Tying Tiffany - Come scappare dalle Tumblerine, dal sesso di provincia e dai gruppi seapunk.

Tutti siamo dei poser, inutile girarci intorno. Tying Tiffany si racconta: parte dalla scena techno anni 90, per finire a descrivere una solitudine al limite della misantropia. Odia tutti, ormai, i tumbler che durano un attimo, come i gruppi seapunk. L'intervista di Alex Tilt.

Da giovane era un cane sciolto, andava ai concerti grunge, tra le Suicide girls o in discoteca, ma sempre da sola. E dice: siamo tutti poser
Da giovane era un cane sciolto, andava ai concerti grunge, tra le Suicide girls o in discoteca, ma sempre da sola. E dice: siamo tutti poser

Premessa: quando uno viene arruolato per intervistare Tying Tiffany fa un bel respiro, poi chiama tutti gli amici al bar, offre un giro di shottini e inizia a raccontarla con la foga di chi esce con una top class, che la porterà a bere fino ad arrivare alla distruzione della comprensione intellettiva, farsi schiaffeggiare ripetutamente, legato ad un letto, senza tentare di scappare ed iniziare così una controversa storia di sesso droga ed electro punk in stile Jesse & Jane di Breaking Bad. Peggio ancora se ti senti come me, perché subito dopo aver accettato l'incarico mi viene passato l'album in anteprima e mentre faccio ricerche su come arrivare a portarmi a letto la TT nazionale, lascio scorrere “Drop”, in sottofondo, con la pioggia che ha inondato Milano nelle ultime settimane e un moto di solitudine inizia a muoversi, ispirata. È la solitudine dei migliori, voluta come un tatuaggio da sobrio, un album che ha in sé la lontananza da tutti gli stereotipi che bollano i primi periodi della carriera di questa ragazza e che con questo quinto lavora denota uno spessore di produzione e sonorità che lancia subito paragoni importanti, apre una voragine mentale tra la dark e la wave lanciandoci dentro alla acid e alla chill-out internazionale, assorbe la mia libido in una nube ovattata, traumatizzando le facoltà percettive per trasportarti in una passeggiata tra alberi spogli a forma di synth mixati alle vocals che divengono parte stessa del corpo musicale, come un richiamo lontano da seguire, senza ansia, con la calma di qualcuno che si è perso e non ha fretta di ritrovarsi.
Trovato.
Quando arrivo mi fa spegnere la luce, “stiamo al buio siamo personaggi della notte“.

Questo è un album che risulta subito complesso con una produzione forte, suoni profondamente ricercati. Raccontaci il processo creativo dietro “Drop”, il tempo, i luoghi le ispirazioni...
Diciamo che ho impiegato due anni per la stesura di questo album, chiamarlo processo creativo è un parolone, io faccio una grande cartella conservando suoni che man mano mi caratterizzano, suoni che conservo sul telefono, li trovo in giro per il mondo, accumulandoli in gran numero fino ad averne a sufficienza per iniziare la rielaborazione.
L'ispirazione arriva dalla mia vita. Ho vissuto gli anni 90, ho vissuto i concerti e le discoteche, mi sono divertita a muovermi in quella netta divisione che c'era tra la scena rock suonata e quella elettronica, vivendole entrambe, switchando tra tutto quello che mi piaceva, viaggiando tra Bologna, Firenze, Riccione, Berlino, e non mi ricordo nemmeno dove andavo, ero davvero ovunque; andavo alla ricerca di concerti della scena di Seattle o alle serate al Cocoricò, mi piacevano le chitarre e il pogo del grunge o mi sparavo i rave e la techno, quindi se nei precedenti album puoi trovare chitarre e sessioni di batteria vere, in questo è tutto elettronico, se non nell'intro di una traccia. Voglio esprimere la parte elettronica dei miei anni 90.

Fai qualche esempio di questa tua parte elettronica degli anni 90. Ultimamente viviamo in una realtà di neofiti che parlano di techno, chill-out, industrial senza ben sapere a cosa si stiano riferendo.
Intendo la scena belga, intendo la Bonzai Records o Plastikman, Zen Paradox, intendo anche pezzi come “Pacific State” che è stato davvero una fonte di ispirazione nella mia vita e insomma tutta quella scena dove mi sono divertita (sorride lasciando intendere tutto, ndA) sono stata bene e in cui mi sento me stessa. Certo sono molto ispirata ma diciamo che “Drop” è sicuramente più sofisticato anche se alcune citazioni di cassa di quel periodo li puoi trovare in giro per l'album.

Da qui la tua decisione di un suono così importante, enorme?
Decisamente, la mia scelta è stata di lavorare molto sulle dinamiche, volevo un suono ciccione, lavorare su un suono organico, sulle frequenze e sull'organicità dei suoni, mentre negli altri album ero più rumorosa, il suono più piatto piu “khhhhh” non mi vengono le parole ma mi viene da dirti chiassoso e piatto. Questa volta lo sento più organico, caldo. Lo chiamo caldo perché poi è personale come un'emozione. È un album che racconta più me stessa, i miei sentimenti, più intimo. È un album di appoggio se si può dire.

- certo che si può dire ma la sequenza caldo e appoggiato davanti a lei non la consiglio nemmeno ad un giansenista, NdA -



Cosa ti è successo per arrivare a questa svolta appoggiata? Cosa è mutato in questi due anni in te tanto da arrivare a questa malinconia?
Volevo stare da sola, tu lo sai, suonando e stando in mezzo alla gente (sono un dj, ndA) arrivi ad odiare tutti, arrivi ad essere over critica su tutto, ero una persona friendly e non mi piace aver perso la mia natura peace & love. Ora sono arrivata ad odiare tutti, accumulato fastidi generali, stress fisico, psicosomatico, avevo bisogno di staccare con certe cose, senza dire che sia una psicanalisi, ma c'è una profondità e una malinconia a cui mi hanno portato tutti gli altri, mi hanno schifato, con queste attenzioni che non sono attenzioni e io volevo solo dormire, volevo dormire tanto, bere cocktail in spiaggia, sorseggiare del vinello e guardare i nonni del paese grigliare il pesce, per questo mi sono rifugiata in un posto bruttissimo pieno di vecchi, al mare, dove nessuno mi conosceva, tranquilla ritrovando la mia pace e guardandomi indietro.

Quando parli di solitudine intendi quella dei numeri primi o quella dei depressi cronici?
Intendo sì, quella dei numeri primi, io non ho mai avuto una compagnia, una crew, degli amici, io andavo dove volevo, ero un cane sciolto, andavo ai rave o ai concerti metal ma da sola. Di mio sto da sola, non sto bene con me stessa ma riesco sicuramente a stare meglio da sola che con qualcun altro. Quindi ora immaginati parlare per forza, di me, con le persone, stare in mezzo alle gente per obbligo, tutto questo ha forzato in me ancora di più questo distacco e ricerca voluta della solitudine.

Percepibile dalla musica da subito, peccato che i testi io non sia riuscito a capirli.
Sai io non sono una cantautrice, sono una musicista, quindi il testo e la voce non sono un elemento portante, si fondono dentro i banchi dei synth, è uno strumento come un altro, per quello è dalla musica che senti il concretizzarsi di tutto il concept dell'album, la malinconia e la solitudine. È un filo conduttore che cammina per tutte e 10 le tracce.
Una linea di continuità che cerco sempre di creare nei miei lavori tranne che nei primi due album, che erano happy, pazzi scriteriati, ma perché io ero pazza, ero fuori di me.

Quindi svolta di consapevolezza e alla Giovanni Lindo Ferretti passiamo alla religione cattolica?
Per carità. Massimo rispetto per Ferretti, non mi va di criticarlo, è un passaggio che non capisco ma non mi va di criticarlo, ognuno può fare un po' il cazzo che gli pare, per me la chiesa però è un NO, GRAZIE. Il problema, e ritorno su tutte queste persone che ti vogliono parlare, il problema o l'errore è che spesso si giudica l'artista dalla persona che è. Ogni artista davanti al pubblico indossa una sua maschera e non credo a chi mi dice che è se stesso. Sto cazzo. Tutti indossiamo maschere, anche quando vai a lavoro o in posta figuriamoci chi sale su un palco. Non venitemelo a dire perché non ci credo. Quindi se lui come persona ha deciso di trovare la sua quiete così io non voglio giudicarlo.

Tutto è performativo, anche salire e fare tutto alla cazzo?
Guarda io tutti quelli che dicono di essere alternativi e non essere poser, che dicono di fare tutto a cazzo, ma dai ma finiamola, tutti siamo dei poser.

E il tuo preludio da Suicide Girls e gli anni in cui dicevi che facevi un po' tutto senza pensare, per divertirti?
Sono passati 10 anni, è un po' come dire che Ozzy sia solo quello che ha mangiato il pipistrello, poi ti dirò io ci ho messo la faccia e non mi vergogno ma non faceva parte della mia musica.
Che poi comunque è la stessa cultura italiana con il suo sesso di provincia, come dice Verdone, che ricerca il torbido, il sesso in un fenomeno che non era scandaloso all'estero e che anzi quando era iniziato in Italia era sceso in tutto il mondo.

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Il mio interesse non è tanto SG quanto Tumblr, anche tu dici che SG non coinvolgeva la tua musica mentre su Tumblr girano le Tumblrette che fanno si musica ed esclusivamente legata a fattori estetici.
Parli del seapunk ? Penso che tutto questo sia frutto di quello che stiamo vivendo, poca sostanza in generale, fenomeni che nascono e finiscono, non ci sono percorsi, anche nelle SG c'era una crescita, c'erano differenti set che andavano avanti per anni e la stessa ragazza cresceva e mostrava altre doti. Ora è tutto fatto di progetti che nascono e muoiono in poche settimane, nella musica come nella fotografia, l'arte in generale insomma, rappresentano l'espressione attuale di questo mondo e di questa società. Che poi ti dirò ha un suo fascino, sai è un po' alla Andy Wharol, con la pop art e i suoi minuti di celebrità, però capisci che anche negli anni 80 magari facevano due album poi sparivano nel nulla ma adesso fanno un ep, tre pezzi e una settimana dopo non ci sono più. Non li voglio giudicare, ammetto che mi fanno schifo ma alla fine rappresentano il mondo attuale. Anche stilisticamente riprendono i canoni della scena riot dei rave kids anni 90, ma senza contenuto, pensa che al tempo c'erano gli Atari Teenage Riot...

Quindi 10 anni fa in te c'era un contenuto?
Erano scelte fatte col cuore e non per la moda. Anche quando erano a cazzo ho seguito un mio percorso personale che aveva un suo spessore e che infatti dopo 10 anni lo puoi vedere. Non ho mai fatto le cose per moda anche se poi poteva sembrare, le facevo perché nel mio cuore le volevo fare.

Un gruppo italiano che secondo te può farcela in questo periodo?
Soviet Soviet o tutta la scena minimal wave o ad esempio che sono già grossi i Bloody Beetroots.

Non ti spaventa che siano sempre più visti come pop?
Guarda non c'è nulla di male ad andare verso il pop, è molto difficile fare pop, è facile fare del noise o strutture inconcludenti piuttosto che fare della buona musica. Questo deve distinguersi dalla vendita di immagine, sto parlando di qualità della musica non di quanto vendono. Non è la via più facile, credimi.


E io ti credo, sono anni che provo a finire in qualche televendita come Mastrota, ma la via del pop è lastricata di buone intenzioni e noi siamo stati disegnati troppo crudeli per vendere pentole, senza coperchi.

 

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L'articolo Tying Tiffany - Come scappare dalle Tumblerine, dal sesso di provincia e dai gruppi seapunk. di Alex Tilt è apparso su Rockit.it il 2014-02-13 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • marcokap 10 anni fa Rispondi

    la voce non e' all'altezza acerba e poco curata.