mira a recuperare lo spirito del Tora! Tora!, diffondendolo però a un più ampio e vario progetto artistico che comprenda musica, danza, installazioni, poesia, pittura e teatro.

Il 2014 si apre con l’annuncio della riedizione per la Universal di “Hai paura del buio?”. All’album originale rimasterizzato si accompagna una nuova edizione del disco realizzata con importanti collaborazioni italiane (tra gli altri Negramaro, Il Teatro Degli Orrori, Le Luci della Centrale Elettrica, Eugenio Finardi, Marta Sui Tubi, Piero Pelù) e internazionali (Mark Lanegan, Joan as Police Woman, Nic Cester).

Per il gruppo è tuttavia anche un anno burrascoso, che, dopo un “lunghissimo periodo di tentativi, discussioni laceranti, ripensamenti e contraddizioni” culminerà nel novembre con l’annuncio dell’uscita dal gruppo prima di Prette e poi di Ciccarelli, sostituiti live da Fabio Rondadini e Stefano Pilia.

Nell’aprile 2015, attraverso il proprio canale Instagram il gruppo comunica di essere al lavoro su un nuovo disco.

(Gli Afterhours durante il live al Teatro Ponchielli di Cremona del tour "Io so chi sono", febbraio 2015)

Quella degli Afterhours è la storia complessa e articolata di un gruppo fondamentale per il rock e più in generale per la musica italiana, la storia nervosa e inquieta di un progetto sostenuto da una cieca quanto splendente aderenza alla propria tensione. È il racconto di un gruppo che, al di là delle sfumature dei suoi diversi lavori, non ha mai perso la sua salda e selvaggia coerenza. La storia di un'identità sentita, cercata, voluta e inseguita. E poi pretesa ed elevata nella sua luminosa e conturbante schiettezza. Anche quando è doloroso. Anche quando non vi piace. Anche se è disturbante, generatrice di conflitti e contrasti che richiedono di decidere, che pretendono una posizione. Con la consapevolezza di chi, senza paura di guardarsi dentro e dietro, sa chi è.

 

 

 

Bibliografia:

F. Bommartini, Riserva indipendente. La musica italiana negli anni Zero, Arcana, Roma 2013
F. Guglielmi, Manuel Agnelli. Senza appartenere a niente mai, Vololibero, Milano 2015

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L'articolo Una pelle splendida: la storia degli Afterhours raccontata attraverso la loro discografia di Giulia Callino è apparso su Rockit.it il 2015-11-02 12:29:00

COMMENTI (4)

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  • nicko9 anni faRispondi

    manco a dirlo, uno dei gruppi della vita. punto.

  • utente499149 anni faRispondi

    Nel 1993 ero occupato con la paternità e la famiglia.
    Oggi "Hai paura del buio?", ascoltato con ritardo, è condiviso con una di quelle ex bambine del 1993.
    A livello di band italiane, autentiche per proposta artistica, dagli anni '90 io seleziono i Bluevertigo, gli Afterhours, 99 Posse e 24Grana

  • artesaniaphoto9 anni faRispondi

    il vero "ascoltatore rapito" degli afterhours, è uno squilibrato almeno quanto Manuel (che ho conosciuto in Leoncavallo anni fa); che ha bisogno di quella violenza/stranezza/inquietudine/fragilità/comicità che prima di loro non si trovava nel panorama italiano........ Li Adoro da sempre!!!!!

  • 3609 anni faRispondi

    Comunque il cognome del violinista é Ciffo, non Ciffi.