Go Dugong - Musica per sottomarini

E' uscito da poco "Was", ennesimo ep che conferma quello che già avevamo intuito: Go Dugong è uno dei nomi da tenere d'occhio, con più personalità, più gusto, più talento dei tanti progetti che affollano il mare della musica elettronica di oggi. Francesco Fusaro l'ha intervistato.

E' uscito da poco "Was", ennesimo ep che conferma quello che già avevamo intuito: Go Dugong è uno dei nomi da tenere d'occhio, con più personalità, più gusto, più talento dei tanti progetti che affollano il mare della musica elettronica di oggi. Francesco Fusaro l'ha intervistato.
E' uscito da poco "Was", ennesimo ep che conferma quello che già avevamo intuito: Go Dugong è uno dei nomi da tenere d'occhio, con più personalità, più gusto, più talento dei tanti progetti che affollano il mare della musica elettronica di oggi. Francesco Fusaro l'ha intervistato. - Foto Simona Alexys Giordano

E' uscito da poco "Was", ennesimo ep che conferma quello che già avevamo intuito: Go Dugong è uno dei nomi da tenere d'occhio, con più personalità, più gusto, più talento dei tanti progetti che affollano il mare della musica elettronica di oggi. Francesco Fusaro l'ha intervistato.

Ciao Giulio...
Ciao Francesco, aspetta un secondo che sono in ufficio e devo chiudermi in bagno [ride, NdA]. Facciamo un'intervista al cesso!

Scusami, avremmo potuto concordare un altro orario nel caso.
No no, lavoro in tutti e due gli orari che mi avevi dato; non ti preoccupare, meglio questa mattina perché poi oggi pomeriggio ci sarà il delirio.

Che cosa fai di bello oltre alla musica, allora?
Faccio grafica, lavoro in un'agenzia di comunicazione qui a Piacenza; sono tra i soci quindi posso anche prendermi certe libertà. Più che altro è per non disturbare gli altri perché lavoriamo in uno spazio unico e quindi mi tocca far così.

Possiamo dire che tu sei uno dei nomi nuovi di questo strano calderone che non saprei come definire... La cartella stampa parla di post-dubstep, che ne dici? A me pare forse un po' riduttivo.
Sinceramente non so che cosa faccio esattamente. Sono comunque in continua fase di ricerca all'interno della musica elettronica, per cui sono passato dal post-dubstep al sea punk e adesso piano piano sto riuscendo ad arrivare ad uno stile un po' più mio. Ho fatto anche cose hip hop e chill wave, quindi è difficile dire dove mi trovi musicalmente parlando.

Secondo me infatti sarebbe più semplice, invece che parlare di scena o tentare di mettere delle etichette, parlare di una certa sensibilità che può essere comune a certi produttori di musica elettronica e che ognuno poi declina alla propria maniera. Che ne so, penso a Uxo...
Grande, lui è proprio psichedelico!

Sì, e poi c'è Digi G'Alessio che fa un sacco di cose con vari moniker...
Digi è uno dei producer che ammiro di più perché sa fare veramente tutto. Fa quello che vuole e lo fa bene.

Immagino che tu sia in contatto con alcuni di loro.
Sì, siamo tutti amici, anzi ti dirò che uno degli aspetti belli di questi due anni passati a a fare musica come Go Dugong è proprio il valore umano delle persone che ho conosciuto. Cosa che negli anni passati non succedeva. Sai cos'è secondo me? Trattandosi di producer che lavorano da soli, senza una band, trovo che ci sia un'apertura maggiore per collaborazioni, confronti ecc. Mi sono trovato a scrivere a persone anche all'estero che mi hanno risposto, con le quali magari sono anche riuscito a collaborare, vedi ad esempio Sun Glitters, o a remixare, vedi Slow Magic o Giraffage. Se avessi provato a scrivere ad una band indie forse non avrei avuto la stessa risposta. Io vengo da quel mondo e so quanto sia difficile una collaborazione, richiede più tempo, e poi hai già delle persone con cui confrontarti quindi si tende a non mandare le proprie idee in giro ad altre persone per un parere o quant'altro. Non ne faccio una colpa, insomma.

Quindi si preferisci i produttori ai gruppi rock...
Diciamo di si, si respira una bella atmosfera. Certo, ci può essere un po' di competizione o un po' di sana invidia: cose che servono solo a migliorarsi, a spingersi oltre.

Ora tocca alla domanda che passerà alla storia del giornalismo musicale: perché ti chiami Go Dugong?
[ride, NdA] Allora, quando ho cominciato l'immaginario era quello sottomarino e la mia ambizione era quella di creare un sound quasi come ci si trovasse ad ascoltare qualcosa sott'acqua. Quindi ho scelto il dugongo che è simile ad un lamantino ma più buffo. Sembra una foca con la faccia da cane; è bruttino e sembra un po' goffo, e io mi sentivo molto vicino a questa strana bestia! Poi ho messo il 'Go' davanti perché è onomatopeico: 'Go Dugong' sembra un po' una percussione. Poi mi sono allontanato dalle prime cose che facevo ma ho mantenuto il nome.

Ok, allora adesso se ti va facciamo un giochino simpatico e solo in apparenza poco serio: ti confrontiamo con il dugongo. Per esempio: il dugongo è in zona estinzione. Anche tu ti senti in pericolo di estinzione come artista?
No, ho appena cominciato, in pericolo di estinzione mi sembra esagerato.

Ok, allora...
No no, però aspetta: ritratto tutto. Io sono in constante pericolo di estinguermi. Nel senso che come sai benissimo la musica va ai tremila all'ora e magari hai il tuo momento e la settimana dopo non ce l'ha già più quindi devi fare subito qualcosa per rinnovarti perché c'è sempre qualcuno più bravo di te, che fa le tue cose ma molto meglio, che si inventa un modo più figo di fare il live e quant'altro, quindi se non stai al passo ti estingui, sparisci perché c'è tanta tante gente brava lì fuori.

Continuando allora su questa linea: chi è a rischio di estinzione in questo momento? Generi musicali o artisti, vedi tu. Io penso ad esempio a tutto il grosso carrozzone edm che ha riempito i festival musicali degli ultimi anni, ad esempio.
La musica elettronica ha sempre avuto una grande capacità di rinnovarsi. È anche una questione personale: ognuno porta avanti la propria strada, la propria ricerca, cercando nuovi approcci, nuove modalità di fare musica. Pur essendo una musica che ha ormai una lunga storia alle spalle, l'elettronica gode ancora di un'aura di musica d'avanguardia. Per quanto riguarda invece, ad esempio, l'indie rock, mi risulta difficile dire la stessa cosa: è da un po' ormai che non riesco a sentire niente davvero in grado di stupirmi. Ovvio che generalizzare non va mai bene perché le eccezioni ci sono sempre; qualche disco ultimamente non mi è dispiaciuto, però la classica band chitarra-basso-batteria-voce non mi entusiasma più. Vedo poca evoluzione, ecco.

Torniamo invece al nostro amico dugongo: si tratta di un animale che ama stare in gruppo. È un tipo socievole, insomma: tu, a parte il discorso musicale di cui abbiamo già parlato, sei un animale sociale? O sei il classico solitario da studio di produzione?
Mi piace stare in studio a fare musica ma mi piace la socialità. Sono uno che gira, vado ai concerti, vado alle serate, conosco le persone. Mi piace far parte di questo giro di musicisti, mi piace curiosare e ogni giorno conosco nuove persone interessanti anche grazie ad internet. Il sottobosco italiano è fitto ed è bello farci due passi.

La terza cosa che mi colpiva invece del dugongo è il fatto che sia erbivoro: tu invece che cosa mangi?
[ride, NdA] No, io sono onnivoro anche se sto cercando di diminuire carne, latte e uova. Queste tre cose stanno pian piano sparendo dalla mia dieta, però se capita che mi invitino a cena a mangiare un piatto di tagliolini al cinghiale non mi tiro indietro.

Quindi il tuo piatto del momento qual è?
Direi il seitan, lo sto mangiando un po' in tutti i modi. Bisogna saperlo cucinare però.

Venendo al tuo ultimo ep invece: mi piace il fattore voce dei featuring perché mi sembra che tu vada molto incontro sia melodicamente che nella scelta dei suoni alla presenza della voce.
Questo è merito di chi ha messo la voce. Io fondamentalmente ho mandato varie idee e, come ad esempio nel caso di Life&Limb, ho ricevuto a mia volta delle idee per la voce che mi permettessero di adattare il brano togliendo e riscrivendo dove necessario.

Quanto ti influenza in fase di scrittura il tuo retroterra indie rock?
Mi ci è voluto un po' per staccarmi dall'approccio della forma canzone. Ci ho provato fortemente e forse ci sto riuscendo solo ora. Non che sia un difetto, potrebbe anzi essere una particolarità, però ciò che avevo in mente, a livello compositivo, era ben più distante da quel che di mio si può ascoltare sinora. Comunque sì, l'influenza è forte. Anche a livello culturale, all'inizio mi mancavano gli ascolti giusti e le conoscenze tecniche per realizzare le mie idee in ambito elettronico. Non che adesso ci siano, eh, perché come ti dicevo non si smette mai di imparare.

Le prossime mosse di Go Dugong invece?
Considera che l'ultimo ep contiene cose che erano nel mio hard disk da un po' di tempo. Ora sto lavorando su un primo vero disco perché sinora sono usciti solo ep e singoli. C'è anche in ballo un progetto ambizioso che non so ancora che destino avrà quindi al momento evito di parlarne. Te lo racconterò più avanti magari. Per il disco ti posso dire che ho cambiato approccio: prima suonavo tutto io, ora invece mi sto concentrando di più sul campionamento grazie ad una serie di dischi di musica africana, jazz e funk che ho accumulato nell'ultimo periodo.

Come ti trovi con quest'approccio?
Mah, una volta facevo così: progettavo, scrivevo e finivo il pezzo il prima possibile per apprezzarne il risultato; ora invece mi sto sforzando di buttare lì delle idee e di passare nel caso alle successive evitando di bloccarmi su ciò che non funziona. Più istintivo, ecco. E anche più divertente, se vuoi. 

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L'articolo Go Dugong - Musica per sottomarini di Francesco Fusaro è apparso su Rockit.it il 2014-01-13 12:33:34

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