Il punk non morirà mai. Intervista a Chef Rubio

Si parte da DeAndrè si finisce tra il punk-hc passando per Beirut e Bon Iver. Federico Musso ha intervistato Chef Rubio.

Magari le feste vi hanno fiaccato un po' e di cibo non ne volete più sapere, ma qui parliamo di musica. Prendete uno degli Chef più famosi della tv e fategli raccontare quali sono le sue passioni e cosa ha sul lettore mp3, avrete belle sorprese. Si parte da DeAndrè si finisce tra il punk-hc passando
Magari le feste vi hanno fiaccato un po' e di cibo non ne volete più sapere, ma qui parliamo di musica. Prendete uno degli Chef più famosi della tv e fategli raccontare quali sono le sue passioni e cosa ha sul lettore mp3, avrete belle sorprese. Si parte da DeAndrè si finisce tra il punk-hc passando - Chef Rubio
07/01/2014 - 14:36 Scritto da Federico Musso

Prendete uno dei personaggi più sorprendenti dell'anno appena concluso, ovvero Chef Rubio, che con "Unti e Bisunti" (DMAX) ha girato l'Italia in cerca del migliore street food di ogni città. Adesso è tornato in onda con "Cacciatori di tifosi" (sempre su DMAX), in cui rispolvera il suo passato di rugbista e arruola tifosi per il prossimo Sei Nazioni di rugby. Ma Chef Rubio è anche un grande appassionato di musica: fategli raccontare quali sono le sue passioni e cosa carica sul lettore mp3. Si parte da De Andrè e si finisce nel punk-hc, passando per Beirut e Bon Iver. Federico Musso ha intervistato Gabriele Rubini, a.k.a. Chef Rubio.

Partiamo dalle basi, quali sono i requisiti necessari perché un mp3 finisca nel tuo lettore.
Mah, in linea di massima mi lascio trascinare da tutto ciò che trasmetta potenza, melodia (a seconda delle situazioni) e che comunichi messaggi di una certa profondità. Apprezzo molto il contenuto oltre alla forma.

Ti piace seguire il testo e riflettere sul significato delle parole?
Dipende. Sicuramente se mi ritrovo ad ascoltare musicisti italiani il significato dei testi ha un certo peso nell'ascolto globale. Se invece ascolto materiale straniero inizialmente sarà la potenza musicale della traccia a catturarmi (potenza che possono esprimere generi come il thrash metal o, ad esempio, la musica classica), tuttavia apprezzo anche canzoni che orbitano attorno ad una dimensione pop-melodica. In linea di massima, comunque, il fatto che la parte cantata possa essere in inglese non rappresenta un grosso problema: se la traccia mi cattura la ascolto più volte su Spotify cercando di comprenderne il testo. In fin dei conti l'inglese è una lingua che parlo e capisco bene. Ovviamente tutto cambia se ascolto un pezzo hip-hop: molte volte nemmeno i madre lingua riescono a capirci molto, perciò in quel caso lascerò che il flow della voce sia semplicemente uno strumento in più sulla base. Ad ogni modo, non sono un tipo fissato con i testi, nella maggior parte dei casi non andrò mai a cercarmi la tale strofa su internet, lo faccio solo se il pezzo merita, se è proprio tra i miei preferiti.

In ambito musicale qual è stato tuo primo amore?

Dunque, come “primo amore” ti dico DeAndrè. Quando avevo circa 12-13 anni. Poi sono passato alla fase grunge, metal e crossover con i vari Nirvana, Korn, Limp Bizkit: la crema degli anni '90 insomma. Infilaci anche Megadeth, Sepultura, Slayer, Metallica e dovresti avere chiaro il quadro della situazione. Nonostante fra i true ci fosse il vizio di discriminare, da una parte, chi ascoltava i Nirvana perché “troppo mosci” e viceversa, mi sono sempre alternato fra le compagnie più differenti. Non sono mai stato un integralista. Quindi, per tornare alla domanda, direi che come primo impatto c'è la musica di Faber, per il semplice fatto che quelli erano i quarantacinque giri che c'erano in casa. Invece i primi album che ho comprato di mia iniziativa sono stati, ad esempio, il “Black Album” dei Metallica e "Nevermind" dei Nirvana. Due capolavori. Per staccare un po' la spina mettevo qualcosa dei primi Green Day. In un periodo triste ho ascoltato molto il crossover, figlio dei testi cupi grunge, tipo Korn e i Deftones.

Ora un po' di matematica, prendi questa proporzione: la cucina classica sta alla Lirica come lo chef Rubio sta al punk. E' corretto?
(ride, NdA) Direi che ci può stare. Loro facevano ciò che sentivano, erano gli altri ad etichettarli come “diversi, sporchi, brutti e cattivi”. Lo streetfood è una metafora di tutto ciò, è veloce, grezzo ed efficace. Un po' come accade nelle tracce di gruppi come gli storici Sex Pistols per arrivare ai più moderni H2O. Il concetto alla base è molto simile: si parte da un'elaborata conoscenza tecnica per distruggere e, dunque, ricreare in chiave personale.

Beh, se mi citi gli H2O vuol dire che sei un fan dell'hardcore.

Non ho una cultura mastodontica in questo ambito. Nonostante si tratti di un genere che ho sempre ascoltato mi ci sono avvicinato di più grazie ad un amico di Milano che ha collaborato con me e DMAX per un promo che ha preceduto “Unti e Bisunti”. Ci siamo fatti un paio di concerti su e devo dire che la session live degli H2O mi è piaciuta parecchio. Poi come si possono non stimare dei quarantenni tatuati su ogni parte del corpo che saltano come matti su un palco per più di un'ora? Giovani dentro – massima stima per loro. Nella maggior parte dei casi si tratta di adulti che, nonostante l'età, mantengono una fiamma negli occhi che non si spegne mai. Il punk non morirà mai per quanto mi riguarda.


È più punk lo chef Ramsay o Rubio?

Direi che la risposta è molto semplice: il secondo! (ride, NdA). Ramsey non lo conosco personalmente, solo di fama. Mi ha sempre fatto molto ridere.


Dici che si tratta di un bluff?

Ne sono certo. Figuriamoci se nella vita reale si comporta così. Se anche nella vita reale si comportasse così si tratterebbe semplicemente di un coglione. Essere uno chef non significa assolutamente sgridare, insultare e umiliare. La risposta, comunque, è senz'altro “Rubio”. Mi sento decisamente più anarchico e ribelle rispetto a questo buffo signore. L'aggettivo punk me lo prendo io.



Tempo fa mi sono imbattuto in una tua intervista alla blogfest di Rimini. Non ricordo di preciso la domanda ma ad un certo punto sei finito a parlare dell'"appiattimento culturale causato dalla cultura filo-americana dei Supermarket 'worldwide'”. In pratica spiegavi che a NY, Roma e Calcutta, fra un po' di anni, si mangeranno le stesse cose. Come ogni aspetto della vita, anche la cucina può essere politica. Per te è lo stesso con la musica? Cosa ne pensi di quelle band che scelgono di associare alle loro canzoni un messaggio fortemente politicizzato?
Non credo sia un errore, né tantomeno un problema. Mi auguro semplicemente che le loro idee siano dettate dal cuore e non dal portafoglio. Il problema più grosso forse è la “coerenza”: spesso e volentieri questo fattore viene a mancare con il tempo, si parte con una certa convinzione che, mano a mano, scema. Il problema di intraprendere un percorso di rilievo come questo è proprio il saper mantenere certe idee salde negli anni. Altrimenti è meglio dedicarsi ad altro. Ad ogni modo, ripeto, non credo si tratti di una cosa negativa: si tratta pur sempre di un punto di vista che nasce da pensieri ponderati come lo è il parlar d'amore, di violenza ecc. Penso sia giusto ascoltare pareri diversi dai propri e, perché no, farsi influenzare. Bisogna sempre ascoltare più campane possibili e non dare mai troppo peso ad un pensiero solo, per quanto esso possa essere interessante e sensato: sarà sempre il pensiero di una creatura imperfetta, l'essere umano…



Parlando invece di esseri umani belli grossi, prima di Natale sei partito con un nuovo programma,“Cacciatore di Tifosi”, dove in ogni puntata sei accompagnato da un giocatore della Nazionale italiana di rugby. Sei in grado di fare una playlist per accompagnare la squadra in una loro ipotetica giornata tipo?
Beh, senza dubbio si tratterebbe di una tracklist molto varia, non mi affiderei ad un singolo genere proprio per dare una prospettiva giusta della varietà di momenti che si susseguono nella 'giornata tipo' di un rugbista. Te le elenco in ordine sparso, prima l'artista e poi la canzone:



Stone Sour – “Inhale”

Macklemore – “Can't Hold Us” (questa l'avrei messa nel furgoncino mentre li portavo ad allenamento)
The National – “Fake Empire”
Alexisonfire – “Mailbox Arson”
Biffy Clyro – “Mountains”

Azealia Banks – “212”

Mexican with Guns – “Mirage”

College & Electric Youth - A real hero”
Linkin Park – “Crawling”
The Streets – “Lock the Locks”

DubFX – “Love Someone”



E invece quando sei tu a far attività fisica cosa metti in cuffia?

Generalmente opto per qualcosa di abbastanza veloce. Potrebbe starci un po' di dubstep, mi aiuta molto anche un bel groove come quello dell'hip hop britannico dei The Streets o i il rock americano dei National. Per il tipo di attività fisica che faccio ora ho bisogno soprattutto di qualcosa di rilassato, il massimo che faccio al momento è un po' di corsa e qualche trazione. Nulla di incredibilmente faticoso o scattante. Ho bisogno di calma più che di adrenalina, in questo modo la musica segue il passo delle mie necessità.

Sei il tipo che abbina un determinato genere o gruppo alle pieghe che prende la giornata?

Direi proprio di si. Nell'ultimo periodo le mie giornate sono una folle maratona: “vai a presenziare al tale evento, vai a fare l'intervista per quello, domani svegliati all'alba per poter essere nel tale posto alla tale ora..” un delirio insomma. Perciò cerco di dare una degna colonna sonora al tutto, magari aiutandomi a gestire la situazione con generi musicali diversi: se per esempio sono in macchina nella playlist incastro un po' di Bon Iver e qualcos'altro di Beirut. Se invece sono di corsa la sinfonia si ribalta: Alexisonfire come se non ci fosse un domani. Si tratta di fare in piccolo ciò che fa un regista, uno sceneggiatore: dare profondità e armonia al contesto con la colonna sonora adatta. Ovviamente non si può neanche passare l'intera giornata con la musica a palla perché altrimenti non so quanto potrei tirare avanti.

La musica aiuta anche sul posto di lavoro? Se dovessi gestire un locale cosa faresti ascoltare in sala e cosa proporresti ai tuoi cuochi in cucina?
Beh dipende da molti aspetti. Se dovessi dirigere una squadra di ragazzi non so se metterei della musica in cucina, preferirei concentrarmi sul lavoro per essere sicuro che tutto proceda in maniera celere ed efficace. Non sono sicuro che la musica aiuti nello “spadellare” e nel comunicare con la squadra. Per quanto riguarda i momenti di riposo e la mise en place (composizione dei piatti) credo che, al contrario, la musica sia estremamente importante, aiuterebbe a distendere i nervi e a creare l'atmosfera adatta. Gli artisti potrebbero essere Fat Freddy's Drop, City and Colour e Beirut. Poi sarebbe interessante riproporre alla clientela la stessa atmosfera musicale imbastita per la mise en place, in modo da interagire con loro non solo tramite i piatti ma aggiungendo qualcosa in più.


Ormai sul lavoro sei una rockstar a tutti gli effetti. Sbaglio?
Beh, in parte si (ride, NdA), di strada da fare ce n'è davvero molta. Magari aggiungerei davanti alla parola “Rockstar” l'aggettivo “potenziale”. In merito alla fama il discorso cambia leggermente, ci sono “fan” che, per un motivo o per un altro, si sono affezionati al mio personaggio, ma si tratta semplicemente di una proiezione che loro hanno accostato alla mia faccia. Personalmente non mi ci rivedo molto. Ad ogni modo il mio sogno è sempre stato quello di essere una Rockstar! Chissà, magari un giorno butterò in aria pentole e padelle e mi darò alla musica (ride, NdA)… No, tornando seriamente alla risposta: se in un futuro saprò di essere stato coerente con le mie scelte e di aver mantenuto fede a questo cammino che ho intrapreso, riuscendo magari a comunicare qualcosa di rilievo potrei anche decidere di far mio l'aggettivo “rockstar”, perché no.


Inizia a strimpellare la chitarra e magari diventi una rockstar vera e propria. Grazie della disponibilità per questa intervista, molto gentile, davvero.

È stato un piacere. Mai mi sarei aspettato di fare un'intervista musicale, è stata una piacevole sorpresa. Trovo che ci siano poche cose tanto intime come i gusti musicali, mi è piaciuto discuterne con te su Rockit. A presto.

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L'articolo Il punk non morirà mai. Intervista a Chef Rubio di Federico Musso è apparso su Rockit.it il 2014-01-07 14:36:50

Tag: tv punk

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