Verdena - Villa Giulia - Roma



E' strano assistere a uno spettacolo in potenza perfetto (piccoli disguidi al volume del microfono di Alberto) e sentire che qualcosa sbarra la strada alle emozioni.

Amo questi tre ragazzi (nei live si aggiunge un quarto elemento), amo come le parole non sono scisse dalla palpitante melodia che orpellano ma con essa si fondono creando un unico suono, amo l'energia che fanno vibrare ed è indubbio che siano dotati di grande talento.

Il quadro però non è completo.

Loro son bravi (stupisce quanto lo siano vista l'età), la gente li aspetta, li ascolta, urla e si dimena ma l'aria è gelida.

Non c'è scambio, non c'è affetto, il pubblico sembra un ostacolo fra chi la musica la fa e la musica stessa. Sembra ci siano solo doveri e diritti: loro hanno il dovere di suonare e noi il diritto di assistere a quello per cui abbiamo pagato.

Entrambi discreti e attenti a non oltrepassare la linea di divisione: un onesto rapporto d'affari. La trama si dipana senza scosse, lineare e smagliante, il prodotto ben confezionato viene suggellato da un biascicato "grazie" che, preceduto da una laconica e fredda frasetta ("Questa è l'ultima" riferendosi a "Viba", ultimo pezzo in scaletta), puzza ancora di più di plastica. La scena si conclude.

Mi avvio verso casa, dispiaciuta solo di non riuscire a soffocare la strana percezione di aver visto un bel film.



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L'articolo Verdena - Villa Giulia - Roma di Carolina Capria è apparso su Rockit.it il 2002-06-14 00:00:00

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