Yuppie Flu Fragile Forest 2008 - Rock, Pop, Indie

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"Tornare a sorridere. Mentre sboccia la stagione più bella dell'anno ed esplodono i colori". Cominciava così la recensione che Carlo Pastore fece di "Toast Masters", l'album degli Yuppie Flu che uscì nel 2005. La band di Matteo Agostinelli proveniva infatti da "Days Before The Days", un disco – pubblicato due anni prima – che incupiva i suoni verso una sintesi mediterranea dell'approccio crepuscolare dei mitteleuropei. (Cantare chiedendosi se le spalle sono ingobbite dal freddo o dalla malinconia. Sentire i glitch crepitare come foglie calpestate durante una passeggiata all'aperto, mentre le nuvole lassù sono pronte a inumidire il cielo di pioggia – o forse sono gli occhi a tradire sguardi liquidi e umori neri). "Toast Masters", insomma, "è forse quello di cui si sentiva il bisogno, quello che aspettavamo chiusi dentro casa ed affacciati alla nostra finestra, quando gettando uno sguardo sull'inverno la mente correva veloce dentro la luce pallida del sole", scriveva ancora Carlo. Come dargli torto. Quegli undici brani svirgolavano l'austerità dell'indietronica e riportavano l'atmosfera su versanti più lievi. Solari. Primaverili. Indie-rock, per dirla con un termine di cui ultimamente molti sembrano vergognarsi.

In un discorso di continuità artistica, se "Days Before The Days" era l'inverno e "Toast Masters" la primavera, il nuovo "Fragile Forest" è senza dubbio l'estate. Ma di quelle climaticamente poco schierate. Con un caldo che è ai saldi di fine stagione (la ballata sorniona di "Patient One"). Con il cielo butterato di grandi batuffoli bianchi e grigi (la psichedelia distorta e paradossalmente autunnale di "Summer Afternoon"). Con rapide e improvvise schiarite di sole (il pop sfrenato stile Go Team della canzone che dà il titolo al lavoro) che sanno davvero di spirito adolescente, quando il cuore batte più velocemente dei desideri e ci si ritrova un fuoco dentro che brucia sogni come se fossero carbone. Una locomotiva senza pilota lanciata a mille all'ora contro la paura del domani.

Gli Yuppie Flu dunque lasciano a casa il poster ormai logoro degli Strokes e riportano la barra in un ambito più ragionato rispetto a quanto avveniva nel passato prossimo. Nonostante peraltro le gustose autocitazioni come "Sweet Lame", un piacevolissimo bijou che riprende gli umori di "Our Nature". Il risultato è un lavoro meno immediato dei precedenti ma ugualmente ben messo a fuoco. Poco importa se tra le pieghe del disco emergono momenti in cui la band sembra aver inserito il cambio automatico per scivolare sul velluto dell'usato sicuro piuttosto che sui rovi della sorpresa: è il caso ad esempio di "Yellow Hills", con un ritornello che martella la melodia con le solite svisate orchestrali, e del comunque gradevole folk retrodatato Beatles di "Make It Happen".

Ci sarebbe da dire che con "Fragile Forest" gli Yuppie Flu seguono la scia dei Radiohead di "In Rainbows", mp3 disponibili ad offerta libera sul sito della band (www.yuppieflu.net). Ci sarebbe da dire che il cd sarà in vendita sempre tramite internet in una versione limitata e ben corredata. Ci sarebbe da dire che se i gruppi si arrangiano come possono, dall'altra parte non interessa a nessuno se i negozi di dischi chiudono o si trasformano in piccoli surrogati di Blockbuster, moderni supermercati del superfluo culturale. Ci sarebbe tanto da dire, ma il momento dei discorsi è ormai finito. Anche perché la conclusiva "Blue Plot", con i suoi riverberi avvolgenti e il suo spettrale pianoforte d'altri tempi, provoca groppi in gola e brividi che come tsunami stanno sconquassando la geografia della pelle di chi ascolta.

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La recensione Fragile Forest di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-04-01 00:00:00

COMMENTI (9)

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  • nicko 16 anni fa Rispondi

    si, forse è vero, ma non riesco a smettere di ascoltarlo in generale e poi, appunto, trovo che "make it happen" sia magia pura!

  • eloisa 16 anni fa Rispondi

    Non sono l'unica ad averlo eletto brano incredibile allora!
    :)

  • quid 16 anni fa Rispondi

    il disco è bello, per carità... però a mio avviso mancano pezzi da novanta stile "our nature" o "glueing all the fragments".

  • nicko 16 anni fa Rispondi

    "Make it happen" è qualcosa di meraviglioso.
    cazzo, Matteo Agostinelli colpisce ancora!!!
    :]

  • ilenia 16 anni fa Rispondi

    a me piace davvero un monte!:?

  • nicko 16 anni fa Rispondi

    mi sembra davvero bello.
    bravi yuppies!

  • drew 16 anni fa Rispondi

    Tornare a sorridere. Mentre sboccia la stagione più bella dell'anno ed esplodono i colori"...penso che carlo trovi sempre le parole adatte...e cold device è stupenda!!

  • utente0 16 anni fa Rispondi

    :)Si!!!

  • eloisa 16 anni fa Rispondi

    BELLO!
    :)