Simone mi odia Saturno 2015 - Cantautoriale

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Scure ed amare riflessioni su di sé e su ciò che gli altri pensano in un disco folk-rock non per tutti i giorni.

Fregarsene altamente di ogni stereotipo ed etichetta di genere, calpestare le regole di metrica e rima progettando testi più simili possibile ad un discorso tra amici, tra confidenti, per ragionare in modo intimo sui propri disordini quotidiani e vaneggiare a piacimento tra una dedica e un senso di colpa.

Questo è Simone Mi Odia, progetto di Simone Stopponi, e questo è il mood del suo primo album "Saturno", una compilation di tessere personali incollate in un mosaico con i colori del rock classico, della serenata introspettiva e della ninna nanna. "Se penso a me dieci anni fa mi penso un po' più stupido, se tanto mi da tanto tra dieci anni esatti che dirò? Ce l'avrò ancora il fegato per perdonarmi tutto e non pensare a quel che ho vinto e perso innanzi tutto?" è l'amara considerazione-interrogazione del brano d'apertura "Betoniera", in cui Simone mette insieme gli stati d'animo tipici dell'età di mezzo, quelli in cui una direzione su cosa fare da grandi è già stata presa ma di continuo ci si guarda indietro per capire se non fosse un'altra quella giusta.

Poco pomposo e quasi timido negli arrangiamenti "Saturno" è un disco morbido per lo più visto da fuori, ma con un nocciolo duro e complesso fatto di testi severi che non lasciano indifferenti, in ogni traccia c'è da riflettere e un po' di magone sale. In "Non dirlo a nessuno" Stopponi canta:"Sento che l'inverno arriva da come pensi a cosa metterai per carnevale, e un'allegria che non arriva e non arriverà tanto facilmente." ed è malinconia pura, cantata su arpeggi acustici leggeri, un attentato al cuore che difficilmente passa attraverso la gola ormai chiusa dai groppi. Federico Zampaglione apprezzerebbe.

I passaggi in minore ed il rock decadente di "Cuori, quadri, fiori e picche" e "Uno famoso" sottolineano racconti del Simone uomo e musicista, nella prima un ipotetico suicidio e le conseguenti reazioni dei conoscenti, nella seconda, la fama e il risultato discografico tanto desiderato si mettono sulla bilancia con la gavetta nell'altro piatto, e subito vengono gettate lontano effetto catapulta. "Da qualche parte" è forse il tema principale del disco, un brano folk rock (con un reprise strumentale a metà album) per raccontare l'amore cercato ai concerti, nelle feste studentesche, nei maglioni viola. Quasi cinque minuti totali di speranza e desiderio, trai pochi nella trcklist che lasciano in pace la coscienza assieme a quelli di "Com'è difficile", cullante ballata-stornello dedicata alla figlia.

Il gusto agrodolce della musica di Simone Mi Odia è catartico, ben cantato e suonato, colonna sonora ideale per quei giorni in cui al mare piove e si va in spiaggia lo stesso per vedere che effetto fa, a cantare forte le canzoni di Battisti del periodo Panella, con le desinenze che finiscono tutte in "-ai".

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La recensione Saturno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-03 00:00:00

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