La SIAE e gli artisti "irreperibili" che non vengono pagati. Di chi è la colpa?

Una nuova inchiesta fa luce su un'altra pratica poco conveniente della Società Italiana Autori ed Esecutori

- Van Wanten Etcetera
11/09/2014 - 16:12 Scritto da Redazione

Dopo l'inchiesta che abbiamo pubblicato qualche settimana fa, che ha mostrato come una grande parte degli introiti della SIAE derivino dagli interessi su grandi capitali in giacenza (ovvero soldi che per tanti motivi, gli uffici SIAE impiegano anni a ridistribuire agli artisti), è stata pubblicata in questi giorni un'altra inchiesta che fa luce su altri meccanismi poco efficaci legati all'operato della Società Italiana Autori ed Editori. 

Guido Scorza sul Fatto Quotidiano ha pubblicato infatti un articolo nel quale si mette in evidenza un'altra pratica connessa al sistema degli interessi che, ad un primo acchito, appare bizzarra: solo negli ultimi 7 anni la SIAE ha recuperato 22 milioni di euro a titolo di diritti di repografia, ovvero quelli dovuti da chiunque faccia una fotocopia di un libro nei limiti di legge. C'è un dubbio piuttosto lecito che una parte di questi 22 milioni non sia stata versata a favore degli autori dei libri in questione, per il semplice fatto che sul sito della SIAE è presente una lista infinita di nominativi che, a loro dire, non sono reperibili, sono confusi per casi di omonimia, non rispondono alle comunicazioni o dei quali non è possibile individuare degli eredi, in caso siano deceduti.
Nella lista, oltre a tanti autori sconosciuti, ci sono però anche scrittori di fama mondiale o personalità pubbliche come Paulo Coelho, Matteo Renzi, Enzo Biagi e Indro Montanelli. 

Gaetano Blandini, direttore generale della SIAE, ha replicato all'inchiesta con un lungo comunicato nel quale fa presente che reperire i dati degli autori non è di competenza della SIAE, ma delle principali associazioni delle categorie interessate, e che unitamente alla lista sono anche indicate le modalità per poter fornire spontaneamente i propri dati alla SIAE.

Di chiunque sia la mancanza, il risultato però appare molto familiare: un meccanismo farraginoso che fallisce troppo spesso nel tutelare proprio chi dovrebbe difendere.

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