Le Fasi Official 1.0 [ep] 2014 - Pop rock

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Decisamente un progetto prescindibile all'interno del panorama musicale italiano.

Mi tocca, di tanto in tanto, occuparmi su queste colonne di band che con Rockit e la sua storia non c'azzeccano praticamente nulla. E, lo giuro, non si tratta di puzza sotto il naso, ma più semplicemente di un constatare che da queste parti certe sonorità non ci sono mai andate a genio.

Le Fasi rientrano appieno in questa "categoria", trattandosi di una band che suscita un livello di interesse pari allo zero; siamo infatti dalle parti di un rock (super super) mainstream i cui standard di riferimento sono quelli dei talent stile "Amici" o "The voice" per intenderci. A dirla tutta, semmai si trovassero un giorno a gareggiare con una delle canzoni presentate in questo ep, probabilmente verrebbero eliminati senza appello. Nulla di personale, sia chiaro, però di canzoni come "Ricordi di un'estate" e "Sorrisi" é pieno il mondo: arrangiamenti che tanto ricordano il sound tipico di Nek - modello che emulano al punto da includere persino una versione in spagnolo di "Sorrisi" - non sono esattamente quel biglietto da visita che fa tenere le cuffie incollate alle orecchie.

In questo disastro totale non dico si salvi ma quantomeno si lascia ascoltare la cover "Connola senza mamma", cantata in napoletano con un'interpretazione discreta. Rimane comunque un vero e proprio punto interrogativo la scelta di inserire anche un'altro brano in dialetto ("'O stupore du munno"), quando il target a cui sembra puntare la band non ci pare possa combaciare con quello dei neomelodici. L'aspetto paradossale è che se dovessimo dire l'ambito in cui la band funziona meglio, senza esitare opteremmo per la dimensione delle due tracce in dialetto, sembrandoci in quei due casi meno scontati rispetto al resto.

In definitiva Le Fasi rimane, perlomeno per noi, un progetto prescindibile all'interno del panorama musicale italiano.

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La recensione 1.0 [ep] di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-03 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • barbara.v 9 anni fa Rispondi

    Mi scusi signor Murizzi ma, se posso permettermi, credo che chi come mestiere sceglie di fare il critico debba per forza di cose essere quanto mai obiettivo, oggettivo e non esprimere un'opinione meramente personale. E poi trovo veramente eccessivo l'utilizzo di quel "plurale maiestatis"( noi di rockit) come se la sua "voce" fosse un'ensemble di pareri di un'intera redazione. Non credo che abbiate fatto una riunione collettiva per ascoltare un ep che, probabilmente, lei non aveva voglia di recensire solo perché non afferente ai suoi gusti musicali. E poi quel suo sottolineare:> sa come lo apostroferei? Semplicemente con una "excusatio non petita accusatio manifesta"! E poi volevo chiederle: Ma davvero per lei qualsiasi testo in dialetto napoletano è inquadrabile nel genere neomelodico? Credo che probabilmente lei non sappia che il napoletano è una lingua studiata anche all'università, con una grammatica complessa. E probabilmente non ha nemmeno compreso il significato di una canzone dall'elevato spessore culturale come "O stupor do' munno". La sfido a trovare un'altra band che in poche righe riesce a sintetizzare un excursus storiografico della propria città e a coniugarvi un sentimento di rivalsa e voglia di riscatto. Ovvio che il mio vuole essere un appunto, una precisazione, se mi sono presa la briga di scriverle è perché io seguo da anni "Le Fasi"e, indubbiamente, l'ep in questione non è nettamente rappresentativo della band, ma è semplicemente una delle tante sfaccettature del gruppo. Ritengo che sia legittimo esprimere una critica negativa ma credo che molto spesso sia facile e onnipotente nascondersi dietro una "penna". Posso solo invitarla a sentire dal vivo un intero concerto de Le Fasi e dopo potrà decidere se confermare o ribaltare le sue convinzioni. La saluto e la invito ad utilizzare tutte le meravigliose sfumature che la scrittura offre...sa, le opinioni non sono bicolore, tra il bianco e nero ci sono diverse tonalità e nella vita si può esprimere il proprio punto di vista senza far trasparire una netta idiosincrasia.
    Barbara Vittoriosi