Com'è stata la prima edizione di Genova Hip Hop Festival

La prima edizione del festival dedicato alla nuova musica italiana si è svolto all'RDS Stadium di Genova

Foto di Paolo Beis
Foto di Paolo Beis

Sono circa le 19.00 di venerdì 5 gennaio quando arriviamo all’RDS Stadium di Genova, la location della prima edizione del Genova Hip Hop Festival, a conti fatti un felice debutto per gli organizzatori e la produzione di questo evento (Blazup Studio, Blazhype Events, Subway Connection, Duemila Grandi Eventi e il patrocinio del Comune di Genova) che ha contato circa 2.000 presenze al giorno. Felice così come lo eravamo noi di dare il benvenuto al 2018 con questa intensa full immersion nella musica e nelle discipline della vecchia e nuova scuola hip hop.
In programma c’è proprio tutto: il contest di freestyle, i live shows, la bboy battle. Una vera e propria jam che ha radunato a Genova tantissimi giovani in attesa di condividere sotto il palco del festival la stessa grande passione.

DAY 1

La serata si apre con le eliminatorie del contest di freestyle, un momento sempre divertente e coinvolgente per il pubblico, protagonista nel valutare il flow di tanti nuovi MCs pronti a sfidarsi. Scopriremo il vincitore durante la serata di sabato.
La line-up del primo giorno mette d’accordo tutti: un’accoglienza calorosa per la nuova scuola della scena ligure, rappresentata in apertura da Disme, Vaz Tè, Bresh e Nebbia, giovani legati al nome della Wild Bandana/Drilliguria (all’appello mancava Tedua) che insieme danno vita a cinquanta minuti di show con un unico messaggio: la Liguria è viva così come l’hip hop a Genova, e l’Hip Hop Festival ne è la prova tangibile. Un appunto che sul palco in molti hanno voluto fare come omaggio sentito a questa città che riprende vita e che ha bisogno di essere valorizzata.

Si prosegue con le performance di Grosz e Nembo Kyd, sonorità diverse, tanto autotune (un trait d’union nelle prime performance della serata) ma anche sperimentazione dai toni elettronici per staccare stilisticamente dallo show precedente, a cui va un plauso perché ci sono proprio piaciuti.
Una bella sorpresa è stato l’energico live di KT Gorique, artista svizzera di madrelingua francese che ha portato sul palco del Festival un flow veramente fuoriclasse. Unica effettiva presenza femminile e tra l’altro neanche italiana, offre un ottimo spunto di riflessione per la prossima edizione, dove sarebbe bello vedere più rappresentanti del gentil sesso in una scena che ancora fatica a dar loro la giusta visibilità (esistono, sono brave, sono tra noi: evviva le femcees).
La situazione inizia a farsi ancora più calda quando Giaime e Lazza arrivano uno dopo l’altro sul palco: il primo, tuta bianca e voglia di spaccare come “Gimmi Andryx”, titolo del progetto a quattro mani con il producer Andry The Hitmaker, riproposto in grande stile anche a Genova. Il secondo ci ha ipnotizzato quando è partito il ritornello di “MOB”, traccia dell’album “Zzala” insieme a Salmo e Nitro, statement del collettivo 333 Mob (era presente anche Low Kidd). Energia a palate anche se un po’ di fiato lo ha dovuto recuperare.

Ultimo trittico prima dell’headliner: Dargen D’Amico, Ensi e Bassi  Maestro, tre grandi nomi da godersi uno dopo l’altro. Qualche imprecisione per problemi tecnici nel live di Dargen, sapientemente recuperata con un brano a cappella, ma comunque nel complesso emozionante. Ensi è salito sul palco rompendo tutti gli equilibri precedenti e riportando l’underground protagonista del festival per tutta la durata della sua performance, rappando le tracce dell’ultimo album “V” davanti a una folla in delirio. Cameo di Lazza per fare freestyle insieme, prima dell’arrivo di Bassi che oltre ai brani di “Mia Maestà”, ha regalato perle del passato come “Giorni Matti” e “Foto di gruppo” che i più nostalgici hanno apprezzato molto.
Ultimo nome della serata, Luché: attesissimo sul palco, tutti cantano i pezzi di “Malammore” per condividere insieme le ultime vibrazioni dell’impianto dell’RDS Stadium. Perla del passato “Int’o Rione” firmata Co Sang, applausi e grida. Andiamo a riposare, pronti per la parte due.



(Foto di Giulia Pistone)

DAY 2

Un bis di orgoglio regionale l’apertura degli show della sera del 6 gennaio, che vede protagonisti la Effementi Poison Squad (Genova) e la Overkill Army (Savona). Il loro live questa volta decreta il boom bap come denominatore comune di tutte le performance della serata, la vecchia scuola prende di diritto il suo posto sul palco di Genova e i due collettivi tornano a ribadire il valore della scena hip hop underground ligure, che esiste e si mostra in tutta la sua energia sul palco dell’Hip Hop Festival.
Energia che non perde la sua intensità con i nomi di Stokka e Madbuddy, che insieme a Dj Shocca portano il loro inconfondibile stile urbano nei brani più noti della loro carriera. Su “Ghettoblaster” abbiamo tutti i brividi, così come sulle note di “Sempre Grezzo” messa in play da Shocca in omaggio a Primo Brown.
Proseguono Mr.Phil insieme a Il Turco e Suarez a rappresentare il suono di Roma, seguiti dal ritorno sui palchi dei DSA Commando, portando lo show ad un livello più hardcore. Un altro cambio di stile senza perdere comunque la base underground con l’arrivo di Murubutu, paroliere instancabile che ha dato prova di impeccabile tecnica e instancabile flow.

Uno dei momenti più attesi era la performance di Claver Gold: “Requiem”, pubblicato da poco, non ha ancora fatto il giro d’Italia e siamo felici di averlo ascoltato quasi per primi in versione live, seppur in assenza degli ospiti nel disco (da Fabri  Fibra a Lord Bean, da Rancore a Ghemon) a cui l’artista fa tutti i dovuti props davanti al pubblico di Genova.
La “calma” prima della tempesta (si fa per dire) arriva con le finali del contest di freestyle e la vittoria del bravo Shame da Cuneo, che si è conquistato i voti finali dei giudici Moddi,  Esa e Mastafive. Una tempesta che non tarda ad arrivare.
L’ultimo nome in line up è infatti quello dei Good Old Boys, una chiusura perfetta non solo per la serata, ma per l’intero evento, con lo spessore dell’unione tra i Colle der Fomento, Kaos One e Dj Craim che ha portato lo stile classico all’eccellenza. Un live emozionante sia per la qualità musicale che per le parole che Danno dedica non solo a Genova, ma anche all’importanza di mantenere vivo lo spirito del vero hip hop, quello che c’era negli occhi della gente che ha condiviso l’adrenalina sotto il palco del Genova Hip Hop Festival.

Un riuscito esperimento che mancava da anni: più di un semplice concerto e oltre le faide interne del genere musicale, il festival ha creato un momento di aggregazione tra pubblico, artisti e addetti ai lavori promuovendo un forte messaggio di unione, come quello all’origine della cultura hip hop, nella cornice di una bella Genova che ha saputo riconquistarsi la visibilità e il valore che meritava.
Appuntamento assicurato per il prossimo anno!

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L'articolo Com'è stata la prima edizione di Genova Hip Hop Festival di Cristiana Lapresa è apparso su Rockit.it il 2018-01-05 00:00:00

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