Minimal Whale Minimal Whale 2014 - Rock, Progressive, Alternativo

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Del buon prog da Genova. Bell'album, ma manca il singolo.

Genova è forse una delle roccaforti italiane del mai estinto e sempre rinascente prog rock, che ultimamente, poi, sembra vivere una seconda giovinezza, per quanto ancora sotto terra. I Minimal Whale, trio che assomma il batterista Nicola Magri (Calomito e Numero 6) a Matteo Orlandi e David Avanzini degli Upon (chitarra, basso e sax) ne sono certamente una delle formazioni più interessanti. Con una voce che per timbrica si colloca tra Stan Ridgway dei Wall of Voodoo e Dave Grohl dei Foo Fighters, il trio non nasconde le radici grunge anni 90 (sicuramente i Soundgarden nel loro DNA), su cui però sono germinate numerose mutazioni che mostrano una decisa influenza dei Rush e hanno i loro momenti migliori nei preziosi interventi del sassofono e nelle impreviste aperture jazz, che in sé non sono nulla di trascendentale, ma costituiscono delle variazioni azzeccatissime, che conferiscono leggerezza e ariosità a un insieme che altrimenti suonerebbe solo claustrofobico. Come se immense praterie si aprissero alla vista di un pilota d’aereo scampato a pericolose tempeste tra le montagne, per capirci.
L’album è bello, ma manca, ed è il vizio di tanti proggers d’oggi, la capacità miracolosa di sintetizzare musiche non banali in un brano di punta, il famoso singolone, abilità invece presente tanto nelle band storiche del genere quanto nei migliori esponenti del genere di oggi: e penso a Steven Wilson o ai TransAtlantic. Ma c’è tempo per formarsi.

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La recensione Minimal Whale di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-19 00:00:00

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