Rocknado

Rocknado

un giorno di ordinaria follia

2014 - Stoner, Rock, Punk

Descrizione

Sì, la citazione è proprio da quel film. E tra l'altro non è neanche l'unica. E no, non è il solito citazionismo indie da cameretta triste. Gli Un Giorno di Ordinaria Follia sono degli spostati davvero. Camicia bianca con bic nel taschino, cravatta Regimental, pantalone nero e All-Star ai piedi. Mazze da baseball, tirapugni e chitarre. Sul palco si presentano così; su disco trasformano il loro frullato elettrico di rock'n'roll, rabbia, ribellione, follia e riferimenti matti come loro in un “Rocknado”.

Così si intitola il secondo disco dei cinque “cugini” Fumara capitanati da Il Reverendo: perfetti rappresentanti della working class del rock, o se volete impiegati del punk, o ancora manovali dello stoner. Ma soprattutto devoti della musica e della birra per non finire in una cella 2x2 e rimanerci a vita. “Rocknado” (il titolo è una citazione dal b-movie catastrofista “Sharknado”, la copertina un omaggio a Frank Miller) è un disco più maturo del precedente a livello compositivo, anche grazie all'inserimento di un secondo chitarrista. Tuttavia la vera novità rispetto all'esordio – nel quale i cinque non avevano pensato a nulla in particolare – è che qui almeno si sono ricordati di bere prima, durante e dopo le registrazioni.

Ma non è per questo che “Rocknado” dura solo 22 minuti per un totale di sette tracce. Anzi. L'obiettivo degli UgdOF era quello di fare un disco brevilineo e travolgente, che portasse, com'è accaduto a loro durante la realizzazione, in una sorta di impattante trance ipnagogica. Una sberla a mano aperta e poi un manrovescio di ritorno. Un tornado di energia, di rock, punk, melodie paracule ed emozioni forti che va a stanare la follia che c'è in ognuno di noi, chiusi nelle nostre auto in coda al mattino e poi serrati negli uffici, in fabbrica e nei call center. Apparentemente normali, ma non adatti alla normalità.

“Non mollate gente, noi siamo come voi, noi siamo con voi” ci dicono gli UGdOF. In doppio petto ma svitati. Professionisti del business ma con un lato oscuro da buttare fuori. Pronti a lasciarsi andare e a liberarsi dalle tossine del quotidiano nella corsa senza fiato di un disco che fagocita frammenti di vita vissuta e subita, leggende metropolitane, aneddoti (leggete il track by track: qui vi anticipiamo che il singolo “The Fonz” originariamente si intitolava “Giulio artista naif”) e li espelle in canzoni divertenti, vitaminiche e sempre attraversate da un certo humour guascone ma molto liberatorio. Brani dove le citazioni abbondano insieme alla voglia di sfasciare il proprio capo quando esagera, di pisciare in compagnia, di distruggere qualsiasi vessazione e soprattutto di sudare e far sudare il pubblico. Perché si sa che gli unici che non sudano con la musica sono i dj e i cantautori. Oppure gli hipster.

COMMENTI

Aggiungi un commento avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia