MI AMI 2015 - Le band di domenica

12/06/2015 - 15:42 Caricato da Redazione
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Le foto di tutte le band della domenica del MI AMI: Post-CSI (+ ospiti), Morgan, Rachele Bastreghi, Wow, Alessandro Grazian, Edda, Capra, Chambers, Auden, News For Lulu, Bianco, Supertempo, Bee Bee Sea
Bee Bee Sea
Caldo. Caldissimo. La collinetta di Jack è ancora semideserta, sono appena le 16:30 e i Bee Bee Sea aprono l’ultima ondata di concerti ai piedi del mitico dislivello erboso. Pochi, sparsi qua e là, alle prime note di chitarra ci avviciniamo al palco, l’isola felice del MI AMI comincia a risvegliarsi, e i fortunati che ci sono già non possono fare a meno di cominciare a muovere spalle, testa e gambe (seduti, sdraiati, in piedi). È un attimo, e sentiamo il sale della California, il vento britannico e la freschezza tutta italiana del rock & roll di questi tre ragazzi mantovani. La forza dei brani che nell’album spiccano in egual misura vien ben fuori nonostante l’afa, l’atmosfera da apertura e i piccoli, trascurabilissimi problemi tecnici: The Garage One, All the boys all the girls, Monday Morning… e Mary: why don’t you talk to him? (Elisabetta Dattolo)

Foto di Federico Buonanno
Supertempo
Capelli biondi al vento, maglie da calcio d'antan, one-two-three-four: i tre Supertempo sono saliti sul palco. Suono ruvido, ruvidissimo, molto più dei dischi, quasi grunge in certi momenti verrebbe da dire, con basso e batteria macinano bpm, e bassista e chitarrista che si alternano ai lead vocals. E con "Denim boy" e "To the sea by walking" fa capolino anche un po' di pop. Super-distorto, super-veloce, super-frullato. Supertempo. (Silvio Bernardi)
Foto di Federico Buonanno
Bianco
Momenti di piccola felicità: una domenica pomeriggio di inizio estate, il sole ancora alto, una collinetta tutta verde, il fresco dell'erba e della birra, dal palco una musica che ti fa stare bene come la compagnia di un vecchio amico, storie di stelle di giorno, di draghi che non fanno paura, di amori e fiori che si aprono, canzoni che volano leggere insieme ai palloncini, agli aerei, alle nuvole che per adesso non sono minacciose, e noi qui in silenzio a guardare per aria.
(Letizia Bognanni)
Foto di Federico Buonanno
News for Lulu
Fermi. Pausa. Si riparte. Con i News For Lulu. Basta un tocco dei loro magici rhodes per sradicare la collinetta e librarla via da quel di Segrate, sulle ali di melodie ipnotiche, di intarsi di chitarre jangle, di voci vellutate che si intrecciano continuamente tra loro, senza mai forzare la mano, lasciando che l'atmosfera fluisca con naturalezza attraverso le orecchie, gli occhi, i corpi di chi sta assistendo al concerto. E che si sente volteggiare, metri e metri sopra il vecchio Idroscalo. (Silvio Bernardi)
Foto di Federico Buonanno
Chambers
Chambers
Il post-hc sulla Collinetta di Jack è sempre figo. In pochi minuti i Chambers montano un'artiglieria spaccatimpani e per 40 minuti netti non mollano di un centimetro. Come i migliori giocatori di rugby continuano a spingere colpo dopo colpo, nonostante il sudore ed il clima amazzonico che si è ricreato sotto la struttura che copre il palco. Un concerto quadrato, senza fronzoli, con la giusta dose di pose Rock'n'roll e tutta la violenza necessaria. (Sandro Giorello)

Foto di Federico Buonanno
Chambers
Foto di Federico Buonanno
Alessandro Grazian
L'apertura dei concerti della domenica sul Palco Pertini spetta ad Alessandro Grazian. Il menestrello padovano dal nero cappello, con il suo stile tanto introspettivo quanto passionale, alterna accenni psichedelici a sonorità essenziali, sfoderando una voce dalla personalità incisiva. Con “L'età più forte” Grazian condivide un po' di sé ad ogni live, e il pubblico riceve empaticamente ogni stimolo che ciascun brano libera. Riverberi post-rock e la sensazione del qui e ora mai stata così vicina. (Mara Guzzon)
Foto di Starfooker
Alessandro Grazian
Foto di Claudio Romani
Auden
Un set funestato da diversi problemi tecnici tra cui una chitarra provata dal caldo e un pedale difettoso. Gli Auden si agitano un po' e sembrano perdere la concentrazione. Quando finalmente si calmano, dopo un'esortazione del batterista (“Daje raga, sistemamo tutto e spaccamo”), sugli ultimi tre brani vanno dritti al punto e ritroviamo l'attitudine, il tiro e il sentimento che ci aspettiamo da loro. Alziamo un pugno contro il cielo e tutto ritorna al suo posto. (Chiara Longo)

Foto di Federico Buonanno
Capra
Un concerto serio: con i suoni ben equalizzati, l'esibizione precisa e tanti dettagli messi al posto giusto. Non importa se fai punk, se ogni strumento – pure la tastiera – è distorto o se qualche cazzata tra una canzone e l'altra ti scappa ancora; era chiara la sensazione che ogni cosa dovesse essere in quel punto preciso e non altrove. Insomma, il tour è ben rodato, tutto ha funzionato come doveva. Ed il batterista vince il premio come migliore animale sudato della Collinetta di Jack per il 2015. (Sandro Giorello)

Foto di Federico Buonanno
Capra
Foto di Alessandro Sozzi
Edda
L’abbigliamento confidenziale con cui si presenta sul palco fa presto intuire lo spirito di Edda, che poi in fondo lo sapevamo già: lui è così, franco, trasparente, le sovrastrutture le lascia ad altri. E con sincera generosità regala se stesso al pubblico, un brano dopo l’altro, un pensiero dopo l’altro, e ci vuol poco a conquistare tutti. La sua voce, di un’intensità disarmante, colora la Collinetta e squarcia il manto plumbeo, trafigge i cuori e moltiplica le luci: in quel momento, ognuno, s’innamora di lui. (Margherita Di Fiore)

Foto di Federico Buonanno
Edda
Foto di Federico Buonanno
Wow
Arrivano dai localini del Pigneto, ma hanno già macinato chilometri in tutta Italia. Gli Wow arrivano sul Palco Pertini (forse ancora un po' troppo grande per loro, va detto) e portano tutta la passione e la teatralità di un pop nuovo che ha attirato l'attenzione di molti. Dieci punti per la presenza scenica della cantante China, molto trascinante.

Foto di Starfooker
Wow
Foto di Starfooker
Wow
Foto di Starfooker
Rachele Bastreghi
Chi si aspettava un concerto in punta di piedi o tutto giocato sulle atmosfere è stato smentito in pochi secondi. Seminascosta sotto un cappello a falda larga, Rachele Bastreghi ha steso tutti con il suo alter ego Marie, grazie a un live preciso e senza inciampi. Una band impeccabile, una voce inconfondibile. (Marco Villa)
Foto di Alessandro Sozzi
Rachele Bastreghi
Foto di Starfooker
Rachele Bastreghi
Foto di Nik Soric
Morgan
A Morgan non piacciono le cose facili, questo si è capito da un pezzo. Per togliere ogni dubbio, però, inizia il suo live con “Contro me stesso”. Un brano difficile, che cresce lentamente, così come tutto il suo concerto: da “Altrove” a “Altre forme di vita”, finendo con “Lontano lontano” di Tenco e “Space Oddity” di Bowie, un’ora di puro Morgan. Contro se stesso, ma senza mai risparmiarsi. (Marco Villa)
Foto di Starfooker
Morgan
Foto di Starfooker
Morgan
Foto di Starfooker
Post-CSI
Chiudono il festival con l’energia che t’aspetti da una band di ventenni, con ospiti graditi (Appino, Davide Toffolo e Max Collini) e una scaletta che pare seguire i mutamenti del cielo di Milano: la parte intimista accompagnata da lampi e fulmini come presagi, il montare delle chitarre che apre a un diluvio quasi catartico: chi corre a ripararsi continuando a cantare, chi resiste sotto la pioggia per ricordare al meglio un concerto bellissimo. Qualcuno è pre, qualcuno è post, loro sono indiscutibilmente la Storia. (Margherita Di Fiore)

Foto di Alessandro Sozzi
Post-CSI
Foto di Starfooker
Gianni Maroccolo dei Post CSI
Foto di Claudio Romani
Giorgio Canali dei Post-CSI
Foto di Alessandro Sozzi
Post-CSI
Foto di Claudio Romani
Davide Toffolo dei TARM sul palco con i Post-CSI
Foto di Alessandro Sozzi
Appino e Max Collini sul palco con i Post-CSI
Foto di Claudio Romani

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