Giovanni Ferliga (Aucan): i cinque errori più comuni quando si produce una traccia

Sound engineer dalla lunga esperienza, Giovanni Ferlinga è certamente un esperto di tutte le fasi che coinvolgono la produzione di una traccia di musica elettronica. Gli abbiamo chiesto quali sono gli errori più comuni.

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03/06/2015 - 13:49 Scritto da Redazione Aucan 669

Sound engineer dalla lunga esperienza, Giovanni Ferlinga è certamente un esperto di tutte le fasi che coinvolgono la produzione di una traccia di musica elettronica. Gli abbiamo chiesto quali sono gli errori più comuni.

#1: Metterci troppo
L'ispirazione è una fase psichica in cui l'artista entra a diretto contatto con le "energie sorgente", ovvero le forze/contenuto che gli consentono di attuare la creazione artistica stessa. La fase di ispirazione non è eterna, per questo è importante raccogliere più materiale possibile in tempi rapidi. Queste idee originarie in forma grezza, una volta trascritte, andranno a costituire il nucleo autentico di tutto il lavoro artistico.
In questa fase concentrarsi sui dettagli (Il timbro del rullante, ad esempio) è inutile perché ci distoglie dal vero obiettivo del momentum: creare. Avremo tempo di rivedere i singoli elementi in maniera approfondita successivamente.

#2: Metterci troppo poco
Un'idea artistica può arrivare nella sua forma perfetta in un istante e dimostrarsi successivamente inattaccabile se confrontata con qualsiasi tentativo di perfezionamento. Bisogna però tenere conto della stratificazione pluriennale di esperienze che portano un artista a poter avere l'intuizione fulminea. Un progetto che si fonda su una ricerca profonda e su sperimentazioni musicali approfondite avrà le basi solide a sufficienza per creare un'opera nell'arco di un pomeriggio o di un minuto. Lavorare in tempi rapidi non significa usare una scorciatoia bensì spesso un percorso più lungo a livello di studio e di pianificazione.


#3: Confrontarsi
Le persone che fanno musica sono solitamente molto sensibili. Nella fase creativa confrontare con il proprio lavoro con quello di altri è nocivo, contamina l'originalità dell'oggetto artistico e trae in inganno, soprattutto se si confronta materiale grezzo e in via di definizione con materiale già finito. Scegliere bene le persone a cui far ascoltare quello che si fa è un altro punto chiave: qualsiasi possa essere il giudizio da loro espresso sarà sempre in un modo o nell'altro una sorta di direttiva politica.

#4: Non confrontarsi
La consapevolezza delle proprie origini musicali è imprescindibile in qualsiasi tipo di percorso (musicista, produttore, dj, compositore, ecc.). Sapere qual è la nostra storia e in cosa è diversa dalla storia degli altri è ciò che ci rende autentici e unici. Rubare e citare cose che ci piacciono non vuol dire copiarle, se fatto in maniera consapevole. La musica è un circuito di materiale riciclato in cui saltuariamente si innestano svolte tecnologiche che portano nuovi elementi, nuovi suoni, nuove possibilità e nuovi hype. Sapersi confrontare con questo magma e saper individuare gli elementi affini alla nostra visione e al nostro percorso scartando il pattume è forse il compito più tragico e difficile dell'esperienza artistica in generale.

Errore 5: Fare musica

Un manuale di acustica, un microfono e il suo libretto di istruzioni, un tutorial che spiega come assemblare un synth modulare, una drum machine da riparare, un vinile raro, un registratore a cassette. Sono tutti oggetti che ci mettono in contatto con le forze/contenuto, mezzi per interfacciarsi con l'ambito musicale. Campionare, sperimentare, preparare patch, registrare rumori, trovarsi con vecchi amici e improvvisare una session, sono tutti momenti seminali in cui pur non pensando ad arrangiamenti, sviluppi e livelli di input della scheda audio vengono costituiti accumuli di materiale da cui attingere a piene mani quando si è invece in fase creativa. Ma imporsi di fare della gran musica, di realizzare la traccia del secolo o ancora peggio di registrare l'album che comporterà la svolta per la nostra esistenza non ci porterà lontano, riparare il mixer riesumato dalla cantina forse si.


Giovanni Ferliga: musicista dall'età di 5 anni, è membro fondatore del gruppo elettronico Aucan dal 2007. Ha collaborato come compositore con diversi registi e videoartisti, fra cui Cesare Lievi, Sosaku Miyazaki e Marco Prestini. Dal 2009 ha suonato oltre 300 date in tutta Europa dividendo il palco con Antipop Consortium, Ramadanman, Black Heart Procession, Rioji Ikeda, The Chemical Brothers, Placebo, Matmos, Fuck Buttons e molti altri. Ha partecipato a festival come Marsatac in Francia, Fusion in Germania e ha collaborato con svariati artisti fra cui Dalek, Shigeto, Scorn e Otto Von Schirach. Ha pubblicato produzioni e remixes con Aucan, Were Like Tetris e Flames On Anatolia e da solo come Svrface, Everything, Vertical e Jo Awcan per Africantape (FR), La Tempesta (IT), Jarring Effects (FR), Ultra (US) e Stiffslack Records (JP). Ha lavorato come recording e mixing Engineer per altri progetti musicali fra cui Zu, Afraid, Lucertulas, Lim, Dead Heat, Fraems, Barks e Nico Vascellari. Dal 2012 lavora come mastering engineer presso il suo studio analogico "Tapewave Mastering" dove si è specializzato in ambito elettronico curando i master di alcuni dei progetti elettronici più interessanti in Italia: Iori's Eyes, Yakamoto Kotzuga, Antiteq e ovviamente di Aucan. Dal 2013 cura "Civility" con Francesco D'Abbraccio ed Ercole Gentile, una serie di eventi speciali a cui hanno partecipato fra gli altri Paula Temple e The Field. Dal 2015 ha avviato il progetto "The Golden Limb", uno studio che curerà la produzione artistica di nuovi artisti emergenti.

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L'articolo Giovanni Ferliga (Aucan): i cinque errori più comuni quando si produce una traccia di Redazione è apparso su Rockit.it il 2015-06-03 13:49:00

COMMENTI (11)

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  • giubbonsky 9 anni fa Rispondi

    beh, quoto parola per parola...
    in più, quando butto giù le mie tracce cerco di non ascoltare troppa musica contemporanea, ma far viaggiare l'ispirazione con quella di altri tempi senza discriminazioni: da Mozart ai Pink Floyd, da Zappa a De Andrè...

  • utente44627 9 anni fa Rispondi

    "Ma imporsi di fare della gran musica, di realizzare la traccia del secolo o ancora peggio di registrare l'album che comporterà la svolta per la nostra esistenza non ci porterà lontano, riparare il mixer riesumato dalla cantina forse si."

    Dio quanto è vera questa cosa!
    E ogni volta che ricadi nella trappola del "questa volta è davvero la svolta!" è sempre un calcio nel culo bello forte.

    Ma è giusto così, l'esperienza ti plasma e solo tramite queste prese di consapevolezza puoi arrivare a capire cosa veramente fai e cosa veramente ti piace fare.

    L'articolo è molto bello, complimento Jo!

  • franzpettine73 9 anni fa Rispondi

    Si. Ben detto.

  • tapewave 9 anni fa Rispondi

    Grazie Francis @mr.Keq

  • tapewave 9 anni fa Rispondi

    :) @humanature

  • humanature 9 anni fa Rispondi

    Ben fatto, Jò!
    Bello spunto

  • mr.Keq 9 anni fa Rispondi

    è sempre interessante leggere dei consigli da persone come te Jo, stima!

  • tapewave 9 anni fa Rispondi

    @elia.pellegrino thanks :)

  • elia.pellegrino 9 anni fa Rispondi

    belle parole, semplicità e saggezza.
    un condensato di cose molto utili in questo articolo.

  • tapewave 9 anni fa Rispondi

    @LuigiPiergiovanniRosybyndy grazie Luigi.