The Heart and the Void A Softer Skin 2014 - Pop, Indie, Folk

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Ep evocativo che genera emozioni, sensazioni, immagini e ricordi, una miscela fra pop gentile e composizioni folk

La prima sensazione che si prova appena premuto play su “A Softer Skin” è quella di ascoltare la bellezza di The Tallest Man On Earth. Sì, il paragone è un tantino alto, ma chi ha dimestichezza con il sopracitato sa di cosa parlo, mentre per gli altri si può spiegare: fingerpicking delicato ma solido, leggero e brutale allo stesso tempo, fragile ma orgoglioso.

La opener “The Same Mistake” ci introduce subito nell’atmosfera onirica dell’ep, brano che ha il sapore di quel ricordo che fa ancora male, ma sbuca sempre dall’angolo più complicato del cuore, testo evocativo e dolce ed una miscela fra pop gentile e composizioni folkloreggianti. “Girl From The City By The Sea” mantiene il mood iniziale, impreziosito dalle linee vocali cristalline di Giulia Biggio e il testo delicato: “she once was a true love of mine”; ti catapulta in un luogo mistico mentre cade la neve e cerchi di imprigionarla, fugace, nelle mani. Le trame sonore della seguente “Love Her Like The Morning” fanno capolino come i raggi di sole riflessi da un vetro in primavera e i tappeti sonori compatti e mai invadenti sanno come bilanciarsi fra loro in maniera aggraziata, sempre contenuta. “This Thunder” è delicatissima e ci porta dritti alla fine di questa piccola chicca con “Down To The Ground”, brano che si distacca dagli altri grazie agli accordi di chitarra elettrica rotondi e gracchianti, che strizzano l’occhio a certe sonorità brit pop, mentre “A Softer Skin” suona come la malinconia in una sera piovosa, quando non c’è più niente che si possa fare se non amarsi con tutta l’anima, e le campiture sonore degli arpeggi, così toccanti e sognanti, si elevano con gentilezza.

Il secondo ep di The Art & The Void è un generatore di emozioni, sensazioni, persone che sono passate nella nostra vita e, ahimè, se ne sono già andate, immagini nitide, prati e ricordi confusi di giorni felici, un breve viaggio che va a frugare nella mente e nel cuore, senza mai essere invadente, sempre a passi felpati ma decisi. Una seconda prova molto ben riuscita che riesce a smuovere tutta una serie di corde che ognuno di noi ha, e questo diventa, automaticamente, un punto a favore del lavoro svolto dai ragazzi.

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La recensione A Softer Skin di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-15 09:00:00

COMMENTI (2)

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  • alfio 10 anni fa Rispondi

    bello

  • AlbertoBo 10 anni fa Rispondi

    bomba.