Valentina Dorme Il coraggio dei piuma 2005 - Cantautoriale, Rock, Indie

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"E non c'è ancora granchè da dire, intorno a questo nuovo amore, tranne che già, inizia ad affondare" - recita una canzone di questo 4° album dei mai abbastanza lodati Valentina Dorme. E prosegue - "Ho ancora 2 o 3 idee buone, su di te che inizi a scomparire". Ecco, la canzone si chiama "Il Mare" e può valere bene come sunto e prima possibile chiave di lettura di questo "Il coraggio dei piuma" (fuori ovviamente per la Fosboury Records).

E non c'è ancora granchè da dire.
Le canzoni dei Valentina Dorme, quelle canzoni che qualcuno ha detto tra De Andrè e Sonic Youth, per voler descrivere un'autorialità nervosa e rumorosa (le radici nella tradizione cantautoriale italiana, la testa e le orecchie a spasso nelle cantine d’oltreoceano). Le canzoni si diceva, sono ancora lì. Tutte. E sono uguali a sempre. Solo che questa volta non colpiscono. E non fanno male. E sono belle, certo, sono belle come sempre, come fai a dire di no? Ma. Ma senza la nota dispari o l'intuizione geniale che ti faccia vibrare. Senza lo scarto in avanti che ti saresti aspettato. Nuove prospettive, nuovi mondi, nuovi modi per dirlo. Niente di tutto questo. Una versione riveduta e rifinita di “Nuotare a delfino” (1999) , quasi un passo indietro rispetto a “Capelli Rame” (2003). Già. Si rifà il trucco a canzoni già scritte, si rimettono in fila parole già dette (e soprattutto già dette e suonate in quel modo). Il senso di vecchio affiora. Il problema è questo. Si aspetta ancora, ci si guarda allo specchio. Ma lo specchio è ostinato e platealmente (in)giusto: rimanda di noi un'immagine cambiata. Possiamo non accettarlo e insistere a descrivere il presente con le parole del passato, ma il tempo ha fatto quasi del tutto il suo dovere ormai e ha cambiato la prospettiva del Mondo. Suonare e cantare nei vecchi modi vecchie storie non funziona più.

Intendiamoci bene, però.

Come si vede questa recensione è scritta da (e per chi) conosce ogni singola nota dei Valentina Dorme, fin dal lontano e meraviglioso esordio “Giorni spesi a guardare le siepi” (1997). Da chi (e per chi) ha visto crescere questo gruppo, ne ha condiviso il percorso, ne ha condiviso in parallelo e a distanza anche alcuni momenti di vita. Ed è per questo, forse, che un po’ mi si spezza il cuore nello scrivere questa troppo rinviata recensione, come nel mettere il cd e skippare le tracce, nel non ascoltare l'intero disco allo sfinimento in repeat continuo. Ma è così. Inutile nascondersi dietro alla tenerezza o alle simpatie/sintonie: le canzoni che piacciono e ascolto con attenzione sono davvero poche, penso a “Canzone di Lontananza” o a “Una vita normale” o, soprattutto, a "L'amore a trent'anni" (ma lì è un colpo basso, come non cedere? :-)
Se basta o non basta decidetelo poi voi.

Per chi invece si avvicina (o è incerto se farlo) e scopre ora i Valentina Dorme, beh, c’è comunque di che cominciare a riempirsi il cuore di immagini e i quadernetti di parole. Per poi magari andare a ritroso, indietro negli album e negli anni. Insomma, fatevi avanti, che ne vale comunque la pena.

Anche perché poi… c’è l’ultima traccia, “il giorno n°303”. Messa lì. In fondo. Completamente distaccata dalle altre. Non traccia fantasma, ma proprio ultima traccia del cd (capite da voi, non è la stessa cosa). Ed è importante. È lì che (speriamo?) si trova la seconda chiave di lettura di questo disco. Niente chitarre abitudinarie, ma un’elettronica semplice quanto efficace ad avvolgere come coperte calde dopo una notte di pioggia le nude parole di Mario. In due parole: sollievo e meraviglia. Un buon auspicio per il futuro? Chissà… come dire che il disco di El Muniria è splendido, mentre l'ultimo dei furono Massimo Volume no…
"Il coraggio quì è una questione di stile".

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La recensione Il coraggio dei piuma di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-09-09 00:00:00

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