Spingersi oltre. Massaroni Pianoforti ci racconta Claudio Baglioni

Domani, 16 maggio, Claudio Baglioni compirà 63 anni. Per l'occasione abbiamo chiesto a Massaroni Pianoforti – che di Baglioni conosce praticamente tutto – di raccontarci il suo personale punto di vista, oltre a scegliere le 10 canzoni più belle.

Claudio Baglioni storia compleano Massaroni Pianoforti successi
Claudio Baglioni storia compleano Massaroni Pianoforti successi - Foto via Vanity Fair

Domani, 16 maggio, Claudio Baglioni compie 63 anni. Per l'occasione abbiamo chiesto a Massaroni Pianoforti – che di Baglioni conosce praticamente tutto – di raccontarci il suo personale punto di vista, oltre a scegliere le 10 canzoni più belle.

Avevo 14 anni quando, per caso, trovai sulla mensola della cucina una custodia insolita contenente due musicassette. Avevano una grafica molto variopinta, di un calore euforico astratto, steso su quell’anonimo mezzobusto un po’ vanesio, con la testa reclinata all’indietro e lo sguardo chiuso - forse perché abbagliato o perché non volesse guardare - mi sentivo cieco ogni volta che lo guardavo. Poco più in alto, quasi mimetizzata, una sola parola in stampatello con una T a sagoma di uomo a braccia aperte, tipo ballo tribale, pronto a spiccare un volo immaginifico nel futuro o forse in atterraggio da un domani che non arriva mai. E non mi ero nemmeno accorto che non era niente di tutto questo, perché tutto questo, lui, lo aveva già superato da tempo e scritto in calce sulla copertina. Lui era andato "Oltre". Quel giorno dentro quel mangianastri ho scoperto un nuovo Santo Graal della discografia italiana e l’Uomo l’Artista che si celava dietro. Claudio Enrico Paolo Baglioni, per brevità chiamato Claudio Baglioni. Quel Claudio Baglioni che fino a quel presente avevo snobbato, forse perché piaceva molto a mia madre e, di conseguenza, lo percepivo come un cantante da mamme-zie-nonne. Credo che piacesse soprattutto esteticamente, il che mi sembrava un deterrente per un artista di spessore, e poi “quella sua maglietta fina...” cantata perfettamente a squarciagola, così universalmente popolare e politicamente corretta - dopo averne manomesso una strofa - e senza nemmeno un’accattivante puttana DeAndreiana o un allettante vaffanculo Ciampiano o un drammatico Tenchiano suicidio per liberarci, un’altra volta, dai nostri peccati e dalla nostra sordità.

 



Restiamo nell’ambito del cantaurato italiano, e non sto affatto dicendo che tutti gli altri artisti di quegli anni ’70 che amo siano da meno, ma a Baglioni riconosco un merito in più che è stato per molto tempo l’unico suo “demerito”, tanto da non essere considerato alla stregua dei suoi colleghi più illustri. Quelli che faceva “molto intellettuale” ascoltarli ed erano ben voluti sia dalla critica che dai militanti. Francesco Degregori ne pagò le conseguenze la sera del 2 Aprile 1976, processato al Palalido di Milano con una bella rivoltella puntata addosso da alcuni “ragazzotti esaltati che non avevano idea di quello che facevano” e buonanotte al fiorellino; ma questa è un’altra storia. 

Dicevo, Baglioni per essere un Cantautore ha il de-Merito di avere scritto per il primo periodo soprattutto bellissime canzoni quotidiane e d’amore quando “tiravano” più le canzoni di protesta. Ha il de-Merito di avere per un cantautore un’estensione vocale che copre 3 ottave e mezzo, passando da una voce baritonale graffiata ad una voce cristallina da mezzo soprano femminile. Ha il de-Merito di avere un’ottima tecnica strumentale che in pochi hanno avuto (e hanno tuttora) nel panorama musicale italiano: ovvero saper suonare bene e non solo strimpellare bene un pianoforte o una chitarra. Se i gusti musicali variano da individuo a individuo, il suo talento è indiscutibile. E credetemi che dietro c’è stato sempre un duro lavoro per superarsi continuamente e senza mai risparmiarsi: se solo penso a quei suoi concerti d’avanguardia e in solitaria negli Stadi con Pasquale Minieri alla regia.

Non si è accontentato dei primi, moltissimi, successi ottenuti in giovanissima età per poi, magari, concedersi un bell’esilio nella meritata Polonia o America e godersi le meritate royalties come un figlio delle stelle. Si è sempre messo in gioco con umiltà e grandezza artistica senza confini e, cosa più difficile, mantenuta e consolidata nel tempo e strada facendo. Claudio Baglioni, a parer mio, è un prodigio della musica Italiana d’Autore di Origine Controllata e Garantita. Nel suo primo disco ufficiale aveva appena 18 anni ed era già così maturo e così già se stesso. Lucio Dalla racconta che entrato in studio di registrazione sentì un ragazzo suonare il pianoforte e ne rimase folgorato da quanto fosse bravo.... credo si trattasse di “Poster”. Eugenio Finardi in un’intervista rivalutò la figura Baglioni facendo un mea culpa per tutte le volte che in passato ne parlò con in- sufficienza. E chissà quanti altri ancora, ma lascio le penultime parole ad un altro Cantautore che stimo moltissimo e che ringrazio il Padre Eterno di avercelo mandato giù:

“Quando sono malinconico sembro Claudio Baglioni, che per me è il più bravo di tutti... È un poeta nato, che consuma note, armonie, comunica cose di una bellezza straordinaria... Non lo sa neanche lui questo... In dieci parole sue trovi sei atmosfere poetiche. Questo modo di armonizzare che si mischia con la voce...” (Enzo Jannacci)

Claudio Baglioni ha fatto della sua vita la propria arte pur non avendo mai fatto l’artista e questo me lo fa apprezzare ancor di più anzi, OLTRE.

Tanti Auguri

Massaroni Pianoforti
 

 

10 CANZONI DA CONOSCERE ASSOLUTAMENTE

Signora Lia

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"Signore e Signori sono Claudio Baglioni". In tempi sospetti era un brutto anatroccolo in sovrappeso con “gli occhiali spessi un dito”, successivamente soprannominato Agonia per il suo sentirsi esistenzialista e infine, dal '72 in poi, sex symbol indiscusso della musica (d’autore) italiana. Dal min. 1.45 notare un Gino Paoli futuro (ex) direttore della SIAE che applaude con scazzo il neo-canzonettaro Baglioni in "Signora Lia" (in origine "Signora Lai"). Dal min. 4.20 si cimenta con una traduzione di un brano di Georges Brassens. Baglioni iniziò a suonare la chitarra perché ammirava molto De André e di conseguenza tutti i suoi predecessori/contemporanei francesi.

Avrai

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1982. Una delle canzoni più belle, scritta non solo egoisticamente per un figlio ma per tutti i figli.

Ragazze dell’Est

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1983. Mario Luzzatto Moe Fegiz, sigaro cubano alla mano, intervista il nostro Geometra di Borgata (che aveva già milioni di dischi venduti alle spalle) con visibile acredine supponenza: di Baglioni ne viene fuori quell’intelligenza e signorilità nel rispodere che gli riconosco non solo musicalmente. Per spezzare una lancia a favore anche del critico Fegiz, vi consiglio il suo (e di Luberti) documentario dedicato a De Andrè, subito dopo il sequestro all’Agnata in Sardegna. Bellissimo. E dal min 9:47 "Ragazze dell’Est" (ancor prima che in Italia, Baglioni ha fatto il cosiddetto botto in Polonia e sicuramente qualcosa di quell’esperienza l’ha portato a scrivere successivamente questa cartolina stupenda).

Questo piccolo grande amore

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Devoto solo a San Felice da Cantalice, che nel 1964 lo vede debuttare a 13 anni per la prima ed unica volta ad un concorso musicale per voci emergenti, nel 1985 fa uno strappo alla regola e si esibisce come ospite per un altro santo di nome Remo che gli ha dato gli onori (e gli oneri) per aver scritto la canzone del secolo “Questo piccolo grande amore”. Non ha mai nascosto che quella Hit, che tanta popolarità gli ha dato, ad un certo punto gli andava più stretta di quella sua maglietta fina. E così, eccolo davanti a un pianoforte, solo e dal vivo, per strapparla allungarla alzarla fino al min. 4:48: quando la sua voce s’impenna ancora più su fino a strozzarsi definitivamente. I lampadari dell’Ariston tremano ancora e l’eco fragoroso dell’applauso non si è ancora fermato.
 

Reginella

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2001. Tour Incanto. Piano e voce. "Reginella". Brividi “...chissà se amavi proprio me nel tempo in cui mi hai amato ma proprio me hai smesso tu di amare un giorno ...”

Poster

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1975. Senza Rete. Appena 24enne, seduto al pianoforte per cantare dal vivo accompagnato da una violinista e dall’orchestra della Rai esegue una delle cazoni più sentite e celebri che di Baglioni si conosca: "Poster". Per qualcuno la canzone è ispirata a quella "Valsinha" cantata da Mia Martini (o viceversa).

Stelle di Stelle

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1990. “OLTRE”. Quel disco contiene un capolavoro dietro l’altro ma vi seleziono “Stelle di Stelle” per due motivi: il primo è che duetta con l’immensa Mia Martini e credetemi che in quel suo triste periodo nessuno voleva avvicinarsi a lei perché era partita (forse da un critico, o da un fonico, lasciamoci il beneficio del dubbio) questa infamante e stupida calunnia che “portasse sfiga”, accusa che la portò alla depressione e, successivamente, alla morte prematura. Baglioni è Oltre e la prende con sè per restituirci un’ennesima interpretazione da pelle d’oca. Grazie. Il secondo motivo è che al piano suona una dei più grandi jazzisti dei nostri tempi: Danilo Rea.
 

Gira che ti gira (Finale)

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Traccia finale tratta dal disco del 1973 "Gira che ti rigira amore bello". Il secondo concept album uscito appena un anno dopo lo strepitoso successo di "Questo piccolo grande amore". Forse meno fortunato dal punto di vista commerciale, io l’ho davvero amato, cantato e consumato nel mio mangianastri con la faccia vicino alle casse, gridando queste canzoni come se non ci fosse un domani. Il "Finale", è un’adrenalina che sento ancora nello stomaco nonostante non sia più un ragazzino alle prese con le prime cotte e le delusioni giovanili. Ma quelle non invecchiano mai.

Noi No

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2003. Stadio Olimpico, Roma. Claudio Baglioni, non più da Geometra di Borgata ma da Laureato in Architettura, incomincia a studiare la struttura dei palchi nei concerti fino ad arrivare all’idea di poterne mettere uno centrale piuttosto che il canonico palco laterale. Questo video ce ne mostra uno di sua creazione “con quell’ingenuità delle canzoni mie...
 

Via

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1981. "Via". Rischio di ripetermi ma queste sono Canzoni. Qui non si tratta di accontentarsi di avere solo una spiccata personalità e una punta di originalità ed essere un cantautore che scrive a modo suo e va bene così. Qui c’è la volontà di scrivere La Canzone, di scrivere Il Testo, di avere una poetica comprensibile ma non elementare, senza scadere nella retorica, per chi ha orecchie per ascoltare e non solo sentire e “Un autotreno mi ruggisce dietro...

La vita è adesso

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La vita è adesso. Il sogno è sempre. Fine concerto.

 

(PS: se vi interessa, vi consiglio di approfondire l'argomento con un articolo di Giulia Cavaliere pubblicato tempo fa)

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L'articolo Spingersi oltre. Massaroni Pianoforti ci racconta Claudio Baglioni di di Massaroni Pianoforti è apparso su Rockit.it il 2015-05-15 08:30:00

COMMENTI (3)

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  • lesliefadlon 9 anni fa Rispondi

    Baglioni è l'unica eccezione pop rispetto al mio personale gusto alternative rock, perché come nessun'altro nel suo genere riesce ad unire quella classe, quella passione, dei contenuti importanti e tanto talento in brani così geniali da lasciare senza fiato.

  • stephanediprossimo 9 anni fa Rispondi

    Se non sbaglio, essendo nato il 16 maggio 1951, Claudio Baglioni ha 64 anni. Giusto ?

  • andreagioe 9 anni fa Rispondi

    bellissimo articolo ed ottima descrizione di un cantautore che segna la storia della nostra musica italiana! Il mio cantante preferito da sempre. Riassumerlo in 10 canzoni è difficilissimo perché ci sono altri capolavori a mio avviso meravigliosi come: Tamburi lontani, Tutto in un abbraccio, Un mondo a forma di te, Le vie dei colori, Gli anni della gioventù, Isole del Sud, Tutto il calcio minuto per minuto, La piana dei cavalli bradi o Interludio.

    Il mio rispetto musicale per un artista che mi ha cambiato la vita ed ha arricchito il mio bagaglio musicale da quando avevo 14 anni e vidi a Palermo il primo concerto della mia vita a mio avviso uno dei più belli visti da allora "Da me a te" (1998).