Preti Pedofili L'Age d'Or 2013 - Noise, Garage, Punk rock

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Impegnativo, stancante e pochissimo fruibile. Noise (anzi, rumore) fine a se stesso

Dietro un nome che io trovo poco critico, per niente divertente e francamente di cattivo gusto, cresce una band pugliese che potrebbe potenzialmente essere interessante se non fosse per una tendenza a esagerare sempre, sotto moltissimi punti di vista, a partire appunto dal nome.
“L'age d'Or”, secondo album dei Preti Pedofili, non è un disco facile da ascoltare. Si innesta su un batterismo nevrotico e mai regolare, esasperatamente in primo piano, rumorosissimo, e che nel migliore dei casi provoca mal di testa, su cui le chitarre effettatissime creano dei paesaggi sonori ai limiti del noise, rendendo gli intrecci con la parte ritmica praticamente inespugnabili. Probabilmente qualcuno potrebbe giocare a cercare il primo punto di questa complicata tela, ma un disco intero così complesso non facilita la fruizione.
La voce si dondola tra esplosioni screamo, parlato e salmodia, cantilene psichedeliche che non hanno nessuna intenzione di rendersi minimamente cantabili, e spesso tutto questo si ritrova in un unico pezzo (senti “Cancro”), spezzettando il disco in tantissimi micro-episodi troppo complessi.
L'ispirazione tematica è da cercasi nella cinematografia surrealista firmata Buñuel/Dalì, e infatti il taglio, il montaggio, l'assurdo, il disturbante, il fuorviante, l'insuonabile, le atmosfere inquietanti (“Dies Irae”), sono tutti elementi ben presenti nella musica dei Preti Pedofili. Ma mi torna alla mente un altro dei capolavori di Buñuel, ovvero “Las Hurdes”, in cui al regista bastano due elementi per creare la sensazione di straniamento: le immagini di uno dei luoghi più poveri, arretrati e malati del mondo, commentati dalla IV sinfonia di Brahms. Questo per dire che l'esasperazione rumorosa dei Preti Pedofili, l'iconografia violenta, la complessità, potrebbe essere efficacemente alleggerita, mentre per ora “L'Age D'Or” risulta decisamente stancante, impegnativo e fine a se stesso.

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La recensione L'Age d'Or di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-14 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • antoniomariopotito 10 anni fa Rispondi

    Nel bene nel male, nella buona e nella cattiva sorte, una calamità, una calamità singolare, ecco, viene ..

  • cicno.ita 10 anni fa Rispondi

    SEMPLICEMENTE IL MIGLIOR DISCO CHE IO ABBIA PRODOTTO, FANTASTICO DIREI, POCO CAPIBILE...PROVATE AD ASCOLTARLO VERAMENTE...MAGARI MAGARI....VI POTREBBE PIACERE COME E' PIACIUTO AGLI AMANTI DI QUESTO GENERE MOLTO BORDERLINE...