death disco End Is Beginning 2012 - New-Wave, Indie, Alternativo

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Da Torino viene l’ennesimo gruppo dedito alla new wave, risuonata e pure male. Che ne dite? La recensione ne può parlare bene? (ironico NdA)

Vista la forza rivoluzionaria ed il carattere deciso, è comprensibile che, a trent’anni suonati dall’esordio, la new wave possa ancora esercitare attrattiva presso gli amanti della musica nonostante il fatto che sia profondamente mutato il contesto sociale dal quale era nata e che ne racchiudeva i presupposti sociali ed estetici.

Non è comprensibile e nemmeno piacevole, però, il fatto che una band fuori-tempo e fuori-luogo non la rielabori adattandola alla propria personalità, al gusto culturale necessariamente mutato ed alla comunicazione verbale e strumentale contemporanea.

I Death Disco scelgono l’opzione inammissibile di riprendere pedissequamente la struttura di brani e timbri del genere che ha segnato i primi anni ‘80, diventando così una sorta di Cure senza canzoni buone o, peggio ancora, di Placebo senza il genio estroso di Brian Molko.

Aggiungiamoci che l’inglese del cantato suona pure maccheronico, che le composizioni sonore sono irrimediabilmente piatte, che la lezione è ripetuta senza una buona padronanza tecnica e che l’assenza di autoironia non ce li fa nemmeno sembrare simpatici.

La condanna quindi è decisa: è il caso che Fabio Raducci & Co., a tre anni dalla fondazione del gruppo, continuino a provare nel garage e si fermino a riflettere su quanto realmente sono in grado di trasmettere, ad esempio, pezzi come "The Proof" o "The Beginning Of Everything" ad uno spettatore che non sia un parente prossimo, una fidanzata innamorata o un amico di lunga data.

"Before The Fury", giusto per analizzare una traccia, è scialba, priva di atmosfera, senza nerbo, con un cantato lamentoso e trascinato a cui fanno eco tastiere che sembrano gatti in calore; le chitarre arrivano nel momento più banale e coprono il più possibile, per poi sfumare senza lasciare un buon ricordo di sé.

Insipidi e noiosi anche gli altri pezzi, incluso "Hurts", che, probabilmente in modo involontario, cita il nome di band di Manchester, nata anch’essa nel 2009, ma che, all’opposto dei nostri, ha svecchiato la New Wave, operando su di essa con suoni sintetici e ritmi danzerecci e scalando le classifiche.
Arrivati al termine dell’ascolto il titolo appare come una minaccia: "End Is Beginning".

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La recensione End Is Beginning di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-17 00:00:00

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