Altre di B, il report fotografico del minitour americano

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Ecco, questa è la bellissima città di New York, esplorata da Henry Hudson nel 1609, insediata dagli olandesi nel 1613 e abusata dalle Altre di B nel novembre del 2013. La cosa migliore che ti possa succedere è perderti nelle strade di questa città, la peggiore è pagare la bolletta della luce.
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Stiamo passeggiando sulla 2nd Avenue e Giovanni dice: "Se c'è un modo valido per adorare Dio, dopo il sesso c'è la musica". Suoniamo allo Shrine di Harlem, un bel posticino con le copertine dei vinili appiccicate alle pareti. A fine concerto arriva Shak, che vive a Brooklyn e ha l'accento francese. Dice che ci farà suonare in ogni angolo di New York e promette di seguirci nei due concerti a seguire. Da quel momento non abbiamo più avuto notizie di Shak.
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L'impressione che si ha è quella di conoscere New York più dei newyorkesi, l'abbiamo vista così tante volte che potremmo vagare bendati senza sbattere il grugno su un grattacielo. Ho disegnato una mappa sentimentale di questa città: a nord ci sono l'affetto e la devozione di Harlem, a est la simpatia dei negozianti immigrati, a sud l'euforia di Soho e Midtown, a ovest il New Jersey.
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A New York si mangia bene, basta aver pazienza e cercare. Giovanni non è d'accordo con me, ha le sue (giustissime) ragioni salutiste. Ma il consumismo se ne frega delle calorie. Il consumismo è la nobile arte di saper colorare lo zucchero e rifilarlo a qualcuno. In questo ci sanno fare.
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A Central Park si può pescare nel laghetto, ma un cartello vieta categoricamente il gioco del Quidditch (bastardi!). Il colore degli alberi è bellissimo, la puzza di ginkgo biloba non è da meno. A ovest spunta il Dakota Building: Strawberry Fields Forever.
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Poi prendiamo la macchina e ce ne andiamo in New Jersey, dormiamo a Seaside Heights, suoniamo a Toms River. Il motel è gestito da un uomo senza gambe e la città è totalmente disabitata. D'estate i newyorkesi vengono in vacanza da queste parti, ma i nerboruti locals li chiamano in modo dispregiativo "benny". In un pub di Seaside c'è la scritta "We love bennies". Non capiamo se è ironico e beviamo la birra molto in fretta.
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Scrivere una scaletta è difficile, ma se hai quattro pezzi in croce le cose vengono bene. La serata al McIntyre's parte davvero male, ma finisce con la gente che balla sul palco. Conosciamo Johnny che è un degustatore di birre e finiamo col diventarlo anche noi. Andiamo a letto presto...
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...il giorno dopo vogliamo vedere il grande Oceano.
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Brendon è un regaz che conosciamo al McIntyre's e ci invita a colazione a casa sua. Mangiamo Bagel al formaggio e beviamo un buon caffè. Ci suggerisce di far tappa a Smithville prima di arrivare ad Atlantic City. Brendon insegna musica e sta per avere un figlio, ci mostra la sua sala prove e la stanza per il bebè. Gli facciamo gli auguri, ruminiamo i Bagel e ci rimettiamo in macchina.
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Smithville è un misto fra la città di The Truman Show, Legoland, i mercatini di Natale e una-cagata-pazzesca. Facciamo sosta e ci prendiamo una cioccolata. Andrea ha sempre sognato di essere Sandro, il chitarrista e cantante dei Forty Winks. È il suo sogno da quando abbiamo iniziato a suonare: infatti gli copia le scarpe New Balance e il modo di tenere la chitarra. Imparo a suonare la batteria, gli cedo volentieri il posto.
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Arriviamo ad Atlantic City e l'effetto che ci fa è quello di un pugile sul viale del tramonto, continua a combattere ma le prende da tutti. Ha tutto il fascino romantico della periferia americana che si vede nei film, i grattacieli dorati affiancati dall'immenso suburbio urbano. Lévi-Strauss sosteneva che il mito è un grande contenitore di elementi simultaneamente contrastanti tra loro. Atlantic City non è esentato dalla definizione
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Ultima notte in motel, lasciamo questi lidi intrisi di fragile sentimentalismo alla Jack Kerouac. E ripartiamo per la Grande Mela. Decidiamo di passare il pomeriggio separati, così da raccontarci cos'abbiamo combinato rientrando a casa. Non ci stiamo sul culo, no. Un po' per i cazzi nostri nel marasma. Dimenticavo, la casa. Un bislacco appartamento con la vasca da bagno in cucina, la proprietaria di casa che rifila 2 $ al portinaio per star zitto e non far sapere al vicinato che affitta l'appartamento. Italian style, dice Elisabeth.
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La sera suoniamo al Goodbye Blue Monday di Brooklyn, sotto la ferrovia e con la neve che cade leggera sulla città. Il concerto è molto divertente, ci abbracciamo alla fine. Anche perché le problematiche dei musicisti newyorkesi non sono molto diverse dalle nostre. La sola differenza è che sei a 6000 chilometri da casa.
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Finiamo la serata in un appartamento pieno di regaz. Mettiamo su un po' di musica, tracanniamo un po' di tequila e facciamo "bleah!" sul marciapiede. Ricky è il chitarrista di una band che ha suonato con noi al GBM, nonché l'organizzatore della festa. Ama gli Strokes e suona la Stratocaster come Dio (Ronnie James).
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L'indomani mattina andiamo alla Bethel Gospel Assembly di Harlem e ci emozioniamo di fronte al coro gospel che ci accoglie. Sì, abbiamo visto la luce come John Belushi. Io e Giovanni andiamo a mangiare un ottimo panino da Katz's, il ristorante di "Harry, ti presento Sally", il resto delle Altre di B va a vedersi l'Nba: Brooklyn-Detroit (che è grossomodo come assistere a Fortitudo-Detroit).
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Poi ci è venuto in mente che tutto stava finendo.
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Che sembrava ieri che dormivamo in aeroporto.
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Per poi sentirci dei bambini cresciuti alla conquista dell'America. Noi, i culi di Bologna.
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In un negozio di dischi tra i grovigli di Lower Manhattan vengo colpito dalla loro bellissima copertina e compro "Let the poison out" dei The Beets, dei regaz di New York che suonano bene e usano esclusivamente Myspace per rivolgersi al resto del mondo. Prendiamo anche una fanzine e nell'editoriale di Ethan Minsker c'è scritto: "Cos'è la famiglia? La mamma, il papà, la sorella o il fratello? La tua gang? I tuoi amici? Il cuscino che coccoli tutte le sere? I microscopici acari e insetti che vanno a zonzo sulla superficie della tua pelle come le mandrie di bisonti nel vecchio West?". Già, che cos'è a famiglia?
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È un parente da abbracciare?
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O forse un parente problematico?
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Forse invece la famiglia è lì, al quarto piano della East 32nd Street, dove un amico esce dalla doccia mentre gli altri scolano la pasta, dopo una settimana di pollo fritto e cheddar liquefatto.
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È lì dove ci si ruba la coperta per dormire.
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24. È esattamente lì dove il tempo vola a busso ed ogni millisecondo è carico di faville.
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E, forse, è anche dove l'alba sui cieli di Monaco sa essere meno banale.

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La gallery Altre di B, il report fotografico del minitour americano è apparsa su Rockit.it il 2013-11-29 12:52:24