Siamo andati a vedere "Complimenti per la festa", il film sui Marlene Kuntz

Un lavoro asciutto e pulito, che in poco più di un'ora riesce a rendere conto del ruolo dei Marlene Kuntz nel panorama nazionale cogliendone senza giudizi di merito l'immutata coesione artistica e ancor prima umana

I Marlene Kuntz sono un gruppo importantissimo per il rock italiano. Ieri sera, in diverse sale cinematografiche di tutta Italia è stato proiettato il documentario di Sebastiano Luca Insinga "Complimenti per la festa", realizzato in occasione del ventennale  del primo disco della band "Catartica". Siamo andati a vederlo e ve lo raccontiamo.

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"Siamo pronti". Sono le uniche parole chiaramente distinguibili nel mormorio che attraversa il backstage dei Marlene Kuntz poco prima dell’uscita della band sul palco, poi incalza rapidissima una sequenza di telegiornali, mondiali di calcio, schermate di videogiochi, la prima campagna elettorale di Berlusconi, Nelson Mandela, Sarajevo e Sailor Moon.

Sebastiano Luca Insinga, regista del documentario tributo al primo grande disco della band di Cuneo, sceglie di aprire così “Complimenti per la festa”, con mille velocissime spore accostate tumultuosamente. Tutto riferisce a un 1994 fondamentale per la storia del gruppo, che in quell’anno pubblica lo straordinario e acclamato “Catartica. È chiaro che a Insinga giocare con i rimandi e offrire prospettive temporali vagamente stranianti piace molto. Qui la serrata irruzione del mondo esterno è necessaria per fornire a chi guarda un quadro storico preciso, punto di riferimento a cui convergono e con cui si confrontano i racconti odierni: vent’anni dopo “Catartica”, venticinque dopo l’inizio della storia della band, “Complimenti per la festa” si dà il dichiarato obiettivo di mettere a rapporto la band di oggi con quella di vent’anni fa, ripercorrendo in particolar modo la fase tra gli esordi del gruppo e la pubblicazione del suo straordinario primo disco attraverso le voci (e le parole di stima) di coloro che assistettero, e in parte contribuirono, al consolidamento di una delle più nere comete del rock alternativo anni ’90 -da Ivan Rosso, storico dj dell’ormai chiuso locale torinese “Macabre” presente alle prime (difficoltose) esibizioni del gruppo, a Federico Fiumani dei Diaframma, dai critici Federico Guglielmi  e Alberto Campo al musicista e produttore Gianni Maroccolo, chiamando a testimoni Giovanni Lindo Ferretti, i due ex-membri Franco Ballatore e Alex Astegiano e il turnista Luca Saporiti.

Girato interamente con camera a mano e ripresa del suono in presa diretta dalla piccola troupe che ha accompagnato la band durante il celebrativo "Catartica Tour 2014", il documentario rappresenta un riuscito tentativo di indagare che cosa significhi essere un gruppo dopo oltre vent’anni per scaraventarlo sullo schermo con tutti i graffi, la compattezza e la caparbietà che hanno caratterizzato la storia dei Marlene Kuntz, mescolando con raffinatezza e diverse buone intuizioni le potentissime riprese realizzate durante i live a interessante materiale d’archivio (fornito peraltro in buona parte proprio da Fiumani).

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(La cover dei C.S.I. di "Lieve" dei Marlene Kuntz, eseguita durante la trasmissione "Acoustica" nel 1994 e inclusa nel disco "In Quiete". Nel documentario, Ferretti racconta che la cover rappresentò anche un modo per esprimere la "gioia per l'arrivo dei Marlene Kuntz".)

Al backstage e alla dimensione privata dei membri della band è riservato quindi un certo naturale spazio–qualche geometrica ripresa tra scale e camere d’albergo, alcune battute in furgone, gli attimi di tensione appena prima di salire sul palco e l’adrenalina madida di sudore non appena scesi-, ma è soprattutto sulla componente live che l’attenzione è mantenuta altissima. Perché l’intuizione, ed è questo ciò che rende il documentario un ottimo lavoro al di là di una buona regia e dell’ottima fotografia, è stata quella di capire che, se le parole servono a definire i confini della narrazione, è soprattutto all’impatto irrefrenabile e catartico della musica che il lavoro poteva e doveva mirare per definire la portata del furioso linguaggio dissonante con cui “Catartica” travolse senza precedenti la musica italiana.

Ciò che ne emerge è un lavoro asciutto e pulito, che in poco più di un'ora riesce a rendere conto del ruolo della band nel panorama nazionale cogliendone senza giudizi di merito l'immutata coesione artistica e ancor prima umana: “Complimenti per la festa” è un documentario costruito con delicata discrezione e silenzioso equilibrio, in grado di circumnavigare il rumoroso cuore del gruppo senza mai pretendere -e per questo riuscendo a coinvolgere e emozionare chi guarda- di invaderlo.

 

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L'articolo Siamo andati a vedere "Complimenti per la festa", il film sui Marlene Kuntz di Giulia Callino è apparso su Rockit.it il 2016-02-18 16:01:00

Tag: film

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