È scientificamente provato che una drum machine non potrà mai sostituire un batterista vero

Sembra assurdo ma quella della dei batteristi potrebbe essere una specie in via d'estinzione. La scienza ci spiega, però, perchè una drum machine non potrà mai sostituire completamente un musicista in carne e ossa

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Quella dei bravi batteristi sembrerebbe una specie in via d'estinzione. Oggi in studio ci sono tanti modi per sostituire una batteria suonata realmente da un programma che ne emula i suoni, le ritmiche e le velocità. In più ci sono moltissimi trucchi per correggere gli errori di un batterista mediocre. Sembra assurdo, ma in fase di registrazione quello della batteria è uno dei problemi minori per un produttore.

In realtà c'è, come potete immaginare, una differenza enorme tra una session suonata realmente ed una riprodotta con una drum machine e lo si può dimostrare scientificamente. Secondo un articolo scritto su Physics Today dal ricercatore Holger Hennig, anche il più eccelso dei batteristi non può evitare delle microscopiche fluttuazioni all'interno di una partitura ritmica. Stiamo parlando di ritardi impercettibili, nell'ordine dei 10 o dei 20 millesimi di secondo - poco più di un battito d'ali di farfalla - ma che nel complesso conferiscono una sensazione particolare all'ascoltatore.

Il team di Hennig ha condotto una lunga serie di studi su come i musicisti professionisti mantengono il tempo suonando dal vivo. Hanno scoperto che, nonostante un batterista inserisca continuamente colpi leggermente prima e leggermente dopo rispetto al tempo esatto della partitura, il risultato finale è sempre giusto. È come se il cervello possedesse una specifica memoria e sapesse equilibrare e gestire questi micro-ritardi mantenendo il tempo, a suo modo, costante.

Chi ascolta musica è naturalmente portato ad amare questo tipo di imperfezioni tanto che molte delle più moderne batterie elettroniche hanno al loro interno dei programmi il cui scopo è replicare tali "difetti" in modo da conferire un suono più umano. A questo aspetto è dedicato il mini documentario “Between Zero and One” del musicista Jojo Mayer: “Un computer digitale è una macchina che segue un codice binario che la porta a prendere decisioni comprese tra lo zero e l'uno, tra il si e il no. - afferma Mayer - Quando suoniamo dal vivo, quando improvvisiamo, superiamo la nostra normale capacità di prendere decisioni a livello conscio e accediamo ad una sfera molto più complessa di quella definita dall'opposizione tra un si e un no”. Mayer, a dimostrazione della sua teoria, si esibisce in una partitura ispirata ad un ritmo drum'n'bass che nessuna drum machine riuscirebbe a riprodurre.

Un ultimo fattore da non sottovalutare è l'interazione con il pubblico durante un concerto. Lo scambio tra un musicista ed i suoi fan sotto il palco – a maggior ragione in un contesto di musica improvvisata e free jazz – diventa fondamentale. E non è un caso che sempre più spesso nel rap – musica storicamente legata a basi elettroniche – si stia ritornando all'utilizzo di strumenti veri nei ive, come già facevano i Beastie Boys vent'anni fa. Nomi americani importanti come Chance the RapperChildish Gambino, Kendrick Lamar – o come Mecna e Ghemon, in Italia – stanno reintroducendo una band di musicisti durante i loro show. 

 

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L'articolo È scientificamente provato che una drum machine non potrà mai sostituire un batterista vero di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2015-04-14 10:22:00

COMMENTI (1)

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  • tonybellardi 9 anni fa Rispondi

    molto interessante, grazie.