ToMato Bluefish Mayday 2015 - Rock, Psichedelia, Blues

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Anima e cuore in un esordio come si deve tra blues e psichedelia

Se cercate un disco blues, se cercate un suono intenso e degli assoli espliciti e potenti fatti come Dio comanda, questo è il disco giusto per voi. "Mayday" non è una richiesta d'aiuto ma una bandiera piantata a mo' di conquista del pianeta rock'n roll.

I tre ToMato Bluefish, da Siena, portando ognuno il proprio background musicale come tre magi satanassi, giungono alla conclusione che sta nella radice blues ciò che li rispecchia maggiormente e che vogliono incidere. Ne viene fuori un'opera prima bella corposa, 15 brani che dal blues decollano verso psichedelia e hard-rock, motori spiegati e comandi belli saldi tra le mani, padroneggiando momenti noise ed altri più calmi, riff acustici suonati slide e dita in fiamme in assoli precisi che squarciano l'udito. Zero timidezze, a questa band non piacciono i volumi bassi, tecnica e bandiera sudista al collo ci portano ad esplorare deserti e anime, come stregoni della cotton belt.

L'attacco è di quelli soft, una ballata come traccia d'apertura è una scelta strana che però si rivela vincente e trasporta con la sua cantilena dolce: "It's you, you're my point of view" canta Tommaso e non è che un nascondiglio per i brani seguenti. Infatti da "All my friends" in poi saranno rare le canzoni dedica, si batteranno i piedi a terra dimenando la testa con "Sold my soul" un country-blues da Johnny Cash fulminato, "Shoot the shit", pezzo rock col cantato schizofrenico e la strumentale "Human way" in cui si gode di una indiscutibile maestria alla chitarra.

Non solo chiasso e headbanging caratterizzano questo disco però, sono le progressioni in crescendo il punto di forza di "Mayday", canzoni come "St. James infirmary blues", "Feelin' better" o "Stolen" che rendono l'idea delle potenzialità di questa band: echi pinkfloydiani, atmosfere scure alla QOTSA, sempre a salire con le strutture musicali, belle canzoni e basta. Non mancano neppure i pezzi roots, ispirati al suono più classico dell'America del Sud, "I'll do it alone" con un giro che più blues non si può, "ToMato blues" e "I'm too old" con quelle note blu che sono dichiarazioni d'amore verso uno stile inconfondibile e struggente.

Anima e cuore in un dico ricco come dovrebbe essere un esordio, tutto il meglio da una band di tre elementi dedita alla musica della terra, che sa unire tutte le componenti essenziali per esaltare di volta in volta le note giuste e trasmettere emozioni a chi come me a sentire gli assoli di mr. Steve Ray Vaughan perde la testa.

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La recensione Mayday di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-03 00:00:00

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