Quando Italo Calvino scriveva canzoni pop

Italo Calvino è conosciuto al grande pubblico come romanziere, partigiano e intellettuale, ma non tutti sanno che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale una delle sue attività preferite era scrivere testi per canzoni pop e folk.

Italo Calvino
Italo Calvino - Italo Calvino nel suo studio a Parigi. Foto di Carla Cerati
25/08/2016 - 11:04 Scritto da Claudio Pomarico

Italo Calvino è conosciuto al grande pubblico come romanziere, partigiano e intellettuale, ma non tutti sanno che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale tra le sue attività letterarie c'era anche la scrittura di testi per canzoni pop e folk.

Erano anni difficili, in cui l'Italia repubblicana faceva i conti con le differenze economiche e sociali tra il nord industrializzato e il rurale sud, capace di trovare nelle tradizioni popolari stimoli di lotta ed emancipazione.
Calvino partecipava, contribuendo alla scrittura di testi, a quel gruppo di musicisti, letterati e poeti chiamato Cantacronache, creato da diverse diverse personalità del panorama culturale italiano, tra cui: Michele Straniero, Luciano Berio, Fausto Amodei, Gianni Rodari, Umberto Eco, Piero Santi, Margot Galante Garrone e soprattutto Sergio Liberovici (già collega di Calvino durante l'esperienza al giornale L'Unità) che musicherà buona parte delle opere calviniane. Fu proprio Liberovici a convincere lo scrittore a partecipare: Calvino da parte sua «venne preso da autentico entusiasmo» e decise anche di partecipare alle canzoni cantando nei cori di accompagnamento.

(I Cantacronache)

I Cantacronache nacquero con il preciso intento di scrivere canzoni pop e musicalmente "leggere" ma intrise di contenuti sociali e politici, sul modello del cantautorato già presente in Francia e in Germania.
In quegli anni la scena musicale italiana era ancorata alla canzonetta sanremese, e anche per questo i Cantacronache ebbero difficoltà nel trovare una casa discografica che producesse le opere del collettivo, che ricevette ai tempi numerose porte in faccia.

Tra i brani più conosciuti dell'esperimento culturale che Calvino portò avanti dalla fine degli anni '50 con Cantacronache c'è il brano "Oltre il ponte" prodotto dalla Albatros di Armando Sciascia (già fondatore de I dischi dello Zodiaco) che nella versione originale è cantata da Pietro Buttarelli, ma negli anni è stata ripresa da molti artisti, tra i quali i Modena City Ramblers. Il pezzo è carico di simbolismi: il ponte rappresenta il luogo che divide materialmente la guerra dalla pace, l'amore che vince sul male nella speranza di una vita migliore, insieme ad essere il mezzo per tramandare il messaggio partigiano alle generazioni future (cosa che funzionò, visto che la canzone verrà utilizzata poi spesso durante le manifestazioni)

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I testi utilizzati dai Cantacronache erano ispirati dai movimenti culturali avanguardisti ma soprattutto dalle azioni di lotta popolare ed emancipazione che si tenevano in quegli anni nelle fabbriche, piazze, università e scuole italiane, mostrando solidarietà ed aiuto diretto alle fasce più deboli in cerca di riscatto.
Un esempio è "Canzone triste", cantata da Margot Galante Garrone, che racconta la storia di due amanti che pur abitando assieme non riescono mai a vedersi, perché uno dei due lavora di notte e torna proprio quando l'altro esce di casa.

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«Erano sposi, lei s’alzava all’alba / prendeva il tram, correva al suo lavoro. / Lui aveva il turno che finiva all’alba / entrava in letto e lei ne era già fuori»

La "Canzone triste" di Calvino, ispirata alla leggenda abruzzese di Lady Hawke, ha probabilmente ispirato anche il brano (certo meno impegnato) di Adriano Celentano "Chi non lavora non fa l'amore".

Un altro brano scritto da Calvino e musicato da Liberovici è "Dove vola l'avvoltoio?" una delle quattro canzoni dedicate alla pace contenute nel primo 45 giri dei Cantacronache. Il pezzo fu presentato nel maggio del 1958 in una serata dal titolo
"13 canzoni 13" organizzata dall’Unione Culturale, e riflette il clima di tensione di quegli anni: dopo le minacce di attacchi nucleari lanciate dall’URSS contro Francia e Inghilterra durante la crisi di Suez, alla fine del '57 l’Unione Sovietica aveva lanciato nello spazio il primo satellite artificiale, la NATO aveva deciso l’installazione di basi missilistiche in Europa e in generale il timore che scoppiasse un altro conflitto mondiale era molto diffuso.

Il brano, che vede nella figura dell'avvoltoio il simbolo stesso della guerra e della morte, anticipa in Italia la corrente del pensiero pacifista che sarebbe esplosa anni dopo, oltre a gettare le basi per una coscienza collettiva alla costante ricerca della libertà.

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Calvino, insieme all'intero collettivo Cantacronache è stato fondamentale per la nascita di una generazione di musicisti -meglio, di cantautori- tra cui De André, De Gregori e Guccini. Un'influenza che in alcuni casi è assolutamente evidente anche a livello testuale, come ad esempio ne "La guerra di Piero" di Fabrizio De André:

De André, La guerra di Piero, 1964: «Lungo le sponde del mio torrente/ Voglio che scendano i lucci argentati/ Non più i cadaveri dei soldati/ Portati in braccio dalla corrente».

Calvino, Dove vola l’avvoltoio, 1958: «Nella limpida corrente/ Ora scendon carpe e trote/ Non più i corpi dei soldati/ Che la fanno insanguinar».

Nonostante un discreto successo nell'ambiente politico e intellettuale dell'Italia di allora (Calvino, durante la sua permanenza nei campus americani, spediva cartoline in cui raccontava che tutti, anche lì, volevano i loro dischi) i Cantacronache non ebbero mai un grande successo di pubblico e rimasero ai margini del discorso culturale pop. In fondo, però, il loro presupposto era proprio quello: dare voce ad una cultura antagonista che diffondesse "discorsi esplicitamente provocatori" e che contrastasse il dominio del testo musicale su quello letterario. 

 

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L'articolo Quando Italo Calvino scriveva canzoni pop di Claudio Pomarico è apparso su Rockit.it il 2016-08-25 11:04:00

COMMENTI (1)

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  • usernam9 8 anni fa Rispondi

    gentilmente , mi sembrano bruttine e pallose.
    Nel '58 sarei piuttosto andato a vedere Fred Buscaglione
    Max