L'incredibile concerto di Franco Ricciardi a Scampia davanti a 10.000 persone

Un concerto, quello di Franco Ricciardi, che ha la spinta dello spettacolo rock, i suoni della trap e dell’elettronica, la raggia del rap napoletano e l’aria rilassata della festa di quartiere

Poco più di un annetto fa avevo sentito dire in giro che Franco Ricciardi a Napoli non aveva più il seguito di prima. Forse c’erano dei motivi per pensarlo, l’onda del successo dell'album del 2014 “Figli e figliastri” si stava esaurendo, la partecipazione alla soundtrack di Gomorra - La serie non aveva più l’effetto sorpresa ottenuto con “A storia e’Maria” nella prima stagione, era passato un po' anche dalla sorprendente vittoria del David di Donatello per "A' verità". E invece, anche se forse non era scontato immaginarlo, il 2017 per Franco Ricciardi è stata un’annata di successi che hanno lanciato definitivamente il cantante di Scampia nell’Olimpo della musica napoletana e che, soprattutto, lo stanno sdoganando ben al di là dei confini natali: l’album “Blu” con le hit da sei zeri su YouTube "N’ata notte" e "Primmavera", la partecipazione alla mostra del cinema di Venezia come co-protagonista del nuovo film dei Manetti Bros, “Ammore e malavita” e infine una produzione live di alto livello che ha fatto il pieno in ogni angolo della Campania per poi spingersi fino al tempio della musica alternativa italiana, l’Alcatraz di Milano, e addirittura fino a Londra.

Un’annata che segna anche l’anniversario del trentesimo anno di carriera musicale e che quindi non poteva concludersi con una grande festa, un megaconcerto gratuito la sera dell’Epifania nel quartiere di Franco, Scampia, in quella Piazza Giovanni Paolo II che ormai stata ribattezzata Piazza Ciro Esposito (in ricordo del giovane tifoso del Napoli che nel 2014 ha perso la vita per mano di un esponente fascista della curva romana) nome che, durante la serata, sarà ricordato più volte con emozione da dediche dal palco e cori spontanei del pubblico.

La giornata inizia dal pomeriggio con giochi e laboratori artistici in piazza a cura del Mammutbus del Centro Territoriale Mammut, un’associazione di promozione culturale che da più di dieci anni pratica il riscatto sociale attraverso la ricerca pedagogica, l’arte e il recupero degli spazi urbani, a pochi passi dalla location del concerto e dalla scritta che campeggia sul colonnato che sovrasta Piazza Ciro Esposito, “Quando la felicità non la vedi, cercala dentro!”. A seguire cerchio libero di break dance, negli stessi luoghi dove già da qualche anno la cultura hip hop è di casa con la Scampia Summer Jam.

Poi, alle 22, dopo una selezione musicale a base di tammorriate, r&b anni 2000 e trap americana si accendono le “Luci di Scampia” che danno il nome all’evento, illuminando una folla che già si aggira intorno alle 4 mila persone, ma che è destinata a crescere fino a strabordare dall’area allestita dal Comune di Napoli per l’occasione, toccando cifre che pare si aggirino intorno alle 10.000 unità.

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Si parte in quarta con “Femmena bugiarda”, uno dei pezzi migliori del nuovo album, dedicata alla città di Napoli. Poi l’obiettivo si restringe su Scampia con il classico “167”, mai così significativo quanto lì, all’ombra di quelle Vele di cui denunciava il disagio molto prima che i riflettori si puntassero sulla cosiddetta Centosessantasette.

Si prosegue con oltre due ore di uno show che tocca i primi successi neomelodici ("Bella signora", "Mia cugina"), messi a nuovo con arrangiamenti più rock e racchiusi in un medley tiratissimo, fino all’ultimo "Blu", con i suoi momenti più epici e struggenti ("Chiammele"), la poetica hit estiva "Primmavera", le virate trap ("N’ata notte", "Overo"), con la soddisfazione di sentire questi suoni, una volta tanto, uscire dalle mani di una band e non dalla solita chiavetta USB.

In mezzo, c’è spazio per le canzoni d’amore più passionali ("Parlame"), per la produzione con Ivan Granatino ("A’ storia e’Maria", "Carmè"), per l’electro rock urbano di "Malammore", "Uommene" e "Madama blu", canzoni che parlano la lingua della periferie e ne disegnano il suono, riportate a casa sul palco di Piazza Ciro Esposito.

E poi gli ospiti: "Staje sempe cca’" affianco a Lucariello, e soprattutto "Treno" con Rocco Hunt e "Prumesse mancate" con Enzo Dong, due classici che nella loro rivisitazione del 2014 fanno tremare Scampia. Ospiti che ovviamente non possono lasciare il palco troppo in fretta: efficace la carismatica "Guagliun e’ miez a’via", il nuovo pezzo di Lucariello tratto dalla soundtrack di Gomorra 3, "Nu juorno buono" di Rocco Hunt è un coro ininterrotto che porta un po’ di Sanremo nella periferia napoletana. Ma è il tormentone "Higuain" di Enzo Dong a scatenare il caos, e chi se ne frega se il playback è sfacciato, ‘chi non salta juventino è’ e in certi momenti tanto basta.

Al suono del "Simm tutt africane, nuje napulitan"di "Cuore nero", inno antirazzista scritto vent’anni fa con i 99 Posse che nell’Italia e nella periferia di oggi suona più importante che mai, ci si avvia verso la fine. Ancora spazio per l’imponente "So semp chill" e poi, dopo il bagno di folla nel corridoio di transenne che divide le due metà della piazza, di nuovo "167". Perché, in barba all’etichetta delle scalette, in un concerto che è stata un lunga dichiarazione d’amore e d’orgoglio per il quartiere natale, appassionata come solo quelle che nascono dalle difficoltà, una volta sola non era abbastanza per un inno del genere.

"Chesta è a casa mia, vuje siete a gente mia e io parlo di voi e vi difendo in tutto il mondo", una frase come tante che si sentono dire dai palchi, in quest’occasione suonava sincera come poche altre volte.

 

Questa è casa mia ❤️

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Potrà sembrare stucchevole, ma al di là della musica, della produzione, degli ospiti, la cosa più bella della serata alla fine sarà la sensazione di un dialogo, di una connessione fra il quartiere e il palco. Un dialogo immediato che non usa le parole delle narrazioni stereotipate della fiction, né tantomeno quelle a buon mercato della legalità securitaria, ma quelle della musica, dell’aggregazione sociale, dell’attivismo, dell’integrazione con il resto della città di un quartiere che troppo, troppo raramente riceve attenzione per qualcosa che non sia il giudizio legale-morale o il pietismo rassegnato dei quartieri bene. Si respira un’atmosfera strana a questo concerto che ha la spinta dello spettacolo rock, i suoni della trap e dell’elettronica, la raggia del rap napoletano e l’aria rilassata della festa di quartiere, con le famiglie, i ragazzini e le ragazzine gasati e tirati a lucido, le persone di tutte le età e le provenienze venute per il concerto, il ragazzo dei centri sociali con la canna in bocca fianco a fianco con la coppia di anziani della zona, Franco che ogni tanto dismette i panni del frontman carismatico per coordinare i ritrovamenti di due o tre bambini smarriti durante la serata con un’efficienza svizzera.

Si sente spesso muovere alla serie di Gomorra la critica di raccontare un male totalizzante, ignorando, le realtà che, spesso senza sostegno provano ad arginare l’abbandono sociale di quartieri come Scampia, ma anche la vita di tutti i giorni delle persone che abitano il quartiere. Se una fiction crime abbia o meno il diritto di restringere l’inquadratura del reale a fini narrativi, non è argomento da trattarsi qui.

Ma se vi siete mai chiesti se è possibile che all’ombra delle Vele ci sia spazio solo per Savastano e Chanel, be', la risposta sabato scorso si trovava in Piazza Ciro Esposito e cantava a squarciagola.

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L'articolo L'incredibile concerto di Franco Ricciardi a Scampia davanti a 10.000 persone di Sergio Sciambra è apparso su Rockit.it il 2018-01-06 00:00:00

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