Più ritornelli rispetto al passato per il dream pop dei Diverting Duo
A pensarci, pochi di noi sanno davvero che faccia abbia la Sardegna da Ottobre ad Aprile. Io me l'immagino semi deserta, rarefatta, spettrale e un po' grigia, come una lunghissima spiaggia d'inverno.
In un certo senso, i Diverting Duo han sempre portato con loro l'odore di questo ambiente insulare ed onirico, e il loro secondo disco costruito come fosse un memorandum dei giorni freddi, a metà tra luce ed ombra, lo testimonia bene.
C'è una lista di cose da ricordare. Sembra che la voce sospesa e riverberata di Sara si diverta ad annotare, come in ordine di apparizione, tutte le immagini che abitano questo mondo poco lucido: c'è spazio per mappamondi illuminati, profeti, tigri arrabbiate, ombrelli e molto altro ancora. Sono fogli sparsi che si poggiano sulle lastre ghiacciate dai sintetizzatori, lì a disposizione di tutti come pezzetti di memoria: vi prestiamo un ricordo, ci dicono; e a noi che lo ascoltiamo ci arriva davanti gli occhi in un collage gocciolante di colla e salsedine (un po' come nel video di "Outset", composto di 2200 foto scattate con una Lomokino).
"We lend you a memory" sembra insomma tenuto assieme da un unico, lungo respiro. Uno sbuffo che è giocoso e femminile come le Au Revoir Simone e che aspira alla serafica solennità dei Beach House. Un piccolo compendio di nostalgie numerate dal ticchettio di drum machines sui vetri delle finestre appannate e sotto un tappeto di tastiere che sembrano suggerire tutte assieme il tempo (l'alba) e la temperatura (bassa) di queste dieci composizioni minimali. Un disco che, rispetto al precedente, si piega di più al ritornello, in una manovra che ci riporta di colpo indietro a quando il dreampop della Morr Music era la colonna sonora dei (dolci) anni passati. Forse si poteva osare di più, è vero. Ma del resto non era proprio questo il suo scopo?
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La recensione We lend you a memory di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-03 00:00:00
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