Misère de la Philosophie Ka-Meh 2014 - Rock, Psichedelia

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Disco d’esordio per una band che prende nome e ispirazione da un’opera di Marx, tra rock e psichedelia

Prendere in prestito il titolo di un’opera di Karl Marx per farne il nome di una band è una mossa rischiosa: puoi rimanere intrappolato in una visione concettuale autolimitante, puoi piegarti facilmente sotto il peso di pensieri importanti e aspettative pseudointellettuali da soddisfare, oppure ne fai la tua linea di condotta e celebri un’idea col tuo punto di vista cantato (a volte sagomato a mò di enfatico recitativo che sfugge alla metrica e riempie gli spazi, pochi, lasciati liberi dalla musica) in maniera oscura e forte, attraverso parole perlopiù tinte di rabbia e di coscienza critica: così fanno i Misère de la Philosophie, curando i testi e mettendoli in risalto grazie a costrutti sonori ricchi e colmi di sfumature dove prevale il rock declinato in maniere molteplici, e una componente psichedelica coltivata con costanza.

Ci sono pezzi che funzionano davvero, prendi “A Voi”, è uno schiaffo improvviso, quasi vorticosa negli strumenti che si inseguono e si sposano con un’energia che esplode e cattura, ci sono pezzi che spiazzano mettendo la tastiera in primo piano e suggerendo ambientazioni tese e cupe in una sorta di blues atomico e industriale (“Prendi i Soldi”), ci sono derive hard rock eseguite con classica perizia e lì mi piacciono un po’ meno (“Interferenze”), ma ciò che colpisce aldilà del giudizio su ogni singola canzone è il concetto stesso di canzone che qui viene inteso come un lavoro, vero, intenso, uno studio concreto: non c’è nulla di buttato là, nulla che non passi sotto una lente attenta, ed è lampante la cura posta per confezionare questo album.

Un esordio positivo con episodi più efficaci lì dove si rischia di più, anche in corso d’opera tipo la coda di “Nella Sua Tana” che bilancia col suo eclettismo sixties il sapore meno denso della parte precedente, e che si ascolta con una gradevole leggerezza di spirito: voglio dire, nonostante i testi complessi e le trame sonore strutturate, io li associo al sole, per chi sogna albe migliori o tramonti di speranza, o che semplicemente brilli il sol dell’avvenir.

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La recensione Ka-Meh di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-04 00:00:00

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