Lame a foglia d'oltremare Panem, binu et circenses 2012 - Rock, Indie, Etnico

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Buon disco di musicalità ethnic, gioioso, leggero ma anche denso e significativo. Da ascoltare.

Un disco di frontiera, un punto di incontro tra isola e terraferma, un mare da attraversare per anime migranti. Un alito di musica di popoli nello stesso stivale, dove entità lontane pulsano e battono il tempo delle nostre radici, ma ancora di più un progetto culturale che serba intatta la meditteraneità di cui siamo fatti. I Lame a foglie d’oltremare impastano suoni e colori della terra, parlano lingue sconosciute ma comprensibili e fanno un disco di world music che, dagli esordi sublimi degli Almamegretta, non avevo più avuto il piacere di ascoltare.

Eppure "Pane binum e circenses" non soddisfa a pieno; piuttosto lascia un senso di buona emozionalità per un attimo avvertita ma già in fuga. Come le carovane del mondo che arrivano, si fermano un attimo, ripartono alla ricerca di un’identità. Il disco fonde insieme ska, reggae, ethnic, folk, indie. Ma solo quando si riferisce più propriamente all’etnico convince in pieno, in un richiamo misto a capolavori come "Creuza de ma" o a produzioni più popolari dei Tazenda, forse per il dialetto. Negli altri casi rimane fine a se stesso, non è appetibile. "Lobotoman", "Etichette" passano in secondo piano rispetto alla musicalità esperta di "Passu Torraki", un sirtaki che incontra le danze popolari sarde; mentre "Binu" è davvero un bellissimo esempio di world music, emozionante. Curiosa è l’apertura di "Pulcinella" con la voce di Edoardo de Filippo dal cui monologo si ispira il tema, accompagnato da un reggae non banale anche se leggero. "Amaro 18" è un pezzo malinconico che si interessa dei nostri tempi demoralizzati e "Fucking clown", cantato in inglese, in italiano, è un po’ etnico, un po’ ska, un po’ rock-indie. "Cherry", di musicalità mariachi e texmex, convince e rimane in testa. "George Gray", rivisitazione etnica di Spoon River, scalda di musicalità afro e sudamericane.

L’incanto del disco arriva dal suo prendere linfa dalle terre dove la musica incontra l’uomo, dove ci si sente vicini intorno ad un fuoco amico che ascolta tutte le storie del mondo. Da alimentare questa fiamma però, questa soltanto.

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La recensione Panem, binu et circenses di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-07 00:00:00

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