Morrissey contro il crowdfunding: "è un insulto verso il proprio pubblico"

Ennesima provocazione di Morrisey, che in un'intervista al quotidiano spagnolo El Paìs ha detto la sua sui nuovi modi di pubblicare un disco.

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14/05/2015 - 10:09 Scritto da Sandro Giorello

Morrissey è decisamente contro il crowdfunding, l'ha dichiarato in una recente intervista al quotidiano spagnolo El Paìs. Dopo che la Harvest Records ha reciso il suo contratto, a sole tre settimane dall'uscita dell'ultimo “World Peace Is None Of Your Business”, pare che l'ex-Smiths abbia parecchi problemi a trovare una nuova etichetta che pubblichi il suo prossimo album. All'invito di Amanda Palmer - con cui Morrissey sta condividendo il tour - di provare a raccogliere i fondi necessari tramite una campagna Kickstarter, lui ha risposto: “Il crowdfunding è una misura disperata e trovo che sia anche un insulto verso il proprio pubblico”. 

Che Morrissey sia amante delle provocazioni è cosa nota e anche questa intervista lo conferma nuovamente. Quando accenna alla situazione dei suoi live dice: “Andare in tour è l'unica opzione che mi è rimasta per guadagnare qualcosa. Fortunatamente suonare dal vivo è sempre entusiasmante, quindi non posso lamentarmi. L'unico lato negativo di questa cosa è che un mio live fa notizia solo se viene annullato. Se la data si fa, invece, è come se passasse inosservata. La gente si diverte a scrivere cose negative sul mio conto e a me sta bene: se questo li rende felici, li lascio fare volentieri...”

 

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L'articolo Morrissey contro il crowdfunding: "è un insulto verso il proprio pubblico" di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2015-05-14 10:09:00

COMMENTI (3)

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  • nicola.chiesa.9 9 anni fa Rispondi

    Morrisey ha pienamente ragione.
    L'alternativa alle majors poi non è per forza il crowfoundig quanto semmai l'auto produzione.... Ma quella classica, non quella degli anni 10.

    Chiedere soldi ai tuoi fan in anticipo per un progetto che poi potrebbe non valerli può portare l'artista a lavorare con sufficienza perché tanto ormai il rischio di fallimento del proprio progetto è minimo dato che il crowfoundig punta ad azzerare i costi di produzione.

    Vuoi fare musica, vuoi vivere di musica e vuoi fare un bel disco?

    Allora autoproduciti, così il tuo lavoro dovrà esser impeccabile se vuoi continuare a "mangiare" con la tua musica. Perché i soldi ce li metti te e devi tornare dentro le spese.

    Ma questo, attenzione, non vale per tutti... Non è che voglio generalizzare.

    Ma francamente certe volte vedo certe campagne di crowfoundig e mi chiedo se quegli artisti hanno veramente bisogno dei miei soldi per fare un disco (o altri progetti discutibili tanto per togliersi uno sfizio).

  • mdelrio 9 anni fa Rispondi

    ops, "ai" ;)

  • mdelrio 9 anni fa Rispondi

    "hai miei tempi ..." ;)

    fare un contratto con una casa discografica significa cedere la proprieta' intellettuale della propria arte in cambio di (poco) denaro. Con le ovvie implicazioni di controllo. Nella creativita' tecnologica questo non sarebbe mai accettato; sarebbe come se Zuckerberg avesse venduto il "master di Facebook" a una "casa tecnologica" (invece che discografica) in cambio un piccolo anticipo e di un po' di royalties. Invece Zuck e' il capo del mondo, e Morrissey un vecchio zio brontolone. (ma gli vogliamo tanto bene .. ;) )

    Lo stesso vale, chesso' per il cinema. Quando i grandi registi smetteranno di elemosinare il budget dagli studios e si faranno supportare dal loro pubblico su kickstarter, avremo film migliori e le case di Beverly Hills disponibili a buon prezzo su AirBnb.

    La via tecnologica al socialismo ...