Dozzy lascia che il concetto di techno, la sua astrazione, guidi le proprie composizioni, accompagnandole a rumori d'ambiente che rendono ancora più tangibile l'esperienza uditiva
“The Loud Silence” è il disco che segna l'ingresso definitivo di Donato Dozzy nel regno della cosiddetta sound art. Se voglia o meno restarci, sarà ovviamente da verificare in futuro.
Quello che è evidente dall'ascolto di questa nuova uscita è l'interesse sempre più forte del musicista pugliese (vero nome Donato Scaramuzzi) per il per suono in sé, più che per l'architettura musicale. Ma lo si era già capito con il precedente “Sintetizzatrice” insieme ad Anna Caragnano, dove il cardine era rappresentato dalla voce umana, voce di donna, quindi in qualche modo generatrice.
Anche in questo nuovo lavoro Dozzy ci parla di origini attraverso uno strumento che siede insieme al mandolino sul trono dell'italianità musicale: lo scacciapensieri, o marranzano – la versione siciliana scoperta in vacanza con i genitori da bambino – già reso iconico da quel capolavoro che è la colonna sonora de “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Ennio Morricone.
Donato Dozzy ritorna dunque a casa dei genitori e, nel baloccarsi come tanti con i propri ricordi, decide di eleggere questo umile e antichissimo strumento a centro compositivo di un album che potremmo tranquillamente definire ipnagogico: più che allontanarle, infatti, la rielaborazione digitale degli scacciapensieri impiegati (magnificamente ritratti nell'album da Koto Hirai) induce all'associazione libera di immagini, similmente a quanto accade nei passaggi da veglia a sonno. Sullo sfondo di questo silenzio assordante Dozzy lascia che il concetto di techno, la sua astrazione, guidi le proprie composizioni, accompagnandole a rumori d'ambiente che rendono ancora più tangibile l'esperienza uditiva. Chissà che cosa avrebbe pensato Roberto Leydi di queste sperimentazioni sonore.
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La recensione The Loud Silence di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-12 10:00:00
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