Nel giardino dei fantasmi

Nel giardino dei fantasmi

Tre Allegri Ragazzi Morti

2012 - Pop rock

Descrizione

01. Come mi guardi tu - Dichiarazione d’amore per un individuo e per la musica esotica. Durate le registrazioni il gruppo e il produttore sono andati ad ascoltare un gruppo cover di Tinariwen (a Pordenone c’è la più numerosa comunità tuareg d’Italia). Il giorno dopo è venuto fuori questo canto. Su un testo intenso di Toffolo che è una specie di dichiarazione d’amore, un sound in 7/8 scandito da un mandolino.

02. I cacciatori - Racconta la storia di un ragazzo di quindici anni scomparso nel 1994, proprio nei giorni del suicidio di Kurt Cobain, dissotterrato oggi dal giardino della casa dove è stato ammazzato e sepolto. Si è perso tutto della sua possibile, interrotta, negata, vita. Nella canzone il quindicenne parla in prima persona. Una specie di metafora della generazione che oggi ha fra i trenta e i quarant'anni. Delusa dal fallimento della nostra società, esclusa dalla storia. Oppure è solo una storia di cronaca. Ironica, diretta, un rock and roll lento da ballare guancia a guancia con il proprio fantasma.

03. Bugiardo - La canzone è un’accusa urlata ad un bugiardo. Il bugiardo di cui parla la canzone, lo spiega Toffolo, è il medico occidentale, prescrittore di psicofarmaci e merda varia, maestro di una chimica incapace di relazionarsi con la natura spirituale dell’individuo. Ma ad ognuno la ricostruzione del bugiardo che preferisce. Il brano ha una ritmica che ricorda qualcosa di africano, quasi funk o soul, ma la canzone è nella tradizione più esplicita di Tre allegri ragazzi morti.

04. La mia vita senza te - Esorcismo contro la perdita di persone o cose. Pura filastrocca alla ragazzi morti. La canzone svela la sua ritmica rockstady arricchita dai cori maschili dei Mellow Mood. E' una delle più limpide invenzioni dell’intero lavoro, già entrata a far parte del repertorio dei classici del gruppo.

05. Alle anime perse - La favola di una madre e una figlia, tenute assieme da due storie speculari. Raccontata nella notte del disastro, forse di una guerra. Il narratore svela la natura della fiaba e dolce amara, ma sempre una fiaba.

06. La fine del giorno (Canto n.3) - Poesia afro-blues che offre in una canzone la cifra stilistica del disco. Una specie di canto al sole che cresce e va a dormire, la bandiera di questo disco. "Sarò così all’inizio del giorno, porterò con me quello che mi serve". In questa canzone alla voce risponde un coro, come nelle canzoni popolari tradizionali. La chitarra riporta al blues delle origini. Il fantasma che porterà per mano i ragazzi morti per tutto il lavoro.

07. La via di casa - Tradizionale canzone rock and roll in stile Tre allegri. Questo è il fantasma della musica prodotta in precedenza. Gioiosa ma amara, motivazionale, un inno al riconoscimento della propria diversità. Il fantasma di Occhi bassi?

08. Bene che sia - Torna in questa canzone la voce di Marcella, la cantate de Il mondo prima, uno dei brani simbolo dei ragazzi morti. C’è qualcosa di indissolubile nel legame impossibile dei due personaggi raccontati, e intorno a loro un mondo che assomiglia tanto a quello che viviamo. Due fantasmi facili da ricordare. I fantasmi dell’amore.

09. E poi si canta - Acquerello sulla tossicomania con le parole rubate a Il pasto nudo di William S. Burroughs. Un sound soul per una canzone popolare che si appiccica all’istante. Un monito ad una generazione che ha perso la dimensione sacra dell’alterazione di coscienza. Un modo per ragionare ancora su poesia e merce. E per ricordare un certo folk americano contaminato vicino a David Byrne.

10. Il nuovo ordine - La canzone recita un solo haiku: "Hai sentito il nuovo ordine, nessun ragazzo sulla strada. È arrivato il nuovo ordine, nessun ragazzo sulla strada". Un afro-blues in salsa dub, evoca lo spettro di un ordine dato dall’alto. Come nei peggiori periodi di repressione, quale è quello in cui oggi siamo. Così i ragazzi della canzone diventano i fantasmi del nostro occidente. E le voci di questi fantasmi sono quelle del coro i Fantasmi, appunto, che, come nella tradizione della musica popolare, rispondono al poeta-cantante. Un balafon e le voci del coro caratterizzano il sound di questa canzone.

11. Di che cosa parla veramente una canzone? - Ballata popolare per rispondere ad un interrogativo immanente. Coro, ritmiche andistiche e cucchiai per una canzone che con ironia e successione di immagini ricostruisce l’attualità degli anni dieci.

COMMENTI (4)

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  • utente60914 12 anni fa Rispondi

    ma canta Pezzali?

  • pons 12 anni fa Rispondi

    bello bello!

  • cesareparmiggiani 12 anni fa Rispondi

    04- "E' una delle più limpide invenzioni dell’intero lavoro". Non so bene cosa voglia dire questa frase ma mi fa paura.

  • elisa 12 anni fa Rispondi

    ma quanto cavolo è bello 'sto disco??? :D
    bravissimi Tarm!!!