Max Gazze - Verso la canzone pop e oltre

Max Gazzè ci racconta il suo nuovo album "Maximilian"

Max Gazzè Maximilian
Max Gazzè Maximilian

Nel nuovo disco ancora una volta ha fatto scelte compositive inaspettate, mantenendo viva la sua caratteristica principale: quella di scrivere delle raffinatissime canzoni pop. A Max Gazzè interessa essere onesto verso se stesso e i suoi sentimenti, e trasmettere questa onestà a chi lo ascolta. E ci spiega perché Sanremo e il Tenco sono ancora vetrine importanti.

Alcuni pezzi del nuovo disco richiamano direttamente Franco Battiato, “Mille volte ancora” e “Nulla” si posso facilmente immaginare cantate dal Maestro. È stata una delle tue ispirazioni?
Sono lusingato del paragone, senz'altro è uno dei cantautori italiani che più apprezzo, soprattutto perché mi interessano le sue ricerche più sperimentali sul suono, in questo senso “Nulla” è un brano riconducibile a Battiato. Per “Mille volte ancora” pensavo agli anni '80, in particolare ai New Order.

“Un uomo diverso” e “Sul fiume” mi sembrano canzoni sul tema della consolazione, dell'invito ad abbracciare il futuro con una certa positività. Potrebbero parlare sia a una moglie che a una madre.
Non vorrei svelare troppo su “Sul fiume”, è una canzone che secondo me se provi a definirla perde la possibilità di essere collocata altrove. Sicuramente parla d'amore, di figlie, di madri, compagne, ma soprattutto parla d'amore incondizionato. Mi piace immaginare che le persone che ascoltano le mie canzoni si emozionino e possano individuare il proprio destinatario. Invece “Un uomo diverso” è più riconoscibile, parla di una relazione più classica uomo-donna.

Trovo che tu scriva delle canzoni d'amore bellissime, destinate a diventare dei classici, penso a “La nostra vita nuova”; ma descrivi anche il dolore, apparentemente con una certa leggerezza, come in “A”, che ha un strofa leggera e ricca di immagini molto descrittive e poi un ritornello dove invece si sfoga un sentimento disperato.
Le descrizioni aiutano molto a riconoscere quello che vuoi dire in una canzone. Come quando l'autore di un libro descrive nei dettagli i paesaggi, le persone, le azioni e tu ti immergi nella storia come se ci fossi tu dentro. Per me la cosa migliore per scrivere una canzone d'amore è essere onesti nei confronti dei propri sentimenti.

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“La vita com'è” di che cosa parla?
È un invito a prendere la vita in maniera più serena, a cercare la felicità e a non resistere ai cambiamenti. Prendere la vita con un po' di filosofia ed essere più fatalisti, ma con grande ironia.

L'ironia non manca di certo in un brano come “Ti sembra normale”. Parla della friendzone?
Cos'è la friendzone?

Quando sei innamorato di una ragazza ma lei ti vede solo come un amico.
Ah! Ma un trombamico? Mi piace... (ride forte) No comunque anche in questo caso parlo di rapporti tra le persone guardando più al quotidiano, a quello che ci succede ogni giorno. Penso sia una canzone in cui ognuno ci può vedere quello che vuole, mi piace anche la tua interpretazione perché secondo me quando una persona attribuisce un significato a una canzone, quel significato automaticamente esiste, è una cosa vera. La realtà è tutto ciò che tu immagini sia la realtà.

Mi spieghi la scelta stilistica dietro due brani diversi e in parte difficili come “In breve” e “Verso un immenso cielo”, che conclude il disco con un'incursione nella musica classica?
Questo è un disco molto eterogeneo, oltre la canzone pop, c'è del progressive, c'è il barocco abbinato a un testo un po' particolare come “In breve”; “Verso un immenso cielo” è un brano che ha un'evoluzione sinfonica, che si allontana completamente dal pop.
Mi piace ogni tanto fare delle cose che non siano legate alla struttura della canzone pop classica, la così detta “forma canzone”. Nel caso di “Verso un immenso cielo” c'è una composizioni molto rigorosa, nelle scelte armoniche e degli strumenti e negli arrangiamenti. Ho usato un'intera orchestra sinfonica, violini, fiati, timpani, è una composizione davvero complicata. Volevo andare oltre la definizione del cantautore inteso come quello che compone una canzone classica voce e chitarra, visto che ho studiato da ragazzo direzione d'orchestra, conosco l'estensione dei vari strumenti, ho dato sfogo a un capriccio che avevo in mente di fare da tanto tempo cioè arrangiare una cosa così complessa.

Quando scrivi le canzoni sei uno istintivo o per te è un lavoro quotidiano?
Quando decido di lavorare su delle canzoni mi ci metto su finché non le finisco, avvalendomi di una serie di collaboratori tra cui mio fratello Francesco con cui scrivo da tantissimi anni e Giorgio Baldi, il chitarrista con cui suono da più di vent'anni.



Tuo fratello è il tuo paroliere per la maggior parte dei brani, scrivete contemporaneamente musica e testo o vengono separatamente?
Non c'è un metodo, lavoriamo in maniera diversa, certe volte leggo un testo e mi viene l'ispirazione per la musica, altre volte capita che lui senta un brano che lo ispira su certe parole, certe volte lavoriamo insieme. Lasciamo andare le cose per come naturalmente si svolgono, l'idea può venire sempre da fonti diverse, per questo mi piace anche avvalermi di tanti collaboratori e farmi influenzare.

Eppure esiste uno stile Gazzè molto riconoscibile anche nell'estrema eterogeneità dei tuoi dischi. Come fai a non ripetere schemi già usati?
Ci vuole un po' di mestiere, quando hai la canzone giusta che può funzionare, bisogna saperla vestire. Ti faccio l'esempio de “La vita com'è”, è una canzone molto orecchiabile, ma ha un arrangiamento decisamente anomalo: c'è un po' di twist, un po' di ska inglese degli anni '80, un po' di cori della steppa (ride), un po' di mondo balcanico... io mi lascio andare molto alle sensazioni che navigano mentre compongo, però voglio che le canzoni abbiano un senso alla fine, ascolto tanti dischi senza senso, senza un appiglio... Per questo sì, c'è la riconoscibilità ma mi piace molto sperimentare.
In questo album volevo comunque fare un disco di canzoni, anche meno difficili dei precedenti, per me è un lavoro a metà tra la pop-art e l'impressionismo: mi interessa innanzitutto dare delle sensazioni, per farlo però uso anche delle vie impervie, canzoni con al loro interno sei tonalità come “Il solito sesso”, un brano assolutamente anomalo che mai avrei pensato potesse diventare un brano radiofonico, eppure lo è diventato. Quindi è questo il mio modo, trovare idee nuove per vestire canzoni che comunque possono essere suonate anche chitarra e voce sulla spiaggia.

Tu sei molto bravo a uscire vincitore da Sanremo anche se non vinci mai.
(ride) È vero, è vero, mi è già successo...

Decidi autonomamente di andare al festival quando hai la canzone giusta o ti metti a scrivere in vista del festival? Ma soprattutto come fai ad azzeccare sempre il brano e ad uscirne bene dal palco che per altri invece è molto rischioso?
In realtà ogni volta che sono capitato a Sanremo è stato perché i tempi di lavorazione del disco coincidevano con la possibilità di portare un brano lì, che è un canale molto immediato. Per esempio quest'anno per me non è cambiato molto: “La vita com'è” sta andando benissimo lo stesso. Di solito il giorno dopo Sanremo tutto si azzera, e bisogna vedere come va poi il brano alla radio.

Secondo te manifestazioni che ormai hanno i loro anni come Sanremo o il Premio Tenco hanno ancora un'importanza per la promozione di un artista o di un disco?
Sanremo e il Tenco sono fenomeni prettamente italiani, il Tenco è quasi un festival parallelo, anche perché condivide con Sanremo la città in cui si svolge. Quando ho iniziato io il Premio Tenco era un momento importantissimo, adesso probabilmente si è perso il senso di quel tipo di mondo cantautorale, però è importante che queste manifestazioni mantengano una dignità e una collocazione nel mondo della musica. Io penso che il Tenco sia ancora importante e farò di tutto perché resti tale, è uno dei luoghi in cui una certa tipologia di artisti può farsi conoscere. Anche Sanremo è ancora un'istituzione, infatti anche chi va ai talent poi partecipa a Sanremo. Evidentemente ha un'importanza molto profonda nella memoria storica collettiva. Sanremo è un archetipo.



A proposito di artisti che vogliono farsi conoscere, com'è nata la collaborazione con Tommaso Di Giulio per il brano “Disordine d'Aprile”?
È nato tutto perché Baldi, il mio chitarrista, stava lavorando alla produzione di alcuni brani di Tommaso, ho ascoltato delle cose, c'era un brano che mi piaceva come idea e ho deciso di lavorarci anch'io. Il testo era molto bello, ho voluto dare la possibilità a un emergente di farsi ascoltare. Non voglio fare il Cicerone, però così come mi piacerebbe lavorare con artisti di grande fama, per esempio Vasco Rossi, mi piace anche dare spazio a chi sta emergendo, è una piacevole responsabilità quella di essere d'aiuto a persone che meritano.

Tu hai cominciato all'estero, che è il punto di approdo dove vogliono arrivare di solito le band italiane. Però sei tornato, come mai?
Sai il fatto è che per me l'estero non era “l'estero”, io sono cresciuto a Bruxelles, quindi per me la parola “estero” ha un significato diverso. Ho cominciato a suonare con una band con cui sono rimasto per parecchi anni e abbiamo girato tutta l'Europa, poi ho deciso di tornare perché volevo scrivere delle cose in italiano e iniziare un mio percorso personale, con tutti i rischi che questo comporta. Cantare in italiano è un limite soprattutto quando vai in paesi anglofoni, per esempio in Germania vengono anche i tedeschi a vederti, ma in Inghilterra il pubblico è prevalentemente di italiani che vivono all'estero.

Quindi non hai mai pensato di scrivere delle canzoni in inglese?
No no, assolutamente, sono felice come sto. C'è già tanta gente che canta in inglese, a me piace l'italiano, mi piace giocare con il suono delle parole, e penso di farlo egregiamente.

Intanto continua il tour che ha già portato al raddoppio di diverse date del 2016, ecco dove potrete vederlo:
-30.01, Pescara, Palasport
-5/6.02 Bologna, Estragon
-9/10.02 Milano, Alcatraz
-11.02 Venaria Reale (To), Teatro Concordia
-19/20.02 Roma, Atlantico Live
-25/26.02 Firenze, Obihall
-5.03 Brescia, Pala Banco
-12.03 Riva del Garda, Pala Meeting
-25.03 Padova, Gran Teatro Geox
-1.04 Foligno (Pg), Pala Paternesi
-2.04 Rimini, Velvet Club

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L'articolo Max Gazze - Verso la canzone pop e oltre di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2015-12-17 11:00:00

COMMENTI (5)

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  • nelik 8 anni fa Rispondi

    @claudia.nanni non sai quanto sto rosicando, sarò in Italia per un matrimonio quel week end :(

    Senti, ma visto che hai questi poteri, puoi fare qualcosa per la pubblicazione dell'album su vinile?? :)

  • claudia.nanni 8 anni fa Rispondi

    @nelik Accontentato! Max suona a Bruxelles il 13 Maggio!
    Info e biglietti su beitlive.com

  • gix65 8 anni fa Rispondi

    ...molto interessante....intelligente...vero.

  • nelik 9 anni fa Rispondi

    Grande Max, non sapevo che fossi cresciuto a Bruxelles... perché non vieni a suonare qui a Bruxelles, visto che sono a viverci da un annetto? :)

  • faustiko 9 anni fa Rispondi

    Piaccia o meno (magari oggi un po' meno degli inizi), un personaggio onesto e umile. Ce ne fossero...