Dal lo-fi al ci sei: tre modi di registrare un disco - L'autonomia totale: Il Re Tarantola ed Emma Filtrino

Tre interviste per conoscere tre modi differenti di registrare un disco: chi registra a casa, chi in uno studio di registrazione e chi in un superstudio di fama.

Il Re Tarantola ed Emma Filtrino raccontano come hanno registrato il loro disco in totale autonomia
Il Re Tarantola ed Emma Filtrino raccontano come hanno registrato il loro disco in totale autonomia

Lo dicono tutti i gruppi: oggi fare un disco è molto più facile rispetto a qualche anno fa. Può bastare un impianto minimo per ottenere un disco che si può far girare su Internet e avere la speranza di essere notati. Ma quanto conta, nel 2012, la qualità della registrazione? L'abbiamo chiesto a tre persone che lavorano a livelli diversi nella musica e nel mondo degli studi. Iniziamo con Manuel Bonzi, mente di Re Tarantola ed Emma Filtrino, autore di "Il nostro amore sa di tabacco", un album registrato in totale autonomia.


Voi fate tutto in autonomia e autoproduzione e la vostra musica è fortemente legata a questo contesto. La decisione di non affidarvi a uno studio è una necessità o una scelta?
E' sia l'una che l'altra cosa. Quando registro, in genere, faccio tutto da solo, (Emma di solito mi segue solamente nei live) ed economicamente non mi sarei potuto permettere il lusso di andare in uno studio. Tuttavia si è trattato anche di una scelta. Visto il genere e la “filosofia” del progetto, mi è sembrato abbastanza simpatico, sincero e sensato che il disco fosse registrato in casa, senza nascondere (troppo) gli errori della nostra musica e allo stesso tempo differenziandoci dalla massa degli album sempre più sottoposti ad un “lifting musicale”, sempre più modificati, corretti e “migliorati". Comunque questa è la scusa, in realtà non avevo soldi.

Quali sono per voi i pro e i contro di registrare tutto da soli?
Di positivo c'è sicuramente che nel tuo studio/sala prove ti senti in un ambiente intimo, che conosci e lì hai tutto il tempo per provare e riprovare le canzoni fino a quando sei soddisfatto di ciò che hai suonato. I contro sono, almeno in principio, la mancanza di attrezzature e di professionalità. È logico che un musicista che si improvvisa nel fare il fonico non ottenga gli stessi risultati di chi ha esperienza.
La cosa fondamentale comunque sta nel capire cosa si sta facendo. Per un progetto come il nostro il fatto che la registrazione non sia oggettivamente bella, può rivelarsi un punto di forza, così come in una band grunge non serve obbligatoriamente che la registrazione sia pulitissima.

Non sentite la mancanza di un confronto con qualcuno esterno alla band?
Anche a questa domanda rispondo un po' si un po' no, anche se in parte dipende che abitiamo in Val Camonica, un po' sperduti sui monti. Dalle nostre parti c'è entusiasmo riguardo alla musica e si comincia a vedere in giro qualche studio di registrazione ben fatto, ma forse, se si guarda la media, il livello delle produzioni è ancora basso rispetto a quello che si produce in città.
L'altra faccia della medaglia è che, anche quando abbiamo avuto a che fare con professionisti, è stata dura far capire ad altre persone quello che volevamo ottenere e non ne siamo mai usciti completamente soddisfatti. Tra l'altro neanche quando facciamo le cose da soli siamo mai pienamente soddisfatti..

In che modo cambierebbe la produzione di un vostro disco se vi appoggiaste a uno studio di registrazione?
Di sicuro, avendone la possibilità, registrerei prima l'album a casa, per poi arrivare in studio serio sapendo più o meno cosa devo fare.
Poi non lo so, mi tirerei un po' più di paranoie perché saprei che “dietro al vetro” ci sarebbe qualcuno che mi ascolta mentre sto suonando e questo mi spaventa un po'. Poi c'è sempre il problema che per andare in studio dovrei avere altri musicisti se no sarebbe deleterio. Però avere altri musicisti sarebbe come fare entrare le idee di qualcun altro nella mia musica ed io sono molto geloso della mia musica e delle mie idee... ma forse questo è un mio problema mentale..

Per la vostra esperienza, quanto costerebbe registrare in uno studio un disco di dieci tracce?
Dei nostri amici musicisti che si sono informati presso qualche studio mi hanno detto che per una settimana si va verso i 1500 o giù di lì.
Però non lo so, magari sono cifre inventate.

Quanto spendete registrando in autonomia?
Anche registrare in autonomia è dispendioso. Per comprare delle strumentazioni abbastanza valide come due monitor, una scheda audio, un computer e tre microfoni ci vogliono un po' di soldi. Poi noi non abbiamo fatto nessun lavoro di insonorizzazione della stanza o quelle cose lì. Un po' ci si deve adattare.
La filosofia secondo me, per chi registra in casa, dovrebbe essere quella del migliorare pian piano, un passo alla volta. Ad esempio io per ora non ho neanche un mixer per registrare: se hai un computer, un buon software per registrare ed una scheda audio con 10 ingressi, ti possono bastare anche per riprendere i microfoni di una batteria senza per forza avere un mixer enorme. E se poi non sei troppo esperto, forse ti è anche più facile capire cosa stai facendo.

Ma quando ascoltate per la prima volta il disco finito, il fatto che suoni così "povero" non vi fa venire il dubbio di avere sprecato troppe energie per un prodotto che in tanti ascolteranno con sufficienza?
Sono abbastanza contento di come è uscito “Il nostro amore sa di tabacco”. Volevo fare un disco stile Daniel Johnston o The Moldy Peaches. Mi sono sempre piaciute quelle cose lì e non è detto che ad un suono “povero” l’ascoltatore risponda necessariamente con sufficienza, è questione di gusti. Allora si potrebbe fare lo stesso discorso ad un gruppo strumentale, bisognerebbe chiedere ai membri di quel gruppo cosa suonano a fare, tanto si sa che la massa degli ascoltatori di oggi ascolta la musica dal computer, con una frenesia fuori dal normale e se fai una canzone senza cominciare a cantare almeno dopo 30 secondi dall’inizio del pezzo sai già che al 99% andrà a finire nel cestino. Piuttosto mi sarebbe venuto il dubbio di aver sprecato troppe energie se avessi speso troppi soldi per “scommettere su me stesso” e in tanti mi avessero ascoltato con sufficienza.

Realizzare dischi così lo-fi non vuol dire chiudersi da soli molte porte davanti a sé?
Molto probabilmente si, ma più che di porte (soprattutto in ambito musicale dove “le porte che ti portano in paradiso” sono sempre meno) io parlerei di strade e tante volte non è neanche un male che qualche strada sia chiusa, le strade chiuse aguzzano l'ingegno e ti fanno scoprire vie secondarie a cui non avresti mai pensato (ad esempio ora sto rispondendo ad un'intervista di Rockit e magari qualcuno la leggerà, ci conoscerà e comincerà ad ascoltarci... se avessimo registrato convenzionalmente magari non mi avreste intervistato). Certo, se un giorno ci fosse un'opportunità concreta di “arrivare più lontano” ne saremmo felici, ma non vorremmo, soprattutto economicamente, “fare il passo più lungo della gamba” per arrivare chissà dove.

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L'articolo Dal lo-fi al ci sei: tre modi di registrare un disco - L'autonomia totale: Il Re Tarantola ed Emma Filtrino di Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2012-11-20 14:15:10

COMMENTI (1)

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  • derapageband12 anni faRispondi

    noi abbiamo registrato il nostro disco nell'arco di 3 mesi in sala prove, in condizioni acustiche non ottimali e con attrezzature certamente non all'avanguardia (un pc vecchio di dieci anni!), ma il risultato ci soddisfa molto e sapete perchè? perchè abbiamo avuto la possibilità di sperimentare cose varie durante la registrazione che non potevamo sperimentare in uno studio a pagamento senza notare prima o poi il tipo dall'altra parte del vetro che iniziasse a sbuffare guardando l'orologio. poi, magari, registrando andava bene la prima take, e quando non andava bene, sia che ne accorgessimo subito o dopo un mese, nessuno ci metteva fretta. altre volte invece con la base in loop l'assolo di chitarra veniva eseguito 7-8 volte finchè non andava bene. insomma, se si sa come farlo si può tirare fuori tanto da poco!