Lo Sportello Unico per la Musica è un modello milanese da estendere a tutta l'Italia

Abbiamo intervistato Andrea Minetto e Silvia Tarassi dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano per farci spiegare come funziona

Lo sportello unico della musica per Milano
Lo sportello unico della musica per Milano

Primi significativi passi per un “Modello Milano”: ovvero, come le istituzioni possono muoversi per agevolare la diffusione della musica in Italia (o almeno non ostacolarla troppo).
Abbiamo incontrato Andrea Minetto e Silvia Tarassi dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano che ci hanno spiegato come funziona questo famoso "Sportello Unico per la musica", e tanto altro ancora. 


Ciao Andrea, ciao Silvia. Andiamo subito al sodo del discorso e poi da lì proviamo un po' a raccontare sfumature, difficoltà, resistenze, vittorie, positività etc. Perchè parliamo di “modello Milano”?
Partiamo da una considerazione di base, che non è più una sfortuna o uno svantaggio, ma semplicemente la nuova condizione, il nuovo stato delle cose con cui dobbiamo fare i conti e da cui partire: per tutti i tagli che sappiamo, l'Ente locale non può più contribuire come negli anni '80 e '90 con un supporto in termini monetari, di cash, alle iniziative culturali. 

Ovvero zero finanziamenti
Ovvero zero finanziamenti, sì. Come invece si faceva negli anni passati. Il Comune non può più finanziare, più o meno, con criteri più o meno giusti, diciamo così “a pioggia”, tutta una serie di iniziative e progetti. Quell'epoca è definitivamente finita, archiviata. Partendo da qui ci siamo interrogati sul cosa può fare l'Ente locale, se non può più dare soldi (perchè non ci sono proprio più). La risposta che ci siamo dati è che quello che si può fare è 1) coordinare e 2) agevolare sui servizi.
Coordinare non nel senso di fare una direzione artistica della città, sia ben chiaro, ma cercare di aiutare gli operatori a non sovrapporsi, a non cannibalizzarsi a vicenda, per quanto possibile, di far emergere la massa critica di tutti gli operatori, non solo i principali, non solo i più grossi e “potenti”. Un lavoro di coordinamento su tutti i livelli insomma.
L'altro grande filone di lavoro, che costituisce in parte quello che l'assessorato alla cultura del comune di Milano ha fatto, è quello di lavorare sui servizi, ovvero “tu comune non puoi darmi i soldi allora agevolami su alcuni servizi per farmi spendere meno”. Ecco, il 'Modello Milano' funziona ed è esportabile se va avanti su queste due direttrici.

Ok. Si inserisce in una di queste due direttrici quello che viene chiamato 'Sportello Unico per la musica', che è anche uno dei punti caldi, diciamo così, che coinvolgono tanti operatori del settore, musicisti e lettori di Rockit. Lo spieghiamo?
Certo. Nell'ambito di lavoro legato al tema dei servizi e della facilitazione che l'Amministrazione può dare agli operatori culturali, sicuramente uno dei grandi passi avanti che è stato fatto è quello dello 'Sportello Manifestazioni di Expo in Città', volgarmente conosciuto come tu dici 'Sportello Unico per la musica', fra l'altro già ampiamente sollecitato da parte degli operatori culturali fin dalla campagna elettorale milanese del 2011.
Premessa. Uno dei più grossi problemi per chi organizza eventi a Milano era da sempre l'assoluta difficoltà di gestione di tutti i permessi e licenze necessarie, che erano divisi e scorporati in tanti uffici e luoghi diversi, rendendo quindi molto difficile, specie per gli operatori più giovani riuscire a tenere le fila di tutti i permessi necessari. Da ora questo è superato.

Nel senso che adesso un ragazzo o una ragazza di 16 anni che non ha esperienza con queste cose ma che vuole organizzare un concerto, un piccolo evento, qualsiasi cosa, da adesso ha un posto, un indirizzo fisico, dove andare e risolvere tutti i suoi dubbi, chiudere tutte le pratiche e in massimo un'ora esce da lì che ha il suo evento in regola. Giusto? Dov'è questo posto “miracoloso”? Dov'è questo sportello?
Ahahah. Miracoloso... Vedi? Non dovrebbe essere visto così, “miracoloso”, dovrebbe essere la normalità.



Certo, l'ho sottolineato apposta. Bisogna mandare email per chiedere un appuntamento? O è sempre aperto?
Lo 'Sportello Manifestazioni di Expo in Città' è in via Pecorari 3 al 3° piano sala 348. Gli orari d'apertura al pubblico sono dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 per appuntamenti, telefonare dalle 14.30 alle 16.30 ai numeri 0288462832 - 0288462836
Ci sono due persone allo sportello pronte a rispondere a tutte le domande e operativamente a raccogliere tutta la documentazione necessaria. Lo Sportello è il nuovo posto dove richiedere e ricevere tutte le autorizzazioni che vanno dall'occupazione del suolo pubblico, alla licenza di pubblico spettacolo, alla pubblicità. Tutto l'iter burocratico che bisogna fare può essere svolto lì. Per di più, e questa è un'altra novità di cui siamo molto felici, il tutto può essere fatto attraverso un unico modulo, che riunisce tutte le richieste che prima erano invece divise in diversi moduli, con un risparmio di tempo, perché banalmente bisogna compilare un'unica volta.

...un risparmio di tempo, e di carta (e alberi)
Sì, ma anche economico per l'utente, perchè per ogni modulo prima bisognava mettere la marca da bollo mentre adesso è una sola marca da bollo per un modulo unico. Aggiungo un'altra cosa importante, che forse può interessare i giovani organizzatori o i soggetti che non sono abituati a muoversi nelle trame della burocrazia come professione: per la prima volta il rapporto con il Comune non è solo di accettazione SI/NO della domanda o in termini di giudizio rispetto alla domanda, ma c'è un momento formalizzato di consulenza, cioè la parte grossa, importante, è che ora ti viene spiegato tutto ciò che ti può servire o non servire, ciò che è consigliabile o non consigliabile, per l'organizzazione di un evento. Questa fase consulenziale crediamo sia anch'essa molto molto importante.
La procedura ha ancora molto da migliorare, soprattutto in termini di digitalizzazione, perchè per adesso si sta cercando di digitalizzare completamente il processo dall'interno, ma ancora non siamo riusciti a farlo per l'esterno, non si riesce ancora cioè a far compilare digitalmente questo modulo unico per tutta una serie di problemi tecnici e lo sappiamo che è deleterio nel 2015, ma bisogna procedere per passi.

Quindi questo Sportello funziona adesso per Expo. C'è la speranza che ci sia anche a Expo finito, ovvero che continui ad esistere, ma non c'è la certezza. Giusto?
Non c'è solo la speranza ma c'è la convinzione e la volontà di far proseguire questa esperienza, perché tra le varie cose positive di Expo (tralasciando le negative) è che rappresenta uno stimolo. Senza Expo questa accellerazione non ci sarebbe stata, questo Sportello non sarebbe esistito. È chiaro che deve essere sistemato, è chiaro che da parte nostra c'è la volontà almeno politica di farlo proseguire. Internamente, la parte interna di Burocrazia e di Struttura ha delle fortissime resistenze, perché per loro è cambiare il processo di lavoro, cambiare tradizioni, piccole rendite di potere, la frammentazione del lavoro rende anche frammentaria la gestione del potere, quindi questa cosa è veramente mal vista all'interno di alcuni settori. Non nascondo che avremo delle difficoltà. La nostra volontà è di proseguire per poterlo migliorare.

Passiamo a un altro argomento “spinoso” che riguarda il rapporto degli organizzatori (e dei cittadini tout court) con le istituzioni, e che potrebbe essere inserito in quello che poco fa descrivevi come coordinamento. Questo “coordinare” può essere anche percepito come un “mettere il cappello” da parte del Comune su iniziative create da altri. Ovvero quella cosa sgradevole per cui “io politica mi approprio delle forze vive della città che fanno e rischiano al posto mio”.
Come state lavorando su questo tema? Che poi è un fatto di percezione, il confine è labile tra appropriazione e valorizzazione, come la intendete voi. Tra il venire “sfruttato” (passami il termine) e il riconoscimento e l'orgoglio del dare qualcosa alla città.
Se agli operatori quello che arriva è una percezione distorta, l'errore è di chi comunica, e quindi delle istituzioni. Il cambio che si sta provando ad attuare è esattamente quello che va dal “mettere il cappello” al “mettere la luce”, cioè a evidenziare. Visto che noi non produciamo ormai quasi più niente e abbiamo difficoltà a realizzare qualsiasi cosa, la nostra intenzione è valorizzare quello che il territorio fa, potenziare ancora di più quello che viene fatto e agevolarlo, puntare i riflettori ed esaltarlo. E questa cosa ovviamente dobbiamo essere anche noi molto più bravi a comunicarla. Nel passato forse non c'era questo interesse ma forse non c'era nemmeno quest'ottica totale di lavoro come servizio pubblico.
Noi personalmente la viviamo così perché non abbiamo nessuna carriera da fare qui dentro e quindi ci sentiamo al servizio di quelli che producono davvero, di quelli che investono con il loro lavoro sull'offerta culturale della città. È la città che ci guadagna in quest'ottica di coordinamento. Mentre prima erano pochi i soggetti che riuscivano ad ottenere i finanziamenti (quelli più esperti, quelli più connessi, quelli con una maggiore capacità di lobbing anche), adesso, grazie anche a questo coordinamento, c'è la possibilità anche per i soggetti più piccoli di entrare in contatto diretto con il Comune iscrivendosi sulla piattaforma di Expo in città. Si spera di superare quel rapporto conflittuale di cui parli, di sicuro si può aprire un rapporto. È su questa 'normalità' che bisogna insistere, sul fatto che sia 'normale' parlare con le istituzioni.

Riepiloghiamo: non ci sono soldi, quindi basta finanziamenti, sì a servizi, visibilità e facilitazioni (almeno quella è la direzione). In più, ed è la cosa più inaspettata ed interessante di cui non abbiamo ancora parlato, siete riusciti a fare un accordo con la SIAE che porta nel concreto dei risparmi per chi organizza. Giusto?
Riallacciandoci al discorso del 'Modello Milano': il nostro è un approccio che tiene conto della complessità, non va avanti a slogan tipo “SIAE merda, il problema è la SIAE”. No. La SIAE è una cosa complessa e quindi abbiamo cercato di approcciarla in maniera globale, il che vuol dire sia tutele del diritto d'autore (non dobbiamo dimenticarci che se non tuteliamo quello, ci dimentichiamo la libertà d'espressione) sia agevolazioni di tipo burocratico, finanziario, procedurale.
Questi i punti dell'accordo che l'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano ha chiuso con la SIAE: innanzitutto la creazione di un fondo speciale da parte di SIAE di 60.000€ da dividere tra soggetti che hanno in lineup molti autori giovani (ovvero per la 1° volta sarebbe la SIAE che da i soldi a un organizzatore e non solo viceversa). Seconda cosa: un'agevolazione trasversale del 10% per gli eventi gratuiti, su tutta l'area metropolitana (ovvero se organizzi un evento gratuito si paga il 10% di SIAE e non il 20%). Terza cosa: annullamento, utile soprattutto ai piccoli, del deposito cauzionale per diritti dovuti sotto i 1000 euro. Questo vuol dire che le piccole associazioni o i piccoli soggetti non devono più essere costretti ad avere esborsi onerosi, tipo tirare fuori 800 euro a caso in anticipo, che stanno poi immobilizzati un mese. In ultimo, la presenza di un addetto/consulente SIAE allo Sportello Unico a disposizione dei cittadini.

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L'articolo Lo Sportello Unico per la Musica è un modello milanese da estendere a tutta l'Italia di Stefano 'Fiz' Bottura è apparso su Rockit.it il 2015-04-28 12:14:00

Tag: siae eventi

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