Sono passati 10 anni da Vol.1, il primo album di Brunori Sas

Il 21 giugno del 2009 usciva Vol. 1, il disco che ha cambiato il cantautorato italiano

Dario Brunori nel 2009, ph: Matteo Zanobini
Dario Brunori nel 2009, ph: Matteo Zanobini

Dario Brunori ha deciso di festeggiare il decimo anniversario del primo album di Brunori Sas con un video singolare e al contempo in linea con le nuove uscite misteriose di Netflix, tipo Dark (disponibile la seconda stagione) e Stranger Things (la terza dal 4 luglio). Il nostro eroe se ne sta a Guardia Piemontese, provincia di Cosenza, allegramente annaffiando il giardino, quando un Super Santos appare dal nulla, seguito da una musica tutta synth anni 80 che fa il verso a quella di Dixon & Stein per lo show dei fratelli Duster. Arpeggiatori e mistero, il nostro segue il pallone e fa un viaggio nel tempo, in un magazzino in cui conserva tutti i ricordi di 10 anni prima, quando il 21 giugno 2009 usciva il suo primo album.

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Quante cose sono cambiate da quella data? Tante da non saper da dove partire. Anzi, non so voi ma io, per annusare un po' l'aria che tirava negli anni addietro faccio sempre un giro sulla line up del MI AMI che uso un po' come fosse una macchina del tempo. Bene, 2009: headliner Ministri, Dente, Linea 77, Edda, Marta Sui Tubi, Julie's Haircut. Tutti bravissimi, i più hanno retto al passare del tempo ma quello è uno degli ultimi periodi che possiamo davvero definire indie per la musica italiana. Niente palasport o stadi da riempire, i soliti volti ai concerti, nessun tormentone estivo o video in heavy rotation su Radio Deejay.

Young Brunori, ph: Starfooker

Quando irrompe Dario Brunori con la sua band, arriva subito al punto: Premio Ciampi come miglior disco d'esordio, Targa Tenco come miglior esordiente,  140 date in Italia, premio KeepOn come miglior live della stagione e conquista del MI AMI 2010 in collinetta, che è un po' il Cape Canaveral dell'idroscalo per farlo andare in orbita. Dario Brunori nel 2009 ha 32 anni qundi non è proprio di primo pelo, ma è riconoscibilissimo: occhiali da pentapartito, baffi, capelli sale e pepe, look da impiegato invitato malvolentieri a un matrimonio, chitarra sempre presente e una rivoluzione linguistica che deflagra il panorama italiano del tempo.

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Della sua musica, che sembra la figlia segreta di Belle and Sebastian e Rino Gaetano, spiazzano le parole. Dario tira fuori le storie degli italiani ma non di quelli fighi, piuttosto dei falliti, di quelli rimasti indietro. Uno potrebbe essere portato a pensare a un'operazione alla De André, ma nel 2009 sarebbe ridondante e infatti l'occhio di Brunori infarcisce il vissuto dei suoi protagonisti con una cinica malinconia che sembra ereditata dai vecchi che giocano a carte al bar, o dallo humor inglese di Morrissey. Vol. 1 è un capolavoro, non vale neanche la pena di sottolinearlo.

Inizia con Il pugile e potremmo finirla qui. Nel pezzo c'è tutto Brunori, con le sue parole in italiano comune, non ricercato nè sofisticato com'era in uso al tempo. C'è tutta la miseria umana che finalmente prende coraggio e tira fuori la voce. C'è il Super Santos che dà un po' il via a quella nuova narrazione che, da lì in poi mischierà alto e basso, sentimenti e cultura pop, per dar nuova forma alla nostalgia. Italian Dandy, Nanà, Guardia '82 fino ad arrivare a Stella d'Argento, cover tradizionale, sono tutti inni al passato e, se oggi il mercato del ricordo è saturo, bel 2009 era un'assoluta novità.

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Pensate che quello, o al massimo l'anno precedente, è stato il momento in cui milioni di italiani si sono iscritti a Facebook e hanno iniziato a raccontare le loro storie. I più fighi sapevano già padroneggiare il mezzo, la maggioranza silenziosa invece per la prima volta parlava davanti a un pubblico e, beh, se ne sono viste di tutti i colori. In questo magma di condivisione ingenua e spontanea, Dario Brunori sembra captare un nuovo sentire e lo descrive perfettamente in Paolo, altro pezzo cardine della sua poetica. 

Dario Brunori con Simona Marrazzo e Mirko Onofrio, ph: Matteo Zanobini

 

Quella è la storia scanzonata e malinconica di un ragazzo che non s'intende di tante cose, di politica o religione. Lui vuole un amore, una moglie che gli scaldi la minestra a cena e gli tenga in ordine la casa. Per realizzare questo sogno anni '50 e pre #MeToo, Paolo prega la divina combo Dio e Padre Pio. Il suo è un sogno piccolo e incredibilmente italiano: vuole una donna da portare in giro con la Panda, mica è impossibile. Gli ascoltatori, abituati a tutt'altra narrazione, si fanno sedurre dalle storie di neorealismo piccolo borghese che canta Dario Brunori e alla fine della canzone, fanno tutti il tifo per Paolo. 

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Con le storie senza tempo che parlano di arrivare a fine mese, di come fosse bello il Natale prima della morte del padre o delle volte in cui a 10 anni si chiudeva in bagno a guardare Edwige Fenech, Dario Brunori con la sua Sas diventa il Re della Retromania e del nuovo cantautorato, che si apre ad un pubblico totalmente diverso dai soliti volti che si vedono sempre ai concerti. Brunori diventa un personaggio pubblico e oggi lo conoscono quasi tutti, tra i programmi in TV, il teatro e le grandi arene, ma è da qui che ha iniziato 10 anni fa, cantando l'insoddisfazione tutta italiana di volerla vivere meglio di così.

 

 Il pugile, ph: Matteo Zanobini

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L'articolo Sono passati 10 anni da Vol.1, il primo album di Brunori Sas di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-06-21 12:19:00

COMMENTI (1)

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  • faustiko 5 anni fa Rispondi

    Disco eccezionale nella sua semplicità.