Nicolò Carnesi - Cronaca di un calore non del tutto annunciato

Massimo Vitali si imbuca all'ultima data del tour di Nicolò Carnesi, quella con Dente, Brunori, Oratio e tutti gli altri. Ci racconta.

Bruonori e Carnesi
Bruonori e Carnesi - Foto di Emanuele Rosso

Massimo Vitali - romanziere, conduttore radiofonico, innamorato fisso - si imbuca all'ultima data del tour di Nicolò Carnesi, quella con Dente, Brunori, Oratio e tutti gli altri. Ci racconta.

Scrivere un report a caldo, nel caso del concerto di stasera significa scrivere di un concerto ascoltato così al caldo che per non pensarci ti ritrovi a scrivere in mutande. Eppure uno avrebbe dovuto pure aspettarselo un calore del genere, per l’ultima data di un tour come quello di Nicolò Carnesi, con ospiti come Oratio, Dente e Dario Brunori: quello difficile da immaginare era ritrovare il Locomotiv così gremito che a stento riuscivi a riconoscere chi ti stava di fianco (anche se era tuo fratello) perché schiacciato contro il suo vicino (che era tuo cugino) a sua volta appiattito contro un altro (non pervenuto, tatuato contro il muro) tutti compressi ad aspettare l’inizio di un concerto che quando finalmente inizia, riesci persino (mettiamola così) a scordarti del caldo.

Si parte con quello dietro di me che urla a squarciagola “SEI GRANDE NICOLÒ! - SEI GRANDE NICOLÒ! - SEI GRANDE NICOLÒ!’” ripetuto tre volte, come San Pietro prima del gallo, come se qualcuno fosse arrivato per caso al concerto e non sapesse chi gli stesse di fronte: Nicolò Carnesi - artista palermitano, classe 1987, un EP ("Ho poca fantasia"), un disco ("Gli eroi non escono il sabato") e un tour (oltre cento date in meno di un anno) alle spalle - che dopo un inizio "Lungimirante", prosegue con una confessione: è stato pagato dalla Ferrero per scrivere “Kinder cereali all’amianto”. Confessione che lascia spazio ad un’altra “questa notte andrò a puttane” seguita a ruota dalla replica di quello dietro di me: “ANCHE IO, NICOLÒ!” Per poi svanire nel nulla, posso solo presupporre dove.

Rimasto orfano di un urlatore alle spalle, il concerto continua con una richiesta, ovvero Nicolò chiede a chi è disoccupato di alzare la mano, ed è alla quasi totalità delle mani alzate che Carnesi dedica il pezzo successivo, “Divento ingegnere” (io non lo auguro a nessuno, conosco almeno un paio di ingegneri che poi sono finiti a fare i cantanti) per poi spiegare come il concerto fosse stato pensato per addizioni, ovvero sommando a lui il primo ospite della serata, Andrea Corno, in arte, Oratio.

Zitto zitto (di voce, non di mano), Oratio mette dita alle tastiere e subito succede che una coppia poco distante da me si bacia sull’inizio di “Forma mentis” - le coppie migliori si baciano su pezzi insospettabili - al termine del quale Oratio stacca le dita dalla tastiera per metterle su chitarra e microfono attaccando – preceduto dall’invito di un timido Nicolò: ora potete anche ballicchiare, se volete – “È una questione di” …di spazi in questo caso, che consentono al pubblico di ballare, però solo con la fantasia, perché di muoversi a tempo ancora non se ne parla (tra le varie questioni, vince è una questione di sforzi).
Prima di lasciare il palco il buon Oratio torna alle tastiere e Carnesi prosegue dando voce ai “Vampiri” - “io spero che possa nevicare il 14 di agosto”, canta lui, noi il 9 di marzo, dentro al Locomotiv, speriamo noi.

Poi, come nei migliori giochi a quiz, Nicolò Carnesi riconosce di avere bisogno di un aiutino e chiede l’aiuto del pubblico (non può chiedere l’aiuto da casa perché i suoi genitori sono entrambi lì, in mezzo al pubblico – di fianco a me – uno con la telecamera in mano, l’altra con la macchina fotografica, sia in adorazione, che adorabili) mentre il pubblico lo aiuta cantando e sculettando (quel poco che gli è concesso dallo spazio per i sederi) sul secco incedere della travolgente new wave di “Ho poca fantasia”. (Ho sentito diversi paragoni musicali a proposito, ma io trovo il pezzo originale, l’unico sospetto che ho è che Niccolò Carnesi faccia spesso dei viaggi all’estero, avendo lo stesso parrucchiere di Robert Smith).

Poco più tardi, arriva il momento di un altro ospite. Nicolò però non lo annuncia perché si accorge di avere sbagliato, non è ancora il momento dell’altro ospite: gli occhiali li tiene solo per bellezza, commenta. La stessa bellezza di un pezzo introdotto dallo stesso Carnesi come ballabile, però molto triste, dunque se volete potete ballarlo - informa - ma solo pensando a cose tristi. Allora, mentre penso al caldo che c’è, mi lascio trasportare dalle note di “Medusa”, accolta da un caloroso battimano (metà battimano, metà sventolata di mano) che aumenta d’intensità quando Carnesi presenta il gruppo che l’ha s(o)upportato per un anno intero: Francesco Pintaudi (alla chitarra), Claudio Gambino (al basso) e Agostino Burgio (alla batteria), a cui si aggiunge un nuovo ospite, Angelo Trabace, (ottimo tastierista dei Dimartino, from Acquaviva delle Fonti (BA) ma trapiantato a Bologna, perché i panni sporchi si lavano in famiglia) insieme al quale suonano “Penelope, spara!”, che a scapito delle intenzioni intimidatorie del titolo riesce a placare gli animi del pubblico, solo a quel punto cullato da una tregua, quella dolce nenia – caricata a salve - Penelope spara, Penelope spara, Penelope spara.

Continuano le addizioni con il ciuffo più ribelle – così viene introdotto da Carnesi - della musica italiana, Giuseppe Peveri, in arte Dente: dopo un prolungato soundcheck (sa - sa - sa - sa - sa ripetuto ad libitum, come a chiedere: “sa per caso quando inizia la canzone?”) intona finalmente le note della splendida “Settimana enigmatica” (con il fedele Sig. Solo alle tastiere) ritrovando così la sua dimensione (di valoroso musicista, ma precario cabarettista) che lo induce a svelare l’enigma della canzone successiva “Levati”, appena suonata con Carnesi: un appello reciproco a smetterla di suonare nelle rispettive città natie, Fidenza da una parte, Palermo dall’altra.

“Levati”, è anche la scusa che trova Dente per lasciare il palco a un nuovo artista, annunciato direttamente dalle parole di Carnesi. “Io credo molto nei giovani, vorrei presentarvi un giovane cantautore: Dario Brunori.”

Dario Brunori, in arte Dario Brunori, inizia subito col chiarire che Nicolò Carnesi è il secondo migliore cantautore d’Italia (attribuendo immagino a Gigi D’Alessio il primo posto). Ironico come suo costume (camicia dentro ai pantaloni, ma fuori dal tempo) Brunori prosegue impugnando la chitarra per accennare le prime note di “Mi sono perso a Zanzibar” (canzone vincitrice del Trofeo Rockit 2012) prima di perdere tutta l’ironia: la sua chitarra non si sente. Solo che non è colpa del fonico (sollecitato più volte a un compito più grande di lui, quello di regolare il volume di una chitarra già regolata - se solo i fonici potessero parlare) quanto sua: se non si ruota la manopola del volume sulla chitarra, il suono non si amplifica. Svista in fin dei conti perdonabile, per un giovane, Dario Brunori, al suo primo concerto, passato direttamente dalle spiagge di Marina di Guardia Piemontese, a un palco illuminato (facendo un inchino a quelli che gli sono davanti, e sono in tanti, e gli battono le mani, con allegria).

Di nuovo solo sul palco illuminato, Nicolò Carnesi torna al suo pubblico con un rullo di batteria, seguito da un battito di mani (un quarto battimano, tre quarti sventolata di mano) che accompagna l’inizio de “Il colpo” (di calore, nonostante le mani a ventola) per poi marciare dritto verso il gran finale: ritmo sincopato per “Mr. Robinson” (Carnesi nel mezzo tra Brunori e Dente, come a infilare il dito tra moglie e marito), ritmo di tradimento per “Il suo sorriso” (il più bello della serata, quello di Simona Marrazzo che nel frattempo sale sul palco aggiungendo la sua voce incantevole) e ritmo debordante (tutti sul palco, oltre a Nicolò Carnesi, Dente, Oratio, Brunori e Simona Marrazzo salgono Angelo Trabace, Sig. Solo, Matteo Zanobini, un paio di ragazze probabilmente amanti del dandy Zanobini) con la cover di un grande cantautore di Bologna, che dovrebbe essere studiato in tutte le scuole materne, elementari, medie, superiori, università e laurea ad honorem a Lucio Dalla e la sua “Disperato erotico stomp” che consacra la fine di una grande festa durata un anno intero, con tutta l’energia e la partecipazione che, non solo per il caldo, ricorderemo fino all’anno che verrà, quando ci auguriamo che l’eroe Nicolò Carnesi possa iniziare ad uscire tutti i giorni, oltre che al sabato.

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Dal vostro affezionato inviato Massimo Vitali per questa notte è tutto, la musica prosegue col DJ set e camicia nuova di Dario Brunori, che il Signore lo perdoni.

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L'articolo Nicolò Carnesi - Cronaca di un calore non del tutto annunciato di Massimo Vitali è apparso su Rockit.it il 2013-03-09 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • oivil 11 anni fa Rispondi

    dente e brunori sono due cantautori molto apprezzabili, ma carnesi proprio non lo digerisco