Giubbonsky Testa di Nicchia 2013 - Cantautoriale, Alternativo, Pop rock

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Parole pungenti e un'occhio polemico verso quello che lo circonda. Un buon cantautore, non così allineato a quello che si ascolta di solito.

Con immenso ritardo mi accingo ad aprire la scheda dell’album “Testa di Nicchia” e ne rimango davvero sorpresa. Guido Rolando, sotto le vesti di Giubbonsky è uno di quegli artisti che ti stupisce, anche se non sei avvezzo al suo genere, anche se non credevi potessi apprezzare davvero.

Il lavoro continua il sentiero battuto dal precedente “Storie Di Non Lavoro” del 2010, camminando fra toni polemici, a tratti disillusi, denunce contro il sistema che ci circonda e critiche verso le situazioni che viviamo quasi tutti i giorni. L’elemento interessante è come vengono utilizzate le parole: un racconto a tutti gli effetti che ricorda il teatro-canzone, come accade nella opener “Povero Gatto” e in “Cicliade”, brano che narra le difficoltà delle situazioni urbane. “Pattume”, che ha dalla sua la fisarmonica ad impreziosire il tutto, e “Il Destriero del Re”, un basso fugace che sembra sgattaiolare verso liriche quasi trascinate, per poi assumere un tono rabbioso: sono i brani che incarnano meglio la visione di Giubbonsky, andamento di ribellione e malcontento conditi da toni amareggiati e disillusi. C’è spazio anche per il rock con “Un Altro Mondo”, uno spaccato sulla solitudine provata anche quando circondati da tante persone, il dolore causato dall'assenza di una prospettiva futura, i ricordi che fanno male. La title track “Testa di Nicchia” è l’autobiografia di Rolando, che si sente criticare dai programmatori musicali del circuito radiofonico (“Non sei radiofonico! Il tuo genere è di nicchia!”), mescolando ironia e rabbia.

Gli undici brani ci regalano una visione del mondo che ci circonda con un occhio (se non due) di polemica e insoddisfazione, Giubbonsky non ha peli sulla lingua e preferisce la cruda realtà alla moda dei cantautori, ritagliandosi uno spazio senza dubbio originale. Traendo ispirazione da Jannacci, e ricordando molto spesso De Gregori (ascoltare per credere) “Testa di Nicchia” utilizza un linguaggio pungente, come minimo fa riflettere. Un disco che non risulta pesante né banale, un altro capitolo del racconto che Rolando e la sua band hanno iniziato qualche anno fa.

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La recensione Testa di Nicchia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-12-12 00:00:00

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