Capibara - Una vita da nerd applicata al beatmaking

Super Mario, Monkey Island, Cadillac & Dinosaurs. Insomma quella roba lì e la musica elettronica

Capibara racconta "Jordan", il nuovo album", nell'intervista di Francesco Fusaro
Capibara racconta "Jordan", il nuovo album", nell'intervista di Francesco Fusaro

Lui è un nerd, questo è chiaro: ama giocare con i videogames, non vede l'ora di comprare la Playstation 4, è cresciuto sì con l'hip hop, ma anche con le colonne sonore di Resident Evil, Street Fighter e Silent Hill. Poi ha intitolato una sua canzone come l'ultima, miliare puntata di Breaking Bad e forse è da tutte queste suggestioni che arriva la sua anima più scura e malinconica. Capibara racconta il nuovo album "Jordan" nell'intervista di Francesco Fusaro.

Scusa, ti dico subito che ho un telefono tipo del 1998 quindi può essere che ogni tanto mi sentirai male...

Tranquillo. Veniamo subito al disco allora: secondo me il salto di qualità rispetto a quel tuo "Roxanne Ep" precedente è il lavoro che hai fatto sulla melodia. Vogliamo parlare di costruzione pop dei brani? In In Inghilterra quel suono ha trovato una sua ampia comunicatività proprio grazie all'uso delle voci, preferibilmente femminili.
Guarda io a volte mi definisco tutto sommato pop, nel senso che come dicevi giustamente tu rispetto a "Roxanne Ep" io con questo disco ho voluto prendere un certo tipo di suono, di costruzioni ritmiche che a me piace e che è ricollegabile magari al future bass e sopra ci ho voluto mettere delle voci "pop" ma non per paraculaggine, quanto piuttosto perché mi piaceva questo contrasto fra melodia e ritmiche. Ti potrei far l'esempio di Timbaland e Justin Timberlake che ho ascoltato parecchio, dove il primo ha messo la parte coatta e orientata al dancefloor e il secondo ci ha messo la parte più pop e r'n'b. Diciamo che ho voluto fare una cosa del genere.

Secondo me è una sfida perché oggigiorno uno può tranquillamente arrivare a fare la traccia figa per il dancefloor. Ti studi un po' di riferimenti del genere che ti piace, ti fai una bella libreria di campioni e suoni, e poi non dico che imbrocchi il pezzo però quasi. Anche perché il livello è cresciuto negli ultimi anni, ci sono un sacco di tutorial per imparare a fare una linea di cassa e basso decenti...
Sì è vero.

Provare a fare una cosa come hai fatto tu sposta un po' il livello se vuoi. Tranne un paio di pezzi infatti il tuo album è fatto tutto di 'canzoni'. Ti dirò che quello che mi ha stupito è "James Harden", dove parti con quel discorso di Melle Mel al South Bank Show e poi ci metti sopra la marcia dalla "Music for the funeral of Queen Mary" di Henry Purcell, quella utilizzata anche da Kubrick per "Arancia Meccanica"...
Bravissimo... Però quello che parla mi sa che è Grand Master Flash. È questo documentario molto interessante, magari ti giro il link di Youtube.

Sì, mi pareva si chiamasse "Looking for the perfect beat", uno speciale del South Bank Show dedicato all'hip hop delle origini.
Sì, doveva essere del 1994 o intorno a quell'anno. Forse l'era d'oro dell'hip hop...

Tu vieni dall'hip hop musicalmente parlando?
L'ho sempre ascoltato ma non ho mai fatto parte di una crew, anche perché sono nato in una zona di Roma dove si sentiva poco l'influenza di quella cultura. Comunque intorno ai miei 11 o 12 anni mi sono avvicinato ai grandi classici come Cypress Hill, Wu Tang Clan e poi sono passato ad ascoltare l'elettronica intorno ai miei 15 anni. Poi mi sono detto: "Ma perché non provare a mettere insieme queste due cose che mi piacciono?".

Infatti secondo me "James Harden" è interessante perché dopo quell'intro dove si sente quel videogioco che mi pare sia "Street Fighter"...
No, quello che si sente è "Cadillac & Dinosaurs".

Ah, un altro classicone.
Sì.



Poi si sente questo collage della seconda traccia che fa molto mixtape hip hop e che poi vira verso il future bass contemporaneo. È una cosa che pochi del tuo giro hanno fatto sinora, cioè di mettere insieme una vera attitudine hip hop con quell'elettronica. Si parla tanto dell'influenza del beatmaking ma quella si sente più in Flying Lotus o Prefuse 73 che in altri. E poi ci sono quelle cose del tuo album più afro...
Sì, quella è una cosa che è venuta fuori di recente. Mi sto appassionando ai suoni orientali e ai suoni africani. Due o tre settimane fa c'era questo gruppo di peruviani per strada e facevano delle melodie pazzesche e mi sono detto: "Cavolo, qua ci metti una cassa rotta e viene fuori la figata". Questo album è un grosso albero dove ho cercato di mettere insomma tutte le cose per le quali sono passato finora. Mi piace il fatto che poi gli ascoltatori facciano più caso ad un aspetto piuttosto che ad un altro e forse per questo sto avendo un buon riscontro, perché alla fine è un calderone di influenze diverse.

L'album è un formato un po' messo in discussione negli ultimi tempi: molti preferiscono prendersi l'mp3 delle tracce che preferiscono. Era iniziato tutto con la programmazione delle tracce sui lettori cd, con i quali ognuno si poteva fare la sua tracklist preferita o ripetere all'infinito la stessa traccia...
La scaletta di "Jordan" è stata pensata con cura. Da ascoltatore mi piace molto dedicarmi ad un album nella sua interezza e godermi il percorso scelto da chi lo ha scritto e prodotto. E quindi come ti dicevo ho fatto lo stesso con il mio. La mia concezione è un po' anni Novanta, del tipo: "Questo è quello che sono stato io da qui a qui". Come una fotografia. Succedeva così con le cassette e i vinili, dove l'ascolto era più vincolato al mezzo di riproduzione e quindi uno tendeva a lasciarsi guidare di più dalla musica. Mi volevo legare un po' a quell'idea.

Dal punto di vista tematico in "Jordan" risalta il riferimento ai videogiochi e ovviamente alla pallacanestro. Sei un fan della EA Sports per caso?
No, secondo me la EA Sports ormai ha dato tutto quello che poteva dare. Comunque sì, sono un nerd dei videogiochi e sto cercando di mettere via i soldi perché ancora non sono riuscito a prendere la Playstation 4... Anzi, se qualcuno volesse farmi una donazione...

Beh in effetti la musica elettronica e i videogiochi sono mondi molto affini. Un po' anche grazie alle colonne sonore di cose storiche come "Super Mario" o "Monkey Island" che hanno contribuito a creare una sorta di panorama sonoro favorevole alla musica elettronica.
Eh beh certo, se pensi all'uso di "Metal Gear Solid" che ha fatto di recente Burial nella sua musica...

Sì, con tutti quei suoni di proiettili che cadono per terra.
Guarda, seconde me chiunque abbia giocato a "Metal Gear Solid" nell'età giusta non può non averlo nel cuore...

Io sono sempre stato un giocatore per pc però effettivamente quel gioco ha spinto tanti a prendersi la Playstation appositamente.
Sì, per quello come per "Resident Evil" o "Silent Hill". Quello era proprio un periodo d'oro per i videogiochi.



Io all'epoca ero sotto con "Half Life", l'ho finito due volte.
Mamma, bellissimo! Anche un po' angosciante però... Certo in generale le atmosfere dei videogiochi, se pensi a quelli come anche ad altri, che ne so, "Duke Nukem"...

Certo non roba allegrissima. Ti piacerebbe lavorare alla colonna sonora di un videogioco?
Sì, assolutamente. Sia di un videogioco che di un film. Non è detto che ne sarei capace, però vorrei provarci.

Però ci pensavo e devo dire che anche la tua musica è un po' cupa. O forse ombrosa, malinconica, per smorzare i termini.
Mah sai, ho passato tutta la mia pubertà e adolescenza davanti ai videogiochi, quindi non avendo avuto molti amici ho passato periodi molto malinconici. Forse è per questo.

Parlando invece del disco dal vivo, come fai? Hai un live set fisso?
No, mi piace molto adattarmi alla situazione, al tipo di pubblico che ho di fronte. Un po' come un dj set se vuoi, perché è giusto capire che cosa vuole l'ascoltatore e cercare di andargli incontro. Io lo dico sempre: i live non sono fatti per gli artisti ma per il pubblico.

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L'articolo Capibara - Una vita da nerd applicata al beatmaking di Francesco Fusaro è apparso su Rockit.it il 2014-07-07 00:00:00

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