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GOODNIGHT CIVILIZATION
ZU

 

ZU - GOODNIGHT CIVILIZATION


01. Goodnight Civilization

"Goodnight Civilization" nasce dalle 3 persone che ora formano gli Zu. Con Zu, da sempre, scriviamo tutto insieme, anche se ultimamente Luca ha preso un po' più sulle sue spalle il ruolo di regista delle parti ritmiche create da me e Gabe. Negli ultimi 2 anni e mezzo ho preso una lunga pausa dal mondo occidentale (tranne i giorni a San Diego per registrare questo ep) per viaggiare in luoghi dove le persone pensano ancora in modo diverso dal nostro e per cercare un punto di vista da cui guardare le cose da una nuova prospettiva. Fra le tante cose, una delle più lampanti per me è che abbiamo creduto ad una narrazione del mondo di cui sono sempre più evidenti le crepe e la mancanza di fondamenta. Questa narrazione per noi è diventata l'unica pensabile mentre, in realtà, è solo una delle tante possibili. "Goodnight civilization è allo stesso tempo un augurio e constatazione: la constatazione che una crisi sistemica come quella che stiamo vivendo non verrà risolta dallo stesso tipo di pensiero che l'ha causata. E in tutto questo non c'è solo della sacrosanta rabbia o sgomento, ma il bisogno profondo di connettersi alle modalità più antiche della mente, che hanno funzionato per centinaia di migliaia di anni prima che ci autoesiliassimo in una sola zona del nostro cervello. La musica per noi serve ad evadere dalla nostra personale prigione e a sentire e a riconnetterci a quella parte. Nel finale il brano contiene un campionamento di una "prefica" pugliese, credo degli anni 60, trovata da Luca. Vuole ricordare tutto quel mondo sommerso di "curandere" che nell'Italia rurale era ancora presente fino a pochi anni fa per essere poi soppiantato dalla dittatura dei tanti pieroangeli.

La foto di copertina è del fotografo californiano Tony Santoloci, è stata scattata nel villaggio amazzonico dove ho vissuto durante l'ultimo anno. Quell'immagine ci è sembrata un ottimo modo per esprimere visivamente questo ep. Personalmente, vedo una logica evoluzione del nostro percorso musicale, mano mano ci muoviamo verso l'espressione di ciò che vogliamo con elementi via via sempre più diretti ed efficaci. Il mondo e le nostre anime sono luoghi complessi e abbiamo sempre cercato di rappresentare questa complessità, ma negli anni siamo riusciti a semplificare il linguaggio, riuscendo a dire una cosa in 2 parole invece che in 20. Per gli Zu il suono è sempre stato una sorta di magma, del materiale denso in cui scolpire. I nostri titoli ne fanno da contesto, sono fondali immaginari nei quali mettere in scena un dramma.

02. Silent Weapons For Quiet Wars

Il titolo deriva da un libro che ha una storia misteriosa. Verso la fine degli anni 70 un impiegato americano ha comprato una fotocopiatrice usata e ha trovato incastrate nella macchina queste pagine, una sorta di programma per il controllo della popolazione. Vedendolo dalla prospettiva odierna, il tizio che l'aveva scritto o era un vero profeta alla Nostradamus, oppure, era una delle mani nascoste che si occupano, con grande successo, di studiare la psicologia delle masse e il controllo del pensiero. L'ispirazione per gli Zu non è mai stata relegata alla musica, spesso sono altre le fonti che ci spingono a scrivere un pezzo.

Ne parla benissimo Lynch nel suo libro: è come andare a pesca, puoi gettare l'amo solo nell'estetica contemporanea e prendere di pesciolini di superficie, o puoi immergerti nelle acque profonde, nelle tradizioni ancestrali, nell'arte rupestre, nella mitologia, nella soglia da cui nascono le fiabe e i sogni. Quel mondo è sempre dentro di noi anche se oggi viene soppiantato da internet. Basta un periodo di digiuno dalla modernità per farlo riuscire fuori.

03. Easter Woman

Siamo prima di tutto dei fan, degli inguaribili freak musicali. Anni passati in tour a conoscere persone ossessionate dalla musica quanto noi, a conoscere nuove o antiche cose. E questo ci ha dato milioni di punti di riferimento a cui attingere, tanti colori nella nostra palette. E abbiamo sempre ammirato i Residents, e con loro tutte quelle band che si sono espresse al di fuori dell'immediato riscontro commerciale. I pionieri, gli sciamani, che non cercano necessariamente di piacere e quindi riescono a esprimere qualcosa di vero. Oltretutto i Residents sono la band preferita di Gabe. "Easter woman" è un brano di "Commercial album", 1980, e ancora oggi suona avanti e visionario. Nella nostra versione, la voce è quella di Barney dei Napalm Death; così, tanto per mettere le cose in chiaro su chi siamo e da dove veniamo.

Anni fa eravamo in furgone con la formazione iniziale, con Scarful che veniva sempre con noi, Sekketto che vendeva le magliette, e Capoccetta, il nostro fonico storico. In quel momento abbiamo realizzato che l'unico concerto a cui eravamo stati tutti e 6, ancor prima di conoscerci, era un concerto dei Napalm Death, 1990, allo Uonna club di Roma. E con questa dichiarazione di vecchiaia, mi fermo qui.




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