Semaforo verde per i leccesi Nu-Shu
Che la condizione della donna, nella quasi totalità del mondo emerso ed attraverso i secoli, non sia stata delle più incoraggianti, è ormai cosa di dominio pubblico. Meno noti, invece, sono gli stratagemmi che questo essere silfidico escogitò per mantenere alta la propria dignità ed affermare una sorta di autodeterminazione. Nu-Shu (letteralmente "scrittura delle donne"), è stato il codice segreto adottato nel XVII° secolo dalla popolazione femminile nella provincia cinese dello Hunan per comunicare liberamente tra loro e sfuggire così alle maglie di una società maschilista ed oppressiva.
Il duo leccese, autore del debutto in questione ed ispirandosi alla tenacia di quelle coraggiose creature, fa di questo aneddoto il proprio vessillo programmatico, confezionando dieci canzoni in bilico tra oniricità estatica, oscurità misterica e rabbia iconoclasta. La volontà dei pugliesi Nu-Shu di smarcarsi da qualsivoglia intrusione esterna, vincolo di genere o appartenenza, emerge in tutta la sua evidenza nello svolgersi dell’ascolto. È allora in brani quali “Enemy” o “Direction” che troviamo i migliori Monster Magnet d’annata, veri e propri anthems heavy psych, o i Fu Manchu di Scott Hill in “Waiting the Sun” e “Radio Fail”.
Nonostante la materia sonora affondi le proprie radici negli anni 60/’70 di Blue Cheer e Atomic Rooster, l’upgrade apportato da Carmine Tundo (batteria - voce) e Giuseppe Calabrese (basso – chitarra) è piuttosto consistente e ci racconta di una giusta attitudine e di un approccio maturo alla composizione, maturità che rinveniamo anche in sede di esecuzione e produzione. Semaforo verde per i leccesi Nu-Shu, con la speranza che, non tenendo fede alla loro ragione sociale, ciò che hanno da dirci non rimanga troppo segreto ma possa, al contrario, raggiungere quanti più apparati uditivi possibili.
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La recensione Nu-Shu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-21 09:00:00
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