Come ci si comporta sul palco? Gli errori più frequenti delle band italiane ai festival

Toni Soddu stila un elenco delle cose da non fare. Cosa dovete tener presente quando suonate su un grande palco?

Toni Soddu stila un elenco degli errori più frequenti che una band italiana fa ad un festival
Toni Soddu stila un elenco degli errori più frequenti che una band italiana fa ad un festival
27/03/2014 - 17:35 Scritto da Sandro Giorello

Lo stage manager è colui il quale, durante il festival, dirige un palco: è quello che dice ad una band quanto suonare, quando deve partire e quando deve smettere, ed sua la responsabilità se gli orari non vengono rispettati. Toni Soddu è il più famoso e importante stage manager d'Italia. Fa questo lavoro da 35 anni e gestisce i palchi di manifestazioni impegnative come il Primo Maggio, l'Heineken Jammin Festival e molte altre. Ci racconta gli errori più frequenti che fa una band appena arriva a un festival.

 

La premessa
Ci sono delle note basilari che servono ad esibirsi: non sono trucchi, sono cose necessarie che, se fai il musicista, non puoi ignorare. Questo è un elenco di quelle che potremmo chiamare "le caratteristiche dei clienti" in un festival italiano. Nota bene, ti parlo di cose che accadono sempre: che sia un festival piccolo, medio o grande, non c'è differenza.

Primo: la cura del proprio strumento
Chitarre, tastiere, basso, bacchette della batteria, tutto quello che una band esordiente si porta dietro perché, di solito, il festival non glielo fornisce. Il festival ti dà l'amplificatore, magari la tastiera, sicuramente la batteria ma non il rullante né tanto meno bacchette. Nei festival piccoli, diciamo quelli di quartiere in cui ci sono 8 band e ognuno cerca di fare il possibile, va bene, può capitare. Purtroppo capita regolarmente anche in festival come l'Heineken: i primi tre gruppi del pomeriggio arrivano con le corde vecchie della chitarra, il rullante con la pelle che si sta rompendo, o senza bacchette, che a pensarci bene è la cosa più eclatante.

Secondo: pedaliere e cavi
"Ieri funzionava, oggi non so perché, non funziona", è il leitmotiv di una band sul palco. Ti dicono che il cavo "è nuovo", invece è rotto. Stessa cosa per i pedali, la pedaliera è dove cascano tutti: è un sistema complesso dove il segnale dello strumento entra da una parte (A) ed esce dall'altra (B). La possibilità di malfunzionamento è moltiplicata per quanti pedalini sono messi in mezzo tra A e B. Ci sono un sacco di pericoli: l'alimentatore che fornisce corrente a tutti i pedali, i jack che collegano i pedali ed i pedali stessi. Se una pedaliera smette di funzionare durante un cambio palco non ne esci vivo, devi togliere tutto, prendere il cavo del chitarrista, metterlo nell'amplificatore e dirgli: "vai, o suoni adesso o non suoni più". Perché se una band ha 5-10 minuti per fare il cambio palco più 20 minuti per il suo live, non può perdere tempo per capire quale dei tanti pedalini si è rotto. Tra mezzora lui deve aver finito il suo show e deve già salire il gruppo successivo.

Sono problemi che possono avere anche le band più importanti e non solo gli esordienti, è chiaro. Ma una band grande, un'headliner ha sempre i backliner. I backliner sono dei tecnici pagati dal gruppo esclusivamente per montare gli strumenti. Essendo il loro mestiere, conoscono vita morte e miracoli di quella strumentazione, prevenendo possibili guasti o prevedendo determinati malfunzionamenti. Chi non può permettersi un backliner può avere però piccoli accorgimenti: il giorno prima del concerto si porta a casa la pedaliera e controlla, uno ad uno, ogni pedale. E poi mette ad ognuno le batterie in modo che se l'alimentatore si fulmina, o funziona male, c'è la batteria di scorta.

Terzo: come trasportare i propri strumenti
L'aspetto più folcloristico di un festival è vedere le band che arrivano con le buste dell'Esselunga o con lo zaino di quando andavano a scuola. Senza preparare nulla prima di salire, arrivano palco e svuotano il contenuto della borsa e iniziano a collegare i vari cavetti. E il tuo cambio palco è già finito.

Quarto: utilizzare i mezzi messi a disposizione dal festival
Il palco ha un sistema monitor. Sono delle casse disposte vicino al musicista che permettono di fargli sentire gli strumenti che gli servono. Ad esempio, il cantante ha bisogno di sentire la propria voce per essere intonato e allora in queste casse lui sentirà per prima cosa la sua voce e poi, eventualmente, anche altri strumenti. Tutte queste esigenze vengono gestite da un tecnico che sta ad un mixer apposito posizionato ad uno dei due lati del palco.
Due gli errori più frequenti: il primo non vedere il fonico di palco. Il cantante urla nel microfono "Non sento la voce" e magari ha già davanti qualche migliaia di persone. E in questi casi allora il fonico di sala, che normalmente è a decine e decine di metri dal palco, prende anche lui un microfono e gli dice con voce calma: "ciao, questo qui è il mixer di sala, serve a miscelare gli strumenti perché il pubblico senta il tuo concerto correttamente. Se guardi invece alla tua destra vedrai un tecnico, vestito come me ma con un mixer tutto suo, che è cinque minuti buoni che ti guarda sperando che tu gli dica cose vuoi nei monitor".

Secondo errore: alla domanda "cosa vuoi nei monitor", rispondere "tutto". Le band sono abituate a suonare tutti stretti in sala prove e a sentire tutti gli strumenti, quando si trovano su un palco largo 70 metri sono subito spaesati e ovviamente non riescono a sentire tutto come sono abituati. Ma ma se tu chiedi al fonico di palco di metterti "tutto", dai monitor uscirà un suono molto confuso, difficilmente riuscirai a distinguere i vari strumenti. Devi chiedere solo gli strumenti che servono veramente.

Ora passo in rassegna un po' di strumenti da tenere d'occhio. Quindi, quinto: la chitarra acustica
I chitarristi non si ricordano mai di cambiare la batteria della chitarra, puntualmente si scarica e smette di funzionare. Idem per il jack femmina, ovvero il "buco" dove inserire il jack nella chitarra e collegare così lo strumento all'amplificatore o alla pedaliera. Questa va sostituita ogni tot anni, c'è scritto in tutte le riviste di chitarra, lo ripetono alla noia ma nessun chitarrista ha la premura di controllarlo. Quindi quando l'acustica non va tu perdi 10 minuti buoni a capire se è il cavo rotto, se è la pedaliera o se è la chitarra stessa a non funzionare, vuoi per colpa della batteria scarica, vuoi perché la femmina è ormai troppo vecchia e non fa più contatto.

Sesto: le tastiere
Un'altra bestia nera. Ti faccio un esempio: gli A Toys Orchestra hanno tastiere, tastierine, vocoder, hanno tantissima roba. E non è una critica, assolutamente, ogni band ha diritto ad esibirsi con le sonorità che più ritiene opportune. Anzi è bello così, non si possono fare i festival solo con i power trio chitarra-batteria-basso. Ma con le tastiere cosa succede: spesso sono economiche, o al contrario sono vintage e quindi necessitano di tutta un'altra serie di premure, oppure sono solo vecchie e magari hanno il cavo dell'alimentazione tenuto insieme con lo scotch e una volta collegato al palco si strappa e smette di funzionare. Oppure tastiere talmente vecchie che le femmine jack d'uscita - si chiamano left e right - sono sputtanate e funzionano male. Oppure è colpa del pedale del volume, che è un aggeggio senza utilità ma che i tastieristi continuano a usare: il segnale esce dalla tastiera, finisce in questo pedale che permette di alzare e abbassare il volume, e da qui esce e va nell'amplificazione. Solitamente è vecchio, funziona male, scrocchia e, a mio avviso, è inutile.

Un discorso a parte va fatto per i Midi: qui ritorna la solita frase "ieri funzionava, oggi non funziona più". Magari la tastiera non ha una sua memoria interna per cui alla minima variazione di corrente resetta tutti i settaggi e non dialoga più con il computer. E questo ci porta al punto sette.

Settimo: le basi
Sono una delle peggiori bestie nere che ti può capitare su un palco. I gruppi hanno ampiamente capito che se ti appoggi ad una base il tuo suono risulta subito più potente, pieno, riempito da strumenti aggiuntivi, etc etc. Certo, ci possono essere dei problemi. Le band americane o inglesi ci hanno talmente picchiato la faccia su questo tipo di inconvenienti che ormai arrivano preparate, le nostre no: arrivano con il loro computer che normalmente usano a casa per navigare in rete o guardare i film. Non sono portatili usati esclusivamente per far musica, di conseguenza hanno la memoria piena al 95% e le batterie cotte per cui il computer si accende solo se collegato alla corrente. Arrivano sul palco con il computer ancora spento e lui ci impiega almeno 5 minuti per avviarsi. Puntualmente il programma si blocca, o necessita di un riavvio, o non vede la scheda audio esterna. Hai già perso venti minuti di cambio palco.

Ora, ci sono festival dove i tempi sono rilassati. Prendi ad esempio il palco grande di Arezzo Wave: la band si presenta alle tre del pomeriggio e magari suona alle sette. Tu intuisci subito con chi hai a che fare appena li vedi arrivare, te li prendi in un angolino e gli spieghi come devono prepararsi aggirando possibili problemi. Se hai una manifestazione tipo il MI AMI - conosco bene il festival, ci sono stato come fonico dei Criminal Jokers - ci sono 13 band per palco, più palchi tutti in contemporanea, e magari lo staff tecnico lavora praticamente ininterrottamente da tre giorni; se sei un musicista che deve suonare non puoi sperare che, in una situazione del genere, ci sia uno stage manager venga da te e ti spieghi come ci si prepara e come ci si comporta. Sei tu che devi arrivare già preparato.

Ottavo: il comportamento prima dell'esibizione
Altra caratteristica nazionale, purtroppo non conosciamo l'educazione nel rivolgerci a dei perfetti sconosciuti. Secondo te un musicista sale palco e dice: "scusi io mi chiamo Rocco Tanica, suono le tastiere, sono con la band Elio e le storie tese, ho appuntamento per le 3, posso incominciare a montare i miei strumenti?" No, notoriamente un musicista esordiente arriva, molla tutto sul palco senza nemmeno dire una parola, va al bar e magari torna dopo due ore. In realtà dovrebbe fare il soundchek subito perché tra due ore c'è l'inizio effettivo del suo show. Noi solitamente li blocchiamo appena arrivano dicendo "turismo fai da te? Avete sbagliato strada?" e loro capiscono che aria tira (ride, NdA). Ci vuole rispetto verso la struttura che ti sta ospitando: sei in un festival, ci sono delle regole, ti vengono mandati degli orari dove ti si specifica a che ora arrivare, se c'è il sound check, quanto tempo hai di cambio palco e quanto devi suonare.

Nono: il comportamento durante l'esibizione
Nel 50% dei casi un gruppo non può fare il souncheck in un festival. Si fa un line check veloce di pochi minuti, si controlla che tutti gli strumenti arrivino al mixer correttamente, lo stage manager dà il GO e il gruppo parte.

Già farli partire è un'impresa: vuoi per l'emozione, vuoi per l'essere abituati nei club dove possono anche aspettare che siano arrivati tutti gli amici e poi iniziare il concerto, vuoi perché in quel momento hanno tutto lo staff tecnico che ti sta guardando (è nei primi due pezzi che si possono verificare possibili problemi quindi tutti i tecnici, durante quelle due canzoni, sono concentrati sulla band, passate quelle si dedicano a preparare la band successiva). E al primo pezzo normalmente succede l'inenarrabile: non va il distorto della chitarra (sorride, NdA), a quel punto tutta la band si ferma. E magari il loro show deve durare 15 minuti, tre canzoni. Quando ricominciano è quasi esaurito il loro tempo, tu glielo segnali, e quando è il momento li blocchi, fai spegnere tutto e inizi a far smontare gli strumenti. Loro offesi: "no, dobbiamo recuperare il tempo perso" come se non sapessero che magari hanno altre 10 band dopo di loro e che non possono bloccare il festival solo perché hanno avuto un problema con la chitarra. E qui arriva il punto dieci, punto decisamente antipatico.

Decimo: il comportamento dopo l'esibizione 
Per la maggioranza dei casi, se c'è stato un problema durante l'esibizione scatta il lamento e vanno a litigare con i direttori del festival. Ovviamente poi si scopre che su un palco così grosso non hanno mai suonato, che le corde erano scordate, che il batterista non è andato a tempo e che magari il cantante ha rovesciato la birra sulla pedaliera del chitarrista.

Undicesimo:la chiamata del giorno dopo
I musicisti abbandonano di tutto. Hanno bisogno di una balia. Puntualmente, alle 10 di mattina - e magari tu sei andato a dormire quattro ore prima o sei addirittura già al lavoro perchè hai già nuovi gruppi da accogliere -  puntualmente arriva la chiamata: "scusate l'altro giorno abbiamo dimenticato il mio jack spiralato fucsia, l'avete visto?" C'è gente che si dimentica addirittura la chitarra, la tastiera o pedaliere belle voluminose.

 

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L'articolo Come ci si comporta sul palco? Gli errori più frequenti delle band italiane ai festival di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2014-03-27 17:35:00

COMMENTI (31)

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  • cremuz7913 mesi faRispondi

    la mia regola è sempre la solita: prima di dire che sono gli altri degli coglioni, fermati e pensa se il coglione sei tu.

  • mauridantonio.947 anni faRispondi

    Tutto vero, tutto giusto, ma anche vista dalla parte di noi musicisti spesso e volentieri (troppo spesso) ci sarebbe qualcosa da dire. Nel 70% dei casi il fonico che ci capita per la serata è o un incompetente o uno che non ha voglia di lavorare. In un noto locale milanese, di cui non faccio il nome, mi è capitato di suonare SENZA un fonico. Linecheck e poi via al bar a bersi una birra. E se c'erano problemi di volume durante il live cazzi nostri. Veniamoci incontro, su! :D

  • fantonmarco7 anni faRispondi

    Una band di cui non faccio il nome una volta sul palco ha fatto cadere l'amplificatore valvolare della chitarra in mezzo al palco, un botto pazzesco, il cantante chitarrista mani nei capelli urlando disperato: "Nooooooo era di mio fratello!!!"

  • filippodotti788 anni faRispondi

    Sono un tastierista ovviamnete non professionista. Piu di una volta con la mia band ho suonato in piazze locali in mono perchè il fonico non voleva occupare i miei due canali stereo delle mie tastiere.
    Poi non vi dico io usandone 2 quindi 2 uscite stereo ....
    Molti fonici non sono professionali ma tanti altri si.Ne conosco diversi
    poi va molto in base ad i gusti degli stessi alcuni su gli assoli di tastiera alzanola chitarra

  • filippodotti788 anni faRispondi

    Sono un tastierista ovviamnete non professionista. Piu di una volta con la mia band ho suonato in piazze locali in mono perchè il fonico non voleva occupare i miei due canali stereo delle mie tastiere.
    Poi non vi dico io usandone 2 quindi 2 uscite stereo ....
    Molti fonici non sono professionali ma tanti altri si.Ne conosco diversi
    poi va molto in base ad i gusti degli stessi alcuni su gli assoli di tastiera alzanola chitarra

  • LongWayToStoner8 anni faRispondi

    Premetto:non sono un esperto e/o rodato musicista,nè un fonico,ma parteciando ad un festival mi è capitato una volta di trovarmi in una situazione nella quale non avevamo gli amplificatori(gli organizzatori e il fonico/factotum ci avevano assicurato di poter fornire ampli da 100 watt per chitarre e basso,ma non se ne è vista neanche l'ombra)e noi povere quattro band arrivate in anticipo per fare le cose con calma siamo dovute tornare indietro a prendere gli ampli),nessuno ci ha considerato fino a 15 minuti prima dell'inizio,durante il soundcheck le casse spia ce le aveva solo il batterista e il fonico pensava solo a fare chissá cosa(difatti le chitarre si sentivano troppo confuse poichè secondo lui dovevamo mettere per forza un microfono davanti ad un ampli valvolare da 120 watt sennò non si sarebbe sentito nulla),la batteria che ci avevano assicurato ci sarebbe stata nella sua interezza si costituiva di una grancassa e un tom,il secondo microfono espressamente richiesto sei giorni prima non c'era e quindi bye bye seconda voce,come se non bastasse alla fine ci è stato detto "Di che vi lamentate?Siete riusciti a suonare,no?".
    Dunque,altro che fonici santi!

  • sofiahammondquartet8 anni faRispondi

    Tutto ok, ma il pedale del volume, può essere molto utile, basterebbe saperlo usare opportunamente e avere cura della propria strumentazione.

  • AndreasRockLab8 anni faRispondi

    A prescindere dalla "professionalità", che è difficile da sintetizzare ma che termini quali "puntualità, competenza ed efficienza" aiutano a comprendere, a volte basterebbe la buona educazione, da una parte e dall'altra, per oliare il meccanismo ;-)
    Andreas - ROCK LAB - TORINO

  • rokkaforte8 anni faRispondi

    Ciao a tutti...la cosa che odio in particolare di quando si fa il sound check sono gli altri musicicsti della band che non stanno "zitti"....'na rabbia.....grrrrr...come i bambini piccoli....per il resto ormai la mia struttura è diventata una succursale del "Lost&Found" di Malpensa.....pure una Gibson Studio di 30 anni hanno dimenticato!!!!...per fortuna siamo onesti, e avvisiamo se possibile, o almeno mettiamo da parte le cose che dimenticano...in attesa del padrone....

    Giorgio
    Worldmusicstudio&Live

  • rokkaforte8 anni faRispondi

    Ciao a tutti...la cosa che odio in particolare di quando si fa il sound check sono gli altri musicicsti della band che non stanno "zitti"....'na rabbia.....grrrrr...come i bambini piccoli....per il resto ormai la mia struttura è diventata una succursale del "Lost&Found" di Malpensa.....pure una Gibson Studio di 30 anni hanno dimenticato!!!!...per fortuna siamo onesti, e avvisiamo se possibile, o almeno mettiamo da parte le cose che dimenticano...in attesa del padrone....

    Giorgio
    Worldmusicstudio&Live