Betti Barsantini, il pudore dello scrivere canzoni

Abbiamo chiesto a Marco Parente come gli è venuto in mente di unire le forze con Alessandro Fiori, e prendere una giornalista del tg regionale come nume tutelare.

Betti Barsantini
Betti Barsantini

Betti Barsantini è un nuovo duo formato da due finti esordienti, ovvero Alessandro Fiori e Marco Parente. Due garanzie che il songwriting italiano dovrebbe prendere come modello di riferimento, che si fondono e producono musica complessa e originale a partire da ascolti molto semplici. Abbiamo chiesto a Marco Parente come gli è venuto in mente di unire le forze, e prendere una giornalista del tg regionale come nume tutelare. 

 

Betti Barsantini. Un gruppo "esordiente", come testimonia la recente nomination alle Targhe Tenco.
Innanzitutto dovete convincerci che siete davvero degli esordienti, e poi spiegarci come nasce la scelta di una giornalista del Tg Regionale toscano, Betty Barsantini per l’appunto, come nume tutelare e nome titolare di questa nuova formazione.
È vero, se non ho letto male siamo candidati come "miglior Opera Prima"! Mi presento: sono Marco Parente, cofondatore del neo gruppo BettiBarsantini, a mio nome ho realizzato 8 dischi in studio, un live e un doppio DVD, mentre come membro dei BettiBarsantini sono al primo disco ma spero di farne presto altri. Il nome, preso in prestito dall'icona storica del tg regionale toscano, lo abbiamo scelto fondamentalmente perché suona bene.

Ho letto che la spinta decisiva a far nascere questo progetto fu una telefonata in cui Alessandro si sfogava per una data mal pagata a Milano e tu Marco lo invogliavi a rivolgere le proprie energie in un nuovo progetto tra voi due, a lungo meditato ma mai concretizzato. 
In realtà non è andata proprio così, anzi è andata esattamente al contrario: Ale mi chiama per dirmi che ha proposto ad un tizio di un noto locale milanese la prima data di quelli che da lì a poco sarebbero diventati i Betti Barsantini, ma essendo per entrambi troppo basso il cachet, decidiamo di battezzare i Betti prima rifiutando l'ingaggio poi trovandoci all'indomani a casa mia per la prima prova e un buon pranzetto. È andata esattamente così! Non fidarti troppo della storia.

Se questo progetto nel mondo delle idee già esisteva da un po’, il disco invece si è concretizzato in un periodo comunque intenso per le vostre carriere artistiche (settembre-ottobre 2013) in cui Alessandro stava promuovendo ancora "Questo dolce museo" e stava per uscire con "Cascata" (due candidati alla Targa Tenco, uno nel 2013 e uno nel 2014) e tu eri in promozione con "Suite Love". Nel frattempo portavi avanti le collaborazioni con Ryland Bouchard, Cesare Malfatti, Vincenzo Vasi e molti altri. Chi ve l’ha fatto fare di utilizzare i pochi momenti liberi per un ennesimo progetto? O, con un'abusata formula, qual era l’urgenza? 
Ce l'ha fatto fare proprio l'urgenza, mista al piacere naturalmente! E siamo stati piuttosto bravi nel ritagliarci gli spazi giusti al momento giusto. Prima di arrivare a registrare il disco sono passati 4 anni, anni in cui i Betti hanno fatto molte e lunghe pause per mettersi alla prova sulla coesione della band, o forse solo per arrivare prontissimi all'appuntamento disco.

Com’è andato il processo di scrittura? Il disco insomma è Parente+Fiori o Parente&Fiori?
È Betti Barsantini! È chiaro che nel disco sono confluiti tutti i passaggi avvenuti in questi 4 anni, da "Puzza di sangue", brano portato da Ale proprio in quella famosa prima prova, a "Amleto" in perfetto stile Parente, fino a "Qualcuno avrà pur le idee chiare" scritto a quattro mani nello stesso momento nella stessa stanza. Comunque, alla fine tutto è passato dal marchio Betti Barsantini.

Un particolare che vi accomuna nella scrittura è un certo pudore nell’uso delle immagini e delle parole, quasi un pudore dei sentimenti. Una cosa d’altri tempi. In un contesto influenzato in gran parte dalle dinamiche di quel "Dissocial network" di cui parlate, in cui prevale il cinismo e la frase ad effetto, il vostro cercare di nascondere i significati nella scelta delle parole e delle metafore è certamente peculiare. Magari non siete i soli, penso anche a Cristina Donà e Paolo Benvegnù che stanno uscendo in questi giorni, fatti i dovuti distinguo.
Non vi sentite dei soldati fantasma giapponesi (quelli che dopo la seconda guerra mondiale non obbedirono all’ordine di resa)?

Per fortuna grazie e dopo Shakespeare la classificazione e descrizione dei sentimenti è al completo. Tutto ciò che è venuto dopo è solo una continua variazione sul tema, che certamente non possiamo fare a meno di proseguire. Così come il pudore di cui parli altro non è che la diretta conseguenza dello stupore da bellezza, e in ogni epoca o punto di vista la guardi, la Bellezza fa arrossire! L'idea di essere un fantasma che cammina l'ho accettata da tempo, perché l'unica a permettermi di attraversare i vari muri della storia senza batterci la capoccia.

Torniamo al disco. Una volta scritte le canzoni, la pre-produzione è stata fatta a casa di Alessandro da voi due, che vi siete divisi anche le parti strumentali. Cosa vi mancava ancora per rivolgervi ad uno studio e cosa pensate che Asso (Stefana) abbia portato al risultato finale?
Avevamo solo bisogno di tradurre in bella copia le canzoni in un tempo breve, in più avevamo l'esigenza di stravolgerne alcune per ridare freschezza all'ultimo momento. E capisci bene che per fare questo hai bisogno di sapere esattamente dove sono forchette e coltelli, dove i fornelli per improvvisare una buona cena. Tra l'altro anche Ale è di casa a Nave, ha registrato entrambi i suoi due dischi solisti. Asso oltre ad essere un raffinato chitarrista emusicista, in studio ha la capacità di andare al sodo dei pezzi spogliandoli degli orpelli, difficilmente si fissa troppo su un passaggio o un arrangiamento, mentre è bravissimo nel far suonare pochi elementi compatti e ricchi come un'orchestra. Per questo e altri buoni motivi abbiamo deciso di produrre insieme i Betti.

Se avete giocato in casa dal punto di vista dell’ambiente di registrazione, avete invece scelto un’etichetta diversa dalle due vostre per il nuovo progetto, ovvero la siciliana Malintenti, attiva sì ma particolarmente nella scena siciliana. È l’ennesimo tentativo di depistarci e farci credere al un gruppo di giovani esordienti dalle belle speranze?
No, la scelta è stata ben ponderata: volevamo che chiunque decidesse di lavorare sui Betti Barsantini lo facesse perché interessato alle loro canzoni e ad un loro possibile futuro, non al nome di Parente o Fiori. Insomma avevamo voglia di nuove facce e fresco entusiasmo... e che come noi nutrisse belle speranze.

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Al live è seguito un tour che avete portato avanti anche con Mangiacassette (Lorenzo Maffucci) al basso. Dal vivo usate, per esigenze di ri-produzione, anche basi, campioni e batterie elettroniche insieme alle vostre chitarre, qualche diavoleria e ad una batteria minimale che vi dividete. Come mai una scelta così puntata sulle sfumature e non una "classica" interpretazione più intimista chitarre e voce?
In una band che si rispetti il sound è tanto importante quanto la composizione! La versione intimista chitarra e voce mi sembra si sia ampiamente vista nei rispettivi concerti solisti, e quando è capitato con i Betti era solo per motivi e limiti prettamente logistici. Rassegnatevi, i Betti Barsantini sono una nuova band composta da M.Parente, A. Fiori e con l'entrata ufficiale di L. Maffucci togliamo di mezzo anche l'ultimo scettico.

Assistere ad un vostro live permette di capire anche il retroscena o il fuor di metafora dei brani presentati, non togliendo nulla all’ascolto ma permettendone un livello di rapporto col testo maggiore. Non vi chiedo un eccessivo spoiler, ma almeno un brano ce lo volete brevemente narrare?
"Lucio Dalla" spesso ci piace introdurla, svelarla con pudicizia per farla meglio assaporare all’ascoltatore. Così Ale racconta di una notte alla fine degli anni ’90 quando lo incontrò in un bar a Bologna, pensieroso e poco loquace, famoso e trasandato. Non era felice e lui involontariamente peggiorò la situazione, alimentò la sua solitudine. Tutto si concluse con degli sguardi veloci, forse equivocati. Ancora oggi Ale si pente di non essere mai andato a trovarlo.

Dato che siete esordienti, dovrei banalmente chiedervi che cosa vi aspettate nel vostro futuro dal mondo della musica. Ma salto queste banalità per capire se dopo questo esordio vi sarà un seguito o prima vi sarà uno split seguito da reunion tour, best of, inediti etc etc.
Fortunatamente non siamo ancora così rincoglioniti e a corto d'ispirazione. A giorni ci troveremo in sala per ricominciare a giocare, non vedo l'ora!

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L'articolo Betti Barsantini, il pudore dello scrivere canzoni di Starfooker è apparso su Rockit.it il 2014-10-23 12:50:00

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