Che cos'è un dj? Risponde TY1

Tutte le richieste più assurde che si è sentito proporre in consolle – tipo: mi metti Mannarino? - ed il suo personale punto di vista su come oggi i giovani si approcciano alla nobile arte del turntablism. A Ty1 abbiamo fatto una domanda sola: cos'è un dj? Ecco come ha risposto.

Tayone Clementino Marracash scratch turntablism
Tayone Clementino Marracash scratch turntablism

Presentiamo una nuova serie di interviste basate su una sola domanda: che cos'è un dj? Per inaugurare la rubrica non potevamo che scegliere TY1, che ha pronto un nuovo album (previsto per settembre) e sarà uno dei principali protagonisti dei dj set del MI AMI 2015.

Mettiamola così: TY1 ha due facce. C'è quella hip hop, la tua lunga esperienza come turntablist, i live con Clementino e Marracash, e poi c'è quella più dance, le collaborazioni con Blatta & Inesha...
Guarda, alle volte suono e mi dicono “Ah, ma fai anche elettronica!”, altre volte invece mi dicono “Ah, ma fai anche hip hop!”... Io fondamentalmente sono un dj, non mi sono mai sentito fedele ad un genere, suono quello che mi piace. Suono quello che per me ha groove, che per me può essere un brano di Flying Lotus o di J Dilla o un pezzo dei Disclosure. Non sono un grande amante delle caciarate, non mi piace ad esempio molto l'EDM e anche quando suono dei pezzi trap mi piacciono le cose più “pettinate”. Io sono nato con lo scratch grazie ai vari Zappalà e Prezioso, questi personaggi che fondamentalmente suonavano techno, mi è sempre piaciuto scratchare sulle robe veloci... Ho ascoltato molto rap fin da bambino, quindi Run DMC, Snoop Dogg eccetera, ho sempre collezionato dischi e fondamentalmente mi piace mischiare, vado molto a istinto.

Parlavi di selezione musicale e di EDM: la gente guarda i video su YouTube di festival come il Tomorrowland e vede questo dj lì, una figurina in mezzo a fuochi d'artificio, scenografie ecc. Davanti a lui ci possono essere tranquillamente cinque o anche diecimila persone ed è ovvio che il dj metterà solo roba caciarona, come dicevi tu...
È chiaro.

Però tremila persone a Woodstock che ascoltavano le improvvisazioni di Miles Davis comunque c'erano. Lasciamo perdere la componente droga, che fra l'altro non manca neanche nei festival come Tomorrowland...
Era un altro periodo. Le nuove generazioni sono esattamente lo specchio della tecnologia che usiamo, non sono più persone ma dei nomi da Facebook, dei cartonati da WhatsApp. Tu fai l'esempio di Woodstock ma lì era tutta un'altra cosa, lì c'era il Vietnam, c'era la voglia di evadere dal sistema, di reagire in un certo modo e anche la musica faceva la sua parte. Ora come ora è tutto ridotto a niente; quando mi vedono con il giradischi mi chiedono “Ma che cos'è?”, ti rendi conto? È tutto ridotto a niente, alle view su YouTube, mancano la cultura, lo studio, la ricerca. Mi ricordo quando ho cominciato io a mixare e scratchare dovevo capire come si facesse e stavo ore ed ore a studiare e ad ascoltarmi di tutto. Ora metti “Scratch” o “Mix” su YouTube e c'è il tipo che te lo fa vedere. È tutto un fast food, bisogna ritornare al kilometro zero della musica. Anni fa c'era il producer che faceva musica e la passava al deejay che la suonava: allora quel deejay poteva scratchare o non scratchare ma era uno che comunque metteva i dischi in un certo modo... Una volta o sapevi mettere i dischi a tempo o non li sapevi mettere, c'era poco da fare. Mi sembra che i giovani di adesso vogliano la polpetta in bocca, capito? Non c'è voglia di rischiare, di mettersi in gioco, a livello personale ma vale anche per l'arte, la politica...

Sì..
. Infatti i ragazzi si bruciano le tappe, trombano a dodici anni, si fanno la coca a tredici, e lo stesso vale per la musica: i generi cambiano e un giorno va quello, poi non va più, così o colì, è tutto un po' come di polistirolo, non c'è vera sostanza.

Mi interessa il fatto che tu colleghi il discorso eminentemente musicale ad un quadro più generale, politico. Andare a ballare è stato in certi momenti un gesto davvero politico: penso ad esempio alle discoteche gay di New York alla fine degli anni '70 o ai rave inglesi dei primi anni '90. Ora invece i dj sono i cartonati di cui parlavi tu, delle macchiette buone per la presa in giro di The Lonely Island che si vede nel loro “When Will The Bass Drop?”...
Sì, i dj di una volta con due giradischi e un mixer hanno fatto delle cose nel passato che i dj di oggi con Serato, Traktor, il controller, la zia la madre e la cugina, non sanno nemmeno cosa siano. Facciamoci delle domande: perché succede questa cosa? Io ho cercato di portare la mia esperienza passata all'interno di queste nuove dinamiche senza sedermi sui risultati raggiunti, ma cercando di evolvermi. I ragazzi di oggi magari iniziano con i cd, che è una cosa che io proprio non concepisco perché manca la manualità, il contatto con il disco... Io con i cdj riuscirei solo a fare le cose base del mio set per dirti, e infatti quando senti dei dj che usano Serato con il vinile lo senti, vedi A Trak o Craze o Mixmaster Mike, o per andare verso il mondo del clubbing Sven Vath, Marco Carola, Jeff Mills... La differenza c'è eccome. Il disco è più umano, più bello. Il cd è come una tetta di silicone per me.

Torniamo per un attimo al discorso musicale: ho sentito molti dj dire “Metto tutto quello che mi passa per la testa perché di musica ce n'è una sola, quella buona”. Di solito sono quelli che invece suonano per un'ora solo martellate da ora di punta. Come si fa ad essere contemporaneamente padroni del proprio stile ed anche consapevoli delle esigenze della folla? Con i dj resident una volta era facile perché si instaurava con il pubblico un rapporto di fiducia per cui potevi permetterti anche di spaziare; ora invece passi a suonare da Catania a Bologna a Roma e metti i dischi giusto per il tempo di accorgerti che stai suonando.
Per me è un delirio perché passo a fare le serate per i ragazzini perché sono il dj di Clementino e Marracash e poi a fare il MI AMI e altre situazioni con un pubblico un po' più adulto. A seconda della situazione mi adatto: se si tratta di un pubblico giovane metto cose un po' più dure magari. Però si tratterà sempre di cose che piacciono a me, indipendentemente dal contesto. A me cassa e rullante belli presenti piacciono sempre!

Ti è mai capitato il tizio o la tizia che ti vengono a chiedere il disco?
Certo, quasi ogni volta che suono.

Qual è la cosa più strana che ti hanno chiesto?
Guarda, ti giuro, mi è successo quest'anno a Pasquetta in questo posto stupendo che si chiama Dum Dum vicino a Salerno, sulla spiaggia... Pasquetta è uno dei giorni culto di questo posto, quando ho suonato io per dirti c'erano duemila persone. Stavo mettendo un sacco di cose super dance e questa ragazza si avvicina e mi fa: “Scusa, ma qualcosa di Mannarino?”. Non mi stupisco più di nulla. Io non ho mai chiesto ad un dj di mettere su qualcosa che volevo io. Se non ti piace quello che uno sta mettendo, perché non te ne vai? O perché non ti metti a fare tu il dj?

Beh, c'è questo stereotipo per il quale il dj non è diverso dai camerieri, per cui come ordini un cocktail ordini una canzone.
Infatti io ho una tecnica. Di solito dico: “Mi spiace, l'ho già messo!”.

---
L'articolo Che cos'è un dj? Risponde TY1 di Francesco Fusaro è apparso su Rockit.it il 2015-05-15 07:47:00

COMMENTI (2)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • NXLT 9 anni fa Rispondi

    Raro sentire un DJ dire cose sensate... TY1 ha spessore artistico e culturale unici!

  • calabriainvacanza 9 anni fa Rispondi

    beh, quanta verita in questa intervista, dal tronde Tayone non è certamente un che si è improvvisato. E' riuscito a centrare molto il discorso del dj emergente che vuole la polpetta sotto il muso e mi è piaciuto molto il concetto che ha espresso sulle richieste ai djs una cosa che io come tutti altri odiamo a morte sicuramente.
    Se ti va passa a trovarmi:
    dariopower.it