Bloody Tales Three 2015 - New-Wave, Slow-core, Shoegaze

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La strada è ancora lunga per i Bloody Tales

La strada è lunga e ancora tutta da percorrere per i Bloody Tales. “Three”, a metà tra post punk e dream pop, è una proposta povera sotto molti punti di vista. Sono canzoni più spente che dark, in cui si viaggia a un’andatura piuttosto costante e priva di picchi e di visione. Prendiamo “Better Thoughts”, che apre il disco. L’introduzione è affidata a due arpeggi ultrariverberati simili ma che non si incastrano bene tra di loro. L’effetto vorrebbe essere dissonante: l’impressione è che si tratti di una stonatura gestita male. Brutta anche la chitarra distorta che attacca subito dopo e che fallisce completamente l’obiettivo di dare impatto e corpo al pezzo: è un elemento sul quale riflettere. “Darkscape” è come ascoltare gli Interpol privi però di quella qualità di scrittura e di quel controllo dei suoni che tutti conosciamo. Viene da pensare che i Bloody Tales ci provino ma senza la necessaria convinzione.

Giusto in un paio di canzoni la band dimostra di avere qualche carta da giocare. “The Darkness We Love” ha una costruzione più coerente e un buon lavoro strumentale dietro, con un’epica sonora espressa bene. Discreto anche “You Should Be Better”, un brano che scorre facile grazie a una malinconia di fondo che alla fine sfocia in una conclusione quasi rumorista, per fortuna senza i cali di tensione di altri episodi. Perché alla fine non è nemmeno un problema di qualità di registrazione. Basta sfruttare al 110 per cento ogni risorsa a disposizione. Il lo-fi da sempre regala prodigi, a nessuno è vietata la possibilità di fare la storia.

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La recensione Three di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-29 00:00:00

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