Scivola vai via, cantava. E i bresciani The Great Marygoround scivolano via senza colpo ferire: divertono per qualche canzone, poi il loro funky-dance-soul stemperato si fa sottofondo, senza riuscire ad imporsi davvero all’ascolto. Tecnicamente ben messi, il gruppo paga fondamentalmente due pecche: una voce che a tratti arranca sui pezzi più tirati e una produzione che lavora sempre per accumulo e mai per sottrazione, aggiungendo troppo spesso evitabili orpelli d’arrangiamento. In entrambi i casi si tratta senza dubbio di gusto personale e sarebbe dunque ingeneroso passare sotto silenzio le indiscutibili capacità del quintetto, che emergono con forza negli episodi più rilassati (“Lucky Star”) e presentano una band che può senza dubbio trovare equilibri e forza migliori. Magari allontanandosi da quello spettro asettico in stile cover-band che aleggia inquietante.
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La recensione Promised Land di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-08-29 00:00:00
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