Ormai diventata stabilmente trio, la psych-band fiorentina sforna una seconda prova ancora più aggressiva e quasi gotica, con la linearità del concept
L'anima punk della psichedelia italiana torna con un nuovo disco, ormai stabilmente nella formazione a trio. Il che significa un suono più articolato, che consente una serie di notevoli intarsi chitarristici, e decisamente più monolitico, un bel muro di fuzz sparato.
Ideale per concretizzare un'idea di garage rock che, come suggerisce la bella copertina, è ancora più aggressiva e "gotica" delle precedenti prove, nella miglior tradizione del "Back from the grave" o di band velvetiane come i Black Angels. Si vedano ad esempio la title-track e "Looking in the mirror", che innaffiano la già alcolica voce di Luca Landi con fiumi di distorsione, mentre le tiratissime "I've seen a riot" e "Pollution", quest'ultima già anticipata dall'ep "Magic weird Jack", svolgono egregiamente il compito dell'ariete.
Non mancano poi le consuete fiammate di psych classico, ovviamente "trattato", come "I hate all the time", anch'essa già presente nell'ep con un titolo e una versione diversi, e "Xilitla", cinque minuti di un trip che parte dalle percussioni per poi diramarsi tra le due chitarre in un crescendo avvolgente che è senz'altro tra le cose migliori di "Sinking in your sea", e che non potrebbe chiudere senza un'ultima decisa spallata, che ribadisca una volta per tutte il mood del disco.
Un disco che pur essendo nero, sporco e cattivo (brutto proprio no, eh) fila che è una bellezza, quasi con la linearità del concept: il quale, chissà, potrebbe essere il prossimo capitolo della storia di una formazione veramente lanciatissima. E non solo dal vivo: i dieci brani di questa seconda prova sono lì per dimostrarlo.
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La recensione Sinking in Your Sea di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-13 09:00:00
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