Rocky Wood - Così vicini, così lontani

I Rocky Wood ci hanno incantati con l'album "Shimmer": qui ci raccontano come sono nati, cosa faranno dopo, e perché è una fortuna essere un musicista in Svizzera

I Rocky Wood ci hanno incantati con l'album "Shimmer": qui ci raccontano come sono nati, cosa faranno dopo, e perché è una fortuna essere un musicista in Svizzera
I Rocky Wood ci hanno incantati con l'album "Shimmer": qui ci raccontano come sono nati, cosa faranno dopo, e perché è una fortuna essere un musicista in Svizzera

I Rocky Wood arrivano dalla Svizzera e il loro disco d'esordio "Shimmer" è stato PrimaScelta! su RockIt. Simone Stefanini li ha intervistati per capire da dove vengono e soprattutto dove vogliono arrivare, e ci svela qualcosa che in Italia forse non è neanche immaginabile: le spese per le registrazioni del disco sono state sostenute dal governo svizzero...

Siete spuntati praticamente dal nulla e ci avete incantato con un album di bellezza rara. Partiamo dai fondamentali: com’è nata la band?
Inizialmente io (Roberto Pianca) e Fabio (Besomi) ci siamo trovati a Lugano, per comporre un po’ di brani strumentali, soprattutto acustici, che abbiamo presto sentito il bisogno di impreziosire e di chiudere con l’inserimento di una voce. Io e Fabio ascoltiamo folk ma anche jazz, pop, siamo di ampie vedute. Abbiamo avuto la fortuna di trovare Romina (Kalsi) e da quel momento siamo nati come band, all’incirca 3 anni fa. Il nucleo originario è un trio, anche se per l’album ci siamo avvalsi dell’aiuto dei due italiani, Stefano Senni al basso e al contrabbasso e Nelide Bandello alla batteria, che avevano collaborato con me in altri progetti.


Fortuna vera, perché Romina ha una voce molto particolare, che ricorda in alcuni brani Norah Jones oppure Tracey Thorne degli Everything But The Girl, ma anche la nostra Thony. Come l’avete conosciuta?
Romina la conosco da 15 anni, ma in realtà non ero mai entrato in contatto con lei fino a quando l’ho sentita cantare. Lei è cresciuta a Los Angeles da genitori americani e dopo l’adolescenza si è trasferita in Ticino. E’ madrelingua inglese e questo aiuta molto nella composizione dei brani, li rende più credibili. Siamo stati molto fortunati, non potrei sentire nessun’altra voce nei Rocky Wood.



Già, Rocky Wood. Che significa il nome che avete scelto?
E’ venuto fuori da uno scrittore amico di Fabio, l’abbiamo scelto perché suona bene, tra un po’ di opzioni. Inizialmente doveva essere un nome provvisorio, poi ci siamo abituati ed è diventato quello ufficiale.

Il legno e la roccia evocati dal nome si legano con l’idea della Svizzera, anche se poi la musica è più orientata sulle vastità desertiche americane. Io della Svizzera, a livello musicale, sono abbastanza ignorante. C’è movimento a Lugano?
Guarda, anche noi non siamo proprio dentro la scena, quindi non ne sappiamo poi moltissimo, però sembra ci sia un bel giro, che va dai gruppi metal alle posse hip hop in italiano, fino a roba un po’ più indie.

Tra l’altro ho letto una cosa che in Italia suonerebbe incredibile: “Shimmer”, il vostro album ed il tour conseguente sono stati sovvenzionati dallo stato svizzero mediante fondi presi delle vincite del Lotto. E’ vero?
(ride) Sì è vero, qui in Svizzera i soldi ricavati dalle vincite del Lotto vengono distribuiti tra varie fondazioni che si occupano di cultura, che a loro volta sovvenzionano spettacoli di teatro, balletti oppure musica. Abbiamo chiesto a più di una di queste fondazioni per coprire le spese di registrazione e ce l’abbiamo fatta. Non abbiamo guadagnato, però siamo riusciti a non spendere nulla per lo studio.

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Sembra un sogno, se si pensa a tutte le band indipendenti italiane e ai sacrifici monetari che fanno per far uscire un disco… a proposito, apprezzate qualcuno degli esponenti del panorama indipendente italiano?
In realtà conosco ed apprezzo soprattutto i cantautori degli anni ’70, non sono tanto aggiornato…

E di quelli nuovi? Mai sentito parlare di Brunori Sas, Dente? …
Di Dente ho sentito qualcosa, mi sembrava valido ma in linea di massima sono legato di più a quelli originali…

Capito. Una curiosità: lo shimmer è quel riverbero spaziale, che allunga le note, crea le ambienze nelle quali ti perdi dentro. Il disco è forse dedicato a quello?
Sì a quello e alla parola stessa, al luccichìo. Sembra quasi un concept. Crediamo di aver composto un album brillante, nel vero senso della parola, che ci sia qualcosa che faccia luce, sia esso la voce di Romina, siano gli arrangiamenti. Abbiamo anche fatto un largo uso del riverbero shimmer, soprattutto per aggiungere un tocco psichedelico al lavoro. Ne siamo molto soddisfatti.

E’ stato accolto molto bene dalla critica, con qualche accorgimento potrebbe diventare un bestseller pop. Qual è la vostra ambizione in questo senso?
In realtà vediamo semplicemente come va. Abbiamo lavorato un anno su questo disco, siamo molto felici che abbia suscitato attenzione e critiche positive. Ora ci stiamo concentrando sul versante live, con la band allargata a 5 elementi. Purtroppo non possiamo portarci dietro il pianoforte per ovvie ragion di spazio, quindi lo spettacolo sarà composto da due chitarre elettriche, basso / contrabbasso e batteria, più la voce, ovviamente. Speriamo di suonare il più possibile, quello che verrà, lo vedremo un passo per volta.

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L'articolo Rocky Wood - Così vicini, così lontani di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2014-05-07 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • giuseppe.tumino.98 10 anni fa Rispondi

    ottimo

  • Animor 10 anni fa Rispondi

    Bellissima intervista Simone Stefanini. Da correggere pero: R. Kalsi é nata a Lugano e non negli Stati Uniti. Bon voyage