Mojomatics Don’t Pretend That You Know Me 2008 - Rock'n'roll, Punk, Country

Don’t Pretend That You Know Me precedente precedente

Gli indizi lasciati dal singolo "Down My Spine" sono stati confermati, e tanto per citare la cartella stampa: "il cerchio si chiude". Arrivati al terzo album i Mojomatics ci consegnano il loro lavoro più compiuto, che bilancia a dovere suggestioni blues, tachicardia garage rock e quel piglio pop fuori dal tempo che caratterizza così visceralmente il loro suono (e il titolo "Don't Pretend That You Know Me" appare molto scherzoso, anche e soprattutto per chi segue già da tempo l'evoluzione stilistica della band).

Concepito nel covo analogico dell'Outside / Inside Studio, il nuovo parto dell'aerobico duo in giacca e cravatta appare inaridito della vena folk che permeava il precedente "Songs For Faraway Lovers": ma stiamo parlando di una mera questione di forma, perchè nella mezz'ora qui registrata s'intravede in filigrana un grande, infinito amore per quelle radici del rock che finalmente germogliano libere da certi occulati ma stringenti innesti di genere.

Perchè se l'obiettivo conclamato dei Mojomatics rimane quello di comporre ottime canzoni, al di là di ogni (chiusissima) scena musicale, allora bisogna confermare che la missione è compiuta: "Miss Me When I'm Gone" ti si appiccica addosso subito con quell'armonica svolazzante e quell'handclap ritmato, così come la notevole "Askin' For A Better Circumstance", che accosta uno sbarazzino beat inglese Anni Sessanta allo slide del blues. "Complicate My Life" e "Clean My Sins" hanno un inaspettato sapore amarognolo ma viaggiano comunque con il pedale al massimo, così come "She Loves", tra batteria in crescendo, chitarre strozzatissime e una melodia arpeggiata che sboccia all'improvviso. Bella anche la centrifuga Chuck Berry di "You're Not Me (Fortunately)" e il binario country "Stars Above", che sembra "storicizzare" la svolta rurale dell'album precedente: e si rimane così ancora più convinti della bontà del processo evolutivo dei Mojomatics, lontani da certi mutamenti modaioli a cui molte band ci hanno abituato.

"Don't Pretend That You Know Me" dimostra come il Tempo sia stato il miglior alleato della band, che ha saputo sviluppare la capacità di sintetizzare il sapore di una Musica senza età al servizio di un immaginario solido ma per niente sterile. E adesso che avete letto la pappardella sappiate che Mojomatt non smetterà di suonare sulla grancassa di Davmatic in giro per questa parte del Pianeta; che qualche altra webzine straniera li eleggerà ancora come uno dei loro gruppi preferiti di sempre; che voi, magari, quella sera dovevate andare al loro concerto e capire perchè ve la meniamo tanto con i Mojomatics.

Nella speranza di risentirli prossimamente accompagnare qualche spot o promo televisivo, vi lascio con un quesito: se ce l'hanno fatta cinque tizi vestiti da camerieri (vedi alla voce Hives), perchè il mondo non dovrebbe essere pronto ad eleggere i Mojomatics come "your new favorite band"?

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La recensione Don’t Pretend That You Know Me di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-04-21 00:00:00

COMMENTI (3)

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  • bisius 13 anni fa Rispondi

    Voglio un nuovo disco, porca miseria!!! Questo è grandioso e loro dal vivo spaccano i culi!

  • rudefellows 16 anni fa Rispondi

    ma soprattutto bravi Mojomatics... tra i migliori in assoluto venuti fuori in questi ultimi anni. senza dubbio. spero raccolgano tanto.

  • carlo 16 anni fa Rispondi

    bravo Mario.