I Mila serve ai tavoli fanno una sorta di rock-folk popolare. Non trovo una definizione più appropriata: popolare è il sound, come anche l’atmosfera di queste sei tracce. Sei tracce accomunate da un fare legato alla tradizione, quella che riconosce in De Andrè il suo massimo ispiratore (“Le favole di Frank”, infatti, propone una melodia accostabile alle ballate del cantautore ligure).
Talvolta l’impressione è che la struttura portante dei brani venga tracciata dal sassofono, attorno al quale prendono corpo gli altri strumenti, riuscendo così a creare un suono pieno, che passa attraverso sospensioni, toni giocosi (“Mila”) e distensioni cariche di sentimento (“Quanti milioni di stelle”). Altre volte è la sezione ritmica a dettare le regole, lasciando al sax il compito di tracciare i contorni. La risultante, in entrambi i casi, è un sound ricco e variegato.
La voce, (una voce femminile innegabilmente bella, chiara e potente), si mostra troppo impegnata ad assecondare le musiche, a seguirle in tutte le loro variazioni, delle volte riuscendoci, delle altre producendo effetti che quasi infastidiscono.
Gli argomenti trattati nei testi spaziano fra temi diversi: la storia del periodo nazifascista, l’incomprensione dei miracoli di Cristo, l’interiorità nascosta dietro le apparenze di una graziosa ragazza, la prostituzione, l’attrazione coperta dalle parole. Il difetto sta nel voler dire troppo, non lasciando nulla all’immaginazione, cosa di certo più accattivante. Come si può scrivere “Stavo sedute sulle tue gambe/ come vecchi amici a parlare/ ma io ero come il miele/ e tu un orso che a zampate/ mi avresti voluto prendere e mangiare/ avresti voluto prendermi e mangiare”? Dai. Meglio lasciare un po’ di spazio all’immaginazione.
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La recensione Mila di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-11-11 00:00:00
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